LE REGOLE DEL GIOCO

Legge elettorale, si tratta su Quota 20

È la soglia di garanzia delle opposizioni nella prossima legislatura chiesta dal Pd per bilanciare l'introduzione di sottosegretari e supplenti. I piccoli pressano per abolire lo sbarramento in coalizione. Ventiquattr'ore per sciogliere gli ultimi nodi

È la cosiddetta “Quota 20” uno degli ultimi nodi da sciogliere sulla nuova legge elettorale del Piemonte. Venti sono infatti i rappresentanti che le minoranze, secondo il centrosinistra, dovrebbero avere per legge. O meglio, la soglia sotto la quale non si può andare. Oggi sono 18 contro i 33 della maggioranza e la loro forza nelle dinamiche d’aula dipende in gran parte dalle assenze – spesso copiose – tra i banchi del centrodestra e soprattutto della giunta. Con l’introduzione dei consiglieri supplenti che libereranno gli assessori dalle incombenze del Consiglio la forza della maggioranza rischierebbe di essere schiacciante. Per il Pd, che sta portando avanti la trattativa, si tratta di un modo per riequilibrare i rapporti di forza dopo una serie di provvedimenti nati per garantire la coalizione vincente (prima l’introduzione dei sottosegretari, poi dei consiglieri supplenti).

Mancano ancora ventiquattr’ore prima che la riforma approdi in aula con tempi strettissimi per l’approvazione. Gli uffici hanno stabilito una deadline fissata a metà luglio, potrebbero essere disposti a sforare di qualche giorno ma non oltre. “Tempi tecnici per organizzare la macchina elettorale” fanno sapere dal grattacielo. I contatti proseguono febbrili. Dando per scontata l’introduzione della doppia preferenza uomo-donna, le discussioni si concentrano ancora sulle cosiddette soglie di sbarramento. Si era partiti dal 3%, poi la Lega – il partito cui sta più a cuore la riforma – ha accettato di scendere al 2, ma non si esclude che su quel fronte resti tutto com’è ora, ovvero senza alcuna soglia. Lo chiedono i partiti più piccoli che in buona parte affollano la coalizione di centrosinistra, un altro rospo che Alberto Preioni e soci dovranno ingoiare per ottenere il via libera sui consiglieri supplenti, il meccanismo, cioè, che consente al primo escluso di subentrare in caso di nomina in giunta di un consigliere. Un modo per tamponare l’emorragia di eletti che il Carroccio verosimilmente subirà stando ai sondaggi e alle ultime tornate elettorali.

Restano poi le richieste di altri pezzi della minoranza come Unione popolare di Francesca Frediani e i Verdi di Giorgio Bertola, entrambi ex Movimento 5 stelle. La prima sta conducendo la sua battaglia per ridurre lo sbarramento anche a quelle liste che si presentano al di fuori delle coalizioni: il testo di Michele Mosca lo fissa al 5%, lei chiede di scendere al 3, lasciando intendere che la sua lista non ha alcuna intenzione di accodarsi al Pd. Bertola invece preme per ottenere l’esenzione alla raccolta delle firme anche per quei partiti rappresentati nel gruppo Misto da almeno due anni. Anche qui una richiesta che tradisce una strategia politica, e cioè la voglia di rimanere autonomo rispetto alla lista di Sinistra italiana che metterà in piedi Marco Grimaldi. Ultimo giorno di trattative poi si va in aula.

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