GRANA PADANA

La Lega teme la "decimazione", cerca la (s)quadra con il Cirio bis

Nel Carroccio iniziano a fare i conti con le prossime elezioni regionali in Piemonte. Degli attuali 22 consiglieri se ne salverà un terzo. A Torino la congiura contro Allasia, Novara potrebbe restare a bocca asciutta. Ipotesi listino per Carosso e Preioni (o Caucino)

Il 37% non lo vede manco col binocolo, tanto è lontano nel tempo e ineguagliabile l’exploit di quattro anni fa, quando sull’onda dirompente nazionale anche in Piemonte la Lega sbaragliò le urne facendo eleggere a Palazzo Lascaris 23 consiglieri su 50. Altra epoca, come si dice in questi casi: un’era geologica, una bolla cresciuta tanto in fretta e altrettanto rapidamente scoppiata. Dal Papeete in poi il Capitano non ne ha più imbroccata una, inanellando una sfilza di errori tattici e strategici, finendo a mangiare la polvere dietro a Giorgia Meloni con un partito tramortito che, anche a livello locale, fatica a riacquistare credibilità e consensi. Inutile menare il can per l’aia, il sorpasso da parte di Fratelli d’Italia è ancor più doloroso laddove, come in Piemonte, ci governi insieme ma con i vecchi rapporti di forza. Che presto saranno ribaltati.

In questo quadro la permanenza di Alberto Cirio al 40° piano del grattacielo è imprescindibile: il suo abbandono spalancherebbe il portone alle pretese meloniane (Elena Chiorino o Fabrizio Comba) e limerebbe ancor più l’azione e il raggio di potere. Esigenze ben rappresentate nei giorni scorsi da Riccardo Molinari in un incontro a quattr’occhi con il presidente, il quale pur continuando a coltivare sogni europei avrebbe chiesto al capogruppo a Montecitorio e leader del partito in Piemonte di farsi tramite con Salvini per ottenere “garanzie” per una eventuale interruzione anticipata della prossima legislatura regionale, qualora decidesse di candidarsi alle politiche che, salvo inconvenienti, si terranno tra quattro anni. Una cosa è certa, il governatore attende il confronto decisivo con la Meloni ma per decidere del suo futuro dovrà comunque trattare con la Lega, se non altro per un debito di riconoscenza con chi fu determinante nel 2019 per la sua candidatura, rinunciando a far scendere in campo Paolo Damilano, allora molto sponsorizzato da Giancarlo Giorgetti.

Pallottoliere alla mano, nella Lega si fanno ormai da mesi i conti con un calo dei voti che alle prossime elezioni regionali piemontesi segnerà la fine della pacchia certificando verosimilmente l’avvenuta egemonia di FdI. Nella migliore delle ipotesi la rappresentanza leghista (nel frattempo, con il passaggio di Mauro Fava a Forza Italia, scesa a 22) potrebbe fermarsi a un terzo degli attuali, sempre che nel frattempo l’emorragia al momento tamponata non riprenda con il precipitare degli eventi – l’aumento della pressione migratoria, cosa che scatenerebbe l’ira degli amministratori leghisti, jacquerie al Sud, privato dalla “droga” del reddito di cittadinanza, tensioni internazionali – magari accompagnato da qualche mattana di Matteo. Fanno gli scongiuri, i capataz piemontesi, e intanto ragionano al ribasso.

Quattro, massimo cinque. Sono impietose le stime che circolano sul numero degli eletti nella futura assemblea di via Alfieri. Due a Torino, uno ad Alessandria e uno a Cuneo. A Novara, provincia roccaforte dove il capoluogo è saldamente nelle mani di Alessandro Canelli, l’eletto potrebbe scattare “solo se riusciamo a fare il quinto” ragiona un esponente di alto rango del Carroccio. Ed è chiaro a tutti come la norma che prevede l’introduzione del consigliere supplente, contenuta nella nuova legge elettorale, sia un modo con cui il partito di Salvini stia tentando di limitare i danni, aumentando i posti a disposizione. Sotto la guida dal punto di ferro di Massimo Giordano, il partito dovrà decidere su chi puntare. Al momento il cerchio magico di San Gaudenzio sembra orientato su Matteo Marnati, assessore uscente (ed esterno, cioè non eletto), dopo che si è rotto lo storico sodalizio con Riccardo Lanzo e la tradizionale estraneità di Federico Perugini. Grazie alla doppia preferenza di genere è probabilmente ancora in partita Letizia Nicotra, pur non brillando per la sua attività politica.

A Torino i due super favoriti dovrebbero essere l’assessore a Sport e Partecipate Fabrizio Ricca e il presidente del Consiglio Stefano Allasia, ma c’è chi parla di manovre in corso per scompaginare uno schema fin troppo scontato e “Torinocentrico”. Il nome su cui punterebbero i canavesani sarebbe quello di Andrea Cane, anche lui consigliere uscente, con una lunga gavetta nella Lega iniziata nel 1996. Cane potrebbe contare sul sostegno del parlamentare Alessandro Giglio Vigna, ma sull'ostracismo di un pezzo di Canavese, a partire da coloro che sono legati a Cesare Pianasso. C'è poi Andrea Cerutti su cui punta, invece, un altro deputato, il torinese Alessandro Benvenuto. Nessuna possibilità di rielezione per Claudio Leone che alla fine, dopo tanto fornicare con FdI, “rimarrà col cerino in mano: compromesso con noi senza che loro se ne facciano carico” è la previsione del nostro insider leghista. 

Ad Alessandria Molinari punta tutto sul presidente della Provincia Enrico Bussalino vista anche la debolezza di Marco Protopapa, attuale assessore all’Agricoltura, e di Vittoria Poggio, collega di giunta con la delega al Turismo. Più complessa la situazione a Cuneo dove gli uscenti sono tre: il numero uno della Sanità Luigi Icardi, che avrebbe messo gli occhi sulla Provincia qualora venisse approvata la riforma (anche se lui smentisce e parla di voci diffuse ad arte per danneggiarlo), Matteo Gagliasso e Paolo Demarchi. Per tutti gli altri uscenti la riconferma appare improba. Certo, ci sono i supplenti, anche se vanno ancora stabilite le modalità del ripescaggio, e poi c’è il listino per cui la Lega dovrebbe strappare non più di due o tre posti: uno è prenotato dal vicepresidente Fabio Carosso, blagheur di Coazzolo in perenne campagna elettorale, l’altro dovrebbe andare al capogruppo Alberto Preioni, noto statista di Borgomezzavalle o, qualora possa assumere il ruolo di sottosegretario esterno, alla biellese Chiara Caucino.

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