GLORIE NOSTRANE

Crosetto prepara armi e bagagli: punta all'Europa (e alla Regione)

Si lavora troppo e si guadagna poco. Il gigante di Marene è già stufo di fare il ministro e vuole candidarsi il prossimo anno per uno scranno a Bruxelles. Una campagna elettorale in tandem con il nipote Giovanni in corsa per Palazzo Lascaris in Piemonte. Partito in fermento

Addio alle armi per Guido Crosetto? Difficile trovare negli annali uno che mostri d’essere a suo agio a Palazzo Baracchini facendone rimbombare i corridoi ai passi della sua mole, più del Fratellone d’Italia transitato in uno schioppo dall’industria della Difesa al ministero, dopo settimane in cui pareva più che renitente all’incarico di governo. E allora cos’è che fa pensare che il gigante di Marene sia pronto a mollare la truppa con le stellette per battere altre strade?

Un indizio lo si trova nell’ultima riunione dell’esecutivo regionale piemontese di FdI. Nelle stanze torinesi di via Nizza, pochi giorni fa, Crosetto ha manifestato la sua intenzione di candidarsi alle Europee del prossimo anno. Una “disponibilità” a correre per trainare il partito nella Circoscrizione Nord-Ovest, forte della sua popolarità che, secondo le previsioni, porterebbe in dote oltre centomila preferenze. Inoltre, essendo le votazioni per il parlamento europeo concomitanti con quelle regionali del Piemonte, il brand Crosetto potrebbe efficacemente essere speso in campagna elettorale anche per consentire al nipote Giovanni, attualmente consigliere comunale di Torino, di conquistare uno scranno a Palazzo Lascaris. Due Crosetto is megl che one.

Inutile dire che la notizia, lungi dall’essere accolta con tripudio, ha avuto l’effetto di agitare i meloniani piemontesi, soprattutto coloro che già avevano pianificato candidature e relative cordate. A partire dal segretario regionale, Fabrizio Comba, storico “crosettiano” che si è visto strapazzare dal Capo assai critico per l’eccessiva “mollezza” nella gestione del partito. “Da oggi si fa come dico io”, avrebbe intimato Crosetto. Avanti, marsch!

Non è un mistero, infatti, che nei piani di Comba la candidatura forte a Bruxelles è quella di Federica Barbero, moglie di Pier Antonio Invernizzi, uno dei tre fratelli proprietari del colosso lattiero-caseario Inalpi, già in lista alla Camera nella circoscrizione Piemonte 2 alle recenti politiche. E che per la Regione il segretario punti su Giovanni Falsone, aspirante sindaco di Orbassano e suo socio in affari. Insomma, l’“amico” Guido gli sta tirando un bello scherzetto.

Il tema politicamente più rilevante resta comunque quel possibile dietro front rispetto all’attuale ruolo che la marcia verso Bruxelles imporrebbe a Crosetto. Già stanco di fare il ministro? In fondo quando si trattava di comporre il Governo, lui stesso non risparmiava smentite alle previsioni di un suo possibile approdo alla Difesa. Anche per ragioni di “opportunità”, si diceva pensando a “conflitto d’interessi”. Fino a poco prima di tornare in Parlamento Crosetto era stato, infatti, a capo dell’Aiad, l’associazione delle imprese della difesa e dell’aerospazio. Poi le cose sono andate come ampiamente annunciato, seppur negate fino all’ultimo dal diretto interessato.

L’ingresso a Palazzo Baracchini ha imposto al neoministro l’uscita dalle molteplici attività (e società) con non negato “sacrificio” economico. Il Paperon de Paperoni del Governo Meloni, con quasi un milione di reddito (935mila euro nel 2021), ha dovuto seguire rapidamente una drastica dieta delle entrate. In una nota firmata 20 gennaio aveva dichiarato di avere partecipazioni in sei società. Le prime tre, Apollinare, Zanardelli e Torsanguigna hanno come oggetto sociale “affittacamere per brevi soggiorni, case ed appartamenti per vacanze, bed and breakfast e residence”, sempre con una partecipazione del 28 per cento. La quarta è l’agenzia di viaggi Agriscambi. Il ministro ha poi ancora una quota del 25 per cento nello studio contabile Co.Pro.Spe, che ha come oggetto “altre attività di consulenza imprenditoriale e altra consulenza amministrativo-gestionale e pianificazione”. Crosetto dichiara di avere ancora una quota del 50 per cento, inoltre, nella società di consulenza personale, le altre quote sono della moglie Graziana Saponaro e dal figlio Alessandro. Ma dalla banca dati camerali la società risulta in fase di liquidazione, peraltro annunciata dallo stesso Crosetto dopo le polemiche per alcune aziende che avevano chiesto consulenze alla sua società, tra le quali colossi del settore armi.

C’è anche questa cura dimagrante forzata, dietro la decisione di puntare a un seggio a Bruxelles da parte del cofondatore il cui feeling con la premier se non raffreddato si è certamente un po’ intiepidito anche per un atteggiamento talvolta forse un po’ troppo autonomo agli occhi della leader? Il piglio del comandante non manca all’ex giovane democristiano piemontese, poi figura di spicco di Forza Italia da cui uscirà per dar vita a FdI. Di nomine pesanti ne ha più d’una sulla scrivania, in primis quella per Leonardo dove intende piazzare Lorenzo Mariani. Nel frattempo, al quartier generale della Difesa, Crosetto ha reclutato esperti di varia tipologia per dar corpo a un hink tank battezzandolo come il “Comitato per lo sviluppo e la valorizzazione della cultura della Difesa” e anche per questa occasione non si ricordano bottiglie stappate a Palazzo Chigi. Certo, poi il navigatissimo politico piemontese potrebbe facilmente stupire ancora una volta spiegando la sua candidatura europea come “di servizio”, insomma per portare voti senza dover portar via dal ministero armi e bagagli. Chi ci crede?

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