CAVOLETTI DI BRUXELLES

Tajani agita i sogni europei di Cirio

Nella battaglia interna ai Popolari tedeschi Weber lancia il nome del ministro degli Esteri per la presidenza della Commissione Ue. Ma in pochi credono che Berlino possa rinunciare alla leadership in asse con Parigi. Il governatore incrocia le dita e attende Meloni

Da potente supporter a insormontabile ostacolo. In un modo o in un altro, c’è sempre Antonio Tajani sulla strada delle aspirazioni europee di Alberto Cirio. Solo che, dar retta ai retroscena che nelle ultime ore hanno preso a girare tra Bruxelles e Roma, il ruolo dell’attuale ministro degli Esteri potrebbe rivelarsi non quello auspicato finora dal governatore del Piemonte.

Colpa dei giochi di potere che si sono ormai aperti nella famiglia dei Popolari europei, in particolar modo tra quelli tedeschi, in vista della possibile alleanza con i Conservatori (Ecr), obiettivo dichiarato di Giorgia Meloni. Una partita dove non mancano entrate a gamba tesa, come quella che ha visto l’altro giorno il capogruppo del Ppe Manfred Weber sferrare un durissimo attacco contro la sua connazionale Ursula von der Leyen. A Strasburgo, come nelle cancellerie europee, è chiara la lettura di quella sottolineatura sul fatto che “più democrazia significa poter scegliere un candidato o una candidata con contenuti e idee” da parte di Weber con l’aggiunta non casuale che “ciò vale fino alla presidenza della Commissione”. Il capogruppo dei Popolari ha un disegno ben definito: impedire un secondo mandato alla sua connazionale. E, nel contempo, azzoppare le chance della maltese Roberta Metsola, anche lei popolare, attuale presidente dell’europarlamento.

Si dirà, in questi giochi ad altissimo livello cosa c’entra Cirio, il quale ancora non ha sciolto la riserva su cosa farà l’anno venturo, confermando di tenere ben aperta la porta verso un suo ritorno in Europa, non da “semplice” deputato bensì in una posizione di primo piano?

Suo malgrado, c’entra eccome. Nella strategia di Weber che passa anche dalla bocciatura del sistema utilizzato per portare a Palazzo Berlaymont l’attuale inquilina – ovvero un accordo tra governi –, c’è la necessità di trovare un’alternativa, senza uscire dall’ambito del Ppe. E per il tedesco che vuole stoppare un secondo giro della sua connazionale, l’alternativa potrebbe avere proprio il nome di Tajani. Il profilo all’attuale titolare della Farnesina non manca: tra il 2008 e il 2014 è stato commissario prima ai Trasporti, poi all’Industria e dal 2017 al 2019 ha presieduto il Parlamento Europeo. Inoltre, nella famiglia dei Popolari sta in quella parte assai meno propensa a mantenere l’attuale accordo con i Socialisti e che, proprio come Weber, guarda con favore, pur rimarcando significativi distinguo, al disegno della Meloni di una intesa tra Popolari e Conservatori. La replica a Weber del cancelliere Olaf Scholz descrive una battaglia in corso a Berlino proprio in vista dei nuovi assetti e delle importanti poltrone di assegnare in Europa dopo il voto del prossimo anno.

La designazione di Tajani consentirebbe ai Popolari di continuare a occupare il posto più importante, anche se sancirebbe una battuta d’arresto per l’asse franco-tedesco nella leadership europea. Per questa ragione molti osservatori sono piuttosto scettici sulla effettiva realizzabilità di un piano che, invece, rappresenterebbe un indiscutibile successo per la Meloni: quello di portare un italiano al vertice della Commissione. Come minimo sarebbe necessario fare sponda con la Francia – spiega un analista di stanza a Bruxelles – ma a giudicare dagli odierni chiari di luna (oggi l’ennesimo scontro con il partito di Macron sui migranti, ndr) tale prospettiva pare altamente improbabile”.

Insomma, a Cirio sarà venuto uno stranguglione ma non è ancora il caso di fasciarsi la testa. Come noto, il governatore ha rimandato la sua decisione a quella, dirimente, della premier. E se fino ad oggi le possibilità, pur sempre sulla carta, di un ritorno in Europa con i galloni erano tutt’altro che risicate e dipendevano soltanto (si fa per dire) dalla strategia che ha in animo la premier sullo scacchiere europeo, ma anche per quanto riguarda la guida di una delle Regioni più importanti, adesso c’è un’altra variabile da tenere d’occhio. Il destino di quello sponsor pronto a spendersi per l’amico Alberto, come del resto fece già nel 2018, con largo anticipo, per la presidenza della Regione, ma che domani potrebbe mettersi di traverso.

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