VERSO IL 2024

La lista Cirio c'è, Cirio (ancora) no

Il governatore ha spedito Vignale in avanscoperta per tastare il terreno. Molti potenziali candidati attendono di sapere chi sarà a correre per la presidenza. Portas schiera i Moderati ("ma solo se c'è Alberto"), Damilano pronto a lanciare il fido Delmirani

La domanda è sempre la stessa: ma Alberto c’è? Difficile fare i conti senza l’oste almeno quanto una lista senza candidato. Lo sa bene l'ex assessore regionale Gian Luca Vignale, al quale il governatore, di cui è capo di gabinetto al quarantesimo piano del grattacielo, ha assegnato il compito di tastare il terreno in vista delle prossime elezioni regionali. Vedi questo, parla con quello, insomma il mandato è di sondare il clima ma la variabile Cirio è tutt’altro che indipendente dalle risposte.

Il primo a promettersi è stato il leader dei Moderati Mimmo Portas, anche per lui però la condizione non è negoziabile: “Io ci sono ma solo se c’è Alberto candidato”. Portas è pronto persino a rinunciare al suo simbolo che, almeno su Torino godrebbe ancora di un certo appeal anche se i tempi d’oro sono ormai alle spalle, per confluire con qualche adepto nella lista del presidente. Ma il presidente dev’essere Cirio, altrimenti nisba. Tra chi ormai sta preparando le valigie per il salto della quaglia c’è Silvio Magliano, ciellino e moderato doc, da quattro anni all’opposizione (molto responsabile, come si dice) e ora in procinto di passare con il centrodestra. Per lui, che esordì nelle istituzioni nel 2011 come consigliere comunale di Torino eletto nel Pdl, sarebbe una sorta di ritorno a casa lungo quella strada già percorsa in passato dal suo primo mentore politico, Giampiero Leo, che nel 1995 si candidò in Consiglio regionale al fianco di Enzo Ghigo e contro quella giunta di centrosinistra di cui aveva fatto parte fino al giorno prima. Sempre tra i Moderati c'è anche chi si è mosso autonomamente, come il farmacista Alessandro Avramo, il quale avrebbe già avuto un colloquio con Vignale confermando la sua disponibilità a correre.

Se in un primo tempo i partiti della coalizione vivevano con fastidio una eventuale lista del presidente, oggi c’è un sostanziale via libera: dopotutto è prerogativa di ogni candidato mettere in campo un contenitore in grado di raccogliere orfani dei partiti, apolidi di ogni genere, personalità di varia estrazione intercettando una platea che altrimenti rischierebbe di andare dispersa. E pure la Lega se n’è convinta dopo i confortanti risultati ottenuti sia in Lombardia sia in Friuli dove entrambi i governatori avevano una propria lista a supporto. Nessun cannibalismo da forze alleate, dunque, e così sia.

Tra coloro che hanno espresso la propria disponibilità a collaborare c’è anche l’ex candidato sindaco di Torino Paolo Damilano, nonostante in questo anno e mezzo seguito alle elezioni amministrative abbia avuto rapporti a dir poco complicati con quasi tutti i suoi ex alleati e pure a dichiarare la sua uscita dal centrodestra. Lui però non scenderebbe in campo: l’idea sarebbe di lanciare nella mischia il suo più stretto collaboratore, Enrico Delmirani, già coordinatore della campagna elettorale alle comunali, che è riuscito a far eleggere in Consiglio metropolitano. Per ora si tratta solo di ipotesi così come una eventualità è quella dell’ex sindaca di Lanzo Tina Assalto, mentre c’è chi dice che persino il primo cittadino di Venaria Fabio Giulivi – il quale nel 2024 sarebbe vicino alla fine del suo primo mandato – ci starebbe pensando. Per il momento pare invece tramontata la candidatura di Antonio Castello, che dopo essere stato consulente di Cirio in Regione è ora (ri)candidato a sindaco di Pianezza contro la consigliera regionale della Lega Sara Zambaia, sostenuta da tutto il centrodestra e pure dal governatore.

La domanda, per tutti, resta la stessa: Cirio c’è? Un interrogativo che vale per lo stesso Vignale: senza il governatore lui potrebbe non essere il coordinatore della lista civica di centrodestra e forse neanche candidato per uno scranno a Palazzo Lascaris.

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