VERSO IL 2024

Gran ronzio di mosche cocchiere,
civici sul carro del centrosinistra

Con le elezioni regionali alle viste torna in campo la solita accozzaglia di sigle e partitini. Più simboli che voti. Insomma, la fumosa società civile. Prove di avvicinamento tra Tresso e Giaccone. Per il resto solo tante belle chiacchiere. Giallo sull'invito ai grillini

Almeno questa volta non si sono menati. Si scherza, ma neanche tanto, dopo il primo incontro promosso dall’ipercinetico Pino De Michele in vista delle regionali del 2024 in cui l’ex numero uno della Margherita di Torino ha apparecchiato tavola e servito un minestrone di sigle e partitini per “iniziare un confronto”. L’ultima volta era stata lo scorso settembre quando un dibattito elettorale alla Locanda sul Po, apparentemente innocuo, finì a botte dopo un battibecco condito da insulti tra il radicale Silvio Viale e un drappello di tifosi renziani.

Da Demos al Pd, la sinistra più ortodossa e quella socialista, i verdi e i radicali e poi le liste civiche Monviso e Torino Domani: “C’erano più simboli che voti” scherza un detrattore. Di sicuro mancava il Movimento 5 stelle: “Abbiamo invitato questa mattina la capogruppo in Regione Sarah Disabato” assicurava subito dopo l’incontro De Michele, ma lei non ha neanche risposto. Tra i presenti al dibattito, nella Sala Colonne di Palazzo Civico, anche Elena Apollonio, una e trina giacché rappresenta Demos (Democrazia Solidale), cioè la Comunità di Sant’Egidio che s’è fatta partito, ma anche Alleanza dei Democratici, l’associazione guidata proprio da De Michele che rispolvera l’esperienza civica dell’era Castellani, ma che è stata eletta nella Civica coordinata dal consigliere regionale Mario Giaccone, usata come un taxi per approdare in Sala Rossa. Fa capolino anche il sindaco Stefano Lo Russo per un saluto e per ricordare che “la partita delle regionali è aperta”; poche ore prima era con il candidato in pectore Daniele Valle al mercato di via Onorato Vigliani per un assaggio di campagna elettorale.  

È un mondo frastagliato quello dei civici o presunti tali. Tra loro c’è chi fa politica da dieci, venti o più anni. In primavera si è parlato addirittura di due liste in appoggio al Pd nella coalizione di centrosinistra: il Monviso di Giaccone e la Torino Domani dell’assessore torinese Francesco Tresso. Una soluzione che al Pd potrebbe far comodo per massimizzare i voti e rastrellare candidati, ma che rischia di penalizzarle entrambe. I due, un tempo sodali poi avversari, si stanno parlando e Tresso che all’inizio sembrava intenzionato a candidarsi per uno scranno a Palazzo Lascaris ora si sarebbe raffreddato di fronte a quell’ipotesi. Qualche contatto con Giaccone è servito se non altro ad aprire un confronto il cui esito resta tuttavia imprevedibile.

Tante, forse troppe, ancora le incognite in campo a partire dal candidato governatore: al momento non si vedono alternative a Valle, ma come non attendersi sorprese da una coalizione che un paio d’anni fa, in vista delle amministrative di Torino, riuscì a gettare nella mischia persino l’ex calciatore Claudio Marchisio (fu lui, poi, a spiegare a certi strateghi che il suo mestiere era un altro e non aveva le competenze per amministrare una città di quasi 900mila abitanti). L’altro dubbio resta legato alla coalizione: i Moderati si sono promessi ad Alberto Cirio ma che farebbero se lui uscisse di scena? E quale sarà la posizione del Terzo polo? Ma soprattutto si tenterà di nuovo la strada del campo largo con il M5s che mai è uscito vincente alle regionali? E tanto per cambiare, c’è già chi invoca le primarie. Per ora tutto già visto.  

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