SANITÀ

Fuggi fuggi di medici dal 118

Sempre più sanitari svestono la tuta arancione per indossare il camice negli ambulatori. A Cuneo sono un terzo dell'organico, ma il problema è in tutto il Piemonte. Si tappa una falla, ma se ne apre un'altra. Rivetti (Anaao): "Interventi che riconoscano un lavoro gravoso".

Si tappa una falla e se ne apre un’altra nel beccheggiante bastimento della sanità. Così se si registrano rimpiazzi tra i medici di famiglia, categoria negli ultimi anni depauperata da prepensionamenti e abbandoni non compensati dal turnover, ad andare ancor più in sofferenza è il 118. Già, perché proprio dal servizio di emergenza è in atto un allarmante esodo di professionisti diretti negli ambulatori sul territorio. Nella sola area di Cuneo sono non meno di una quindicina, su un totale che non arriva a cinquanta, i centodiciottisti che hanno scelto di scendere dall’ambulanza per diventare quelli che per i più anziani restano “i dottori della mutua”. Non va meglio a Torino dove i posti scoperti nell’emergenza si contano già in alcune decine.

A decidere di lasciare sono medici in tutte le province e il fenomeno che è incominciato un po’ in sordina da circa un anno, non accenna a diminuire diventando un’emergenza per il servizio che porta proprio questo nome. A dare la stura alla migrazione dei professionisti, consentendo il passaggio dalle ambulanze agli ambulatori, è stata ormai più di un paio d’anni fa, una norma contenuta nel decreto Calabria che ha eliminato il divieto per i medici in servizio nel 118, sia quelli dipendenti sia per quelli in convenzione, a frequentare il corso di specializzazione per esercitare la professione di medico di medicina generale. Una decisione che muoveva proprio dalla necessità di risolvere o comunque mitigare la carenza dei medici di famiglia, un problema che ormai segna il sistema sanitario praticamente in tutto il Paese e con situazioni estremamente critiche, come in alcune aree del Piemonte, che hanno portato ad innalzare fino a 1.800 il numero massimo di assistiti per ciascun medico di famiglia.

“Ormai ci sono carenze ovunque, e i medici possono scegliere dove lavorare. Se si copre una carenza di medici di medicina generale sul territorio è perché si scopre una postazione di 118”, l’amara conferma di Chiara Rivetti, segretario regionale del sindacato dei medici ospedalieri, Anaao-Assomed. “Nelle fasi di riorganizzazione, come quella in atto del sistema 118, sarebbe necessario dare messaggi chiari, che rassicurino il personale, e condividere le scelte, in modo che i cambiamenti non siano un ulteriore motivo per dimettersi, nella speranza di trovare lavori meno disagiati”, osserva Rivetti con chiaro riferimento alle ragioni che spingono altrove i centodiciottisti: maggior remunerazione e condizioni di lavoro meno pesanti, o comunque diverse. 

Ma c’è un’ulteriore conseguenza di questa migrazione in atto, che genera forte preoccupazione. Numerosi professionisti del 118 prestano anche servizio nei Pronto Soccorso. Di queste settimane l’allarme per il divieto all’impiego di questi medici attraverso cooperative o società di servizio, tant’è che per evitare di rimanere scoperti in moltissimi ospedali della regione, l’Azienda Sanitaria Zero, come anticipato dallo Spiffero, ha stabilito che le Asl provvedano a nuove convenzioni con il servizio di Emergenza, per poter continuare a contare sui centodiciottisti. Ma se questi ultimi diminuiscono di numero, con il passaggio al territorio, si rischia di vanificare l’intervento che ha come scadenza imperativa per la sua attuazione il prossimo primo giugno. 

E proprio al nuovo sistema che dovrebbe entrare in funzione tra meno di dieci giorni, la Regione affida la speranza di ridurre gli effetti del passaggio di molti medici dal 118 alla sanità territoriale. “Le nuove convenzioni non solo consentiranno di continuare a utilizzare i professionisti – spiega il commissario di Azienda Zero, Carlo Picco – del 118 nei Pronto Soccorso, ma apriranno le porte del servizio di emergenza e molti specialisti, come urgentisti, anestesisti e altre figure, che lavorano in ospedale e che hanno già manifestato l’intenzione di dedicare parte del loro tempo al 118”.

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