VERSO IL 2024

Cirio europiemontese in bilico tra ambizioni e calcoli di FdI

Il governatore tiene aperte le due strade: offre la sua "disponibilità" al bis ma non chiude affatto all'ipotesi di un ruolo a Bruxelles. Intanto ai meloniani viene l'acquolina in bocca per papparsi la prima regione al Nord. Il tavolo nazionale e gli aspiranti alla successione

“La disponibilità di Alberto Cirio a ricandidarsi è un’ottima notizia, ma non si traduce in un automatismo sull’indicazione di chi dovrà guidare il Piemonte nella prossima legislatura”. Una puntualizzazione da leggere in filigrana, quella che un esponente della fiamma magica di Fratelli d’Italia suggerisce allo Spiffero il giorno dopo le dichiarazioni del governatore. Non un segnale ostile nei confronti del presidente, nessun ostracismo preconcetto, piuttosto dall’entourage più stretto di Giorgia Meloni si intende delineare il quadro “complessivo” di una decisione “che non spetta solo a Cirio” e neppure è nelle mani delle “forze politiche locali” ma sarà presa al tavolo nazionale della coalizione, assieme a tutte le altre Regioni che andranno al voto la primavera prossima.

E se il tavolo è ancora lontano dall’essere apparecchiato – verosimilmente se ne parlerà in autunno – nel frattempo crescono gli appetiti, soprattutto di quei commensali che sull’onda degli ultimi risultati elettorali e dei più recenti sondaggi si apprestano a fare la parte del leone. Per i Fratelli il 2024 è un’occasione ghiotta e una tentazione forte per portare a casa la prima presidenza di una Regione del Nord. Perché quella che fino a non molto tempo fa pareva una prospettiva assodata e senza alternative – la ricandidatura di Cirio – in realtà più passa il tempo e si avvicinano le urne, più nei palati meloniani viene l’acquolina. “Non è che prima non avessimo in mente questa possibilità, solo che avevamo altro cui pensare”, spiega serafico chi questa partita la segue, eccome.

Partita che, come detto, è da giocare al tavolo dove le carte le si daranno, tra alleati, per il Piemonte, ma anche per la Sardegna, l’Abruzzo, l’Umbria e la Basilicata, con tutti i problemi e le peculiarità politiche che ciascuna si porta dietro. Nell’isola c’è il nodo di Christian Solinas del Partito Sardo d’Azione, federato con la Lega, intenzionato a ripresentarsi, anche se i giudizi nel centrodestra non sono unanimi e dove rispunta Ugo Cappellacci di Forza Italia deciso a tornare sulla poltrona già occupata dal 2009 al 2014). In Abruzzo l’attuale governatore Marco Marsilio, di FdI, è insediato dal partito di Silvio Berlusconi che punta sull’attuale presidente del consiglio regionale Lorenzo Sospiri. E pure la poltrona della leghista Donatella Tesei in Umbria non pare saldissima per un altro quinquennio, al netto delle dichiarazioni di Matteo Salvini che, comunque, dovranno trovare conferma negli alleati (incominciando proprio da FdI che spinge per il sindaco di Perugia Andrea Romizi) e, più ancora, nel risiko che si aprirà comprendendo pure la piccola Basilicata, dove Vito Bardi uscì dal cilindro del mago di Arcore, ma per la cui riconferma forse non basterà ripetere la rocambolesca operazione di allora. E che dire del Molise, micro regione da 300mila abitanti, dove per dare il benservito a Donato Toma si sono svolte decine di riuniooni romane?

Giudizi locali ed equilibri nazionali, su queste due pesi non sempre uguali si muoverà il bilancino del centrodestra dove, a maggior ragione, l’esclusione di quell’automatismo che qualcuno vorrebbe vedere nelle recenti esternazioni di Cirio è proprio parte delle regole del gioco. Gioco in cui tra le regole c’è certamente quella che vuole la ricandidatura dell’uscente che però, come avvertono i Fratelli, non deve trasformarsi in dogma, così come l’eventualità di un cambiamento non deve suonare come giudizio sull’operato, essendo invece conseguenza di necessità e di contrappesi.

Le stesse dichiarazioni di Cirio, al netto dell’enfasi retorica sul suo indiscutibile attaccamento al Piemonte (“nel cuore”), non hanno detto granché o forse addirittura proprio nulla che già non si sapesse: ha ribadito che qualora, auspicabilmente per lui, ricevesse un incarico in Europa lo assolverebbe con spirito di servizio per il Piemonte. Dunque, ben lungi dal mettere una pietra sull’idea, indubitabilmente allettante, di un ritorno a Bruxelles con i galloni di commissario o altro incarico prestigioso. 

Le parole pronunciate l’altro giorno dal presidente avevano ed hanno soprattutto uno scopo: smontare la narrazione orioginata e alimentata dalle opposizioni volta a presentare un Cirio più intressato alla sua collocazione futura che non al governo della Regione, al punto da diventare “una seconda scelta” difronte alla prospettiva europea. Nessuna via di fuga, ha rimarcato il presidente, al più c’è un diverso modo di coniugare l’impegno per il Piemonte. Cirio è persuaso che un suo ruolo in Europa possa rappresentare un valore aggiunto per la regione. Una convinsione, del resto, suffragata dai fatti: in questi quasi cinque anni di governo dove il Piemonte ha conseguito risultati più che apprezzabili è proprio sull’utilizzo dei fondi europei (anche grazie ai soventi bivacchi presidenziali in Belgio).

Tutto ciò varrà un viatico per lui? I Fratelli soffieranno nelle vele di Cirio verso i lidi europei? L’aria, come viene ammesso dagli stessi vertici nazionali meloniani è cambiata, non nei suoi confronti, ma nell’approccio alla questione, fino ad oggi non proprio nelle prime pagine dell’agenda. Che poi nel partito che si prepara ad essere (ancor più) egemone nel centrodestra la poltrona al quarantesimo piano faccia gola non è notizia che stupisce, così come il crescere dei nomi dei possibili candidati, partendo dal primo uscito, ovvero quello dell’attuale assessore Elena Chiorino, per passare a quello del segretario regionale e parlamentare Fabrizio Comba, financo al capogruppo a Palazzo Lascaris Paolo Bongioanni, “il caimano” di cui si annotano frequentissime trasferte romane e un legame forte con la “pitonessa” Daniela Santanchè. Una giungla in cui nessuno sottovaluta (e fa bene) la consumata strategia ciriesca dell’opossum.

print_icon