IL RISIKO DELLE UTILITY

Egea-A2a, sindaci contro Carini: "Stop alla trattativa in esclusiva"

Contestata la scelta del ceo della multiservizi di Alba: i Comuni, indispettiti per essere stati tagliati fuori da ogni decisione, preparano le contromosse. E intanto anche l'alessandrina Amag finisce nel mirino del colosso lombardo. E Iren che fa? Resta sempre alla finestra?

Il malessere finora era rimasto sottotraccia, eppure la decisione di aprire una trattativa in esclusiva con A2a ha aperto una faglia tra PierPaolo Carini, che controlla e gestisce la multiutility cuneese Egea, e i soci pubblici, cioè quegli oltre cento comuni che avranno pure in mano quote di minoranza (in alcuni casi una sola simbolica azione) ma ingrossano il suo portafoglio clienti. Secondo il sindaco di Alba Carlo Bo (che detiene il 5% di Egea) una decisione così strategica che riguarda il futuro dell’azienda e il suo impatto con il territorio avrebbe meritato un passaggio in assemblea, mentre lui e gli altri primi cittadini lo hanno saputo dai giornali. Pare abbia chiesto anche un parere legale per accertarsi della correttezza formale delle procedure adottare, ma al di là del metodo c'è una questione di merito, più strettamente politica e di rispetto delle istituzioni.

Tra le figure al centro di questa querelle c’è Giuseppe Rossetto, presidente del Consiglio di sorveglianza, un organo nato proprio a tutela dei soci di minoranza e che invece ha avallato la decisione assunta da Carini senza neanche informare i Comuni. Forse perché buona parte dei municipi avevano (e hanno) idee diverse sulla gestione della crisi? Una crisi, peraltro, che a ben guardare i bilanci, esplode con il recente aumento dei prezzi dell’energia, ma ha radici ben più indietro nel tempo. C’è chi sostiene che la posizione del sindaco Bo sia ispirata direttamente da Iren, rimasta fuori dalla trattativa dopo essere stata per mesi interlocutore privilegiato di Egea, ma da Alba fanno sapere che “non è una mozione degli affetti verso Torino, semplicemente si vuole strappare l’offerta migliore mettendo in concorrenza più soggetti”.

C’è un ponte fatto di professionisti, uomini d’affari e banchieri tra Egea e A2a. È recente l’ingresso di Giovanni Valotti, fino al 2020 presidente della multiservizi lombarda, nel Consiglio di gestione della sorellina albese. Così come l’avvocato Laura Sommaruga, anche lei nel board dell’azienda presieduta da Carini e avvocato nello studio Gitti & Partners, dove Gregorio Gitti, genero di Giovanni Bazoli, è stato advisor della fusione tra Aem Milano e Asm Brescia che ha dato vita ad A2a. Quante intersezioni lungo l’asse che congiunge Alba con Brescia, soprattutto dopo il raffreddamento del rapporto con Iren. Voci raccontano che ci fu un incontro tra Carini e il presidente Luca Dal Fabbro, il quale nonostante la contrarietà dell’ad Gianni Vittorio Armani, era riuscito a tenere per sé le deleghe al “Mergers & Acquisitions”: un faccia a faccia che tuttavia avrebbe irritato e conseguentemente irrigidito il numero uno di Egea per i toni e gli argomenti del suo interlocutore, inducendolo ad aprire un altro canale di trattativa verso Milano. Le stesse voci dicono che quando, lo scorso ottobre, Armani provò a mettere una toppa sia stato stoppato dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo secondo il quale Egea non era certo un affare, per via dell’ormai compromessa situazione finanziaria, e che comunque delle acquisizioni si doveva occupare il presidente. Tutto ciò ha prodotto a uno stallo della trattativa mentre sottotraccia c’era chi aveva già iniziato a costruire il ponte verso Brescia.

Egea è una società strategica non solo per i suoi 300mila clienti in tutta Italia ma anche perché rappresenta la porta principale con cui A2a potrebbe entrare in Piemonte e da Cuneo espandersi anche verso altre province. La prima è Alessandria dove c’è un’altra utility nel mirino, non esattamente in forma dal punto di vista finanziario: si tratta di Amag che per evitare di finire gambe all’aria, un anno fa, ha già ceduto un asset importante come il gas a Iren che per 17 milioni ha ottenuto l’80% di Alegas, assumendone il controllo. Il 28 febbraio l’amministratore delegato di Amag Claudio Biestro ha rassegnato le dimissioni per motivi “strettamente personali” e sarà temporaneamente sostituito dall’attuale presidente Claudio Perissinotto che assumerà anche le deleghe di ad. Una soluzione transitoria per un’azienda con l’acqua alla gola. Un’altra realtà che potrebbe finire nel risiko delle multiutility.

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