LE REGOLE DEL GIOCO

Consiglieri panchinari e quota 20, Piemonte vota con una nuova legge

La Lega ottiene l'introduzione dei "supplenti". Le minoranze portano a casa la soglia di garanzia e l'abolizione dello sbarramento per le piccole formazioni in coalizione. Unanimità per la doppia preferenza di genere. Una riforma che costerà 9 milioni ai contribuenti

Fumata bianca per la riforma elettorale del Piemonte. Le trattative durate tutta la serata di ieri e la mattinata di oggi hanno portato a un accordo che sostanzialmente accontenta tutti. Nell’ordine: la Lega ottiene l’istituzione degli otto consiglieri supplenti, che potranno sostituire a Palazzo Lascaris gli eletti che andranno a comporre la giunta. Il Pd e i 5 Stelle ottengono “Quota 20”, ovvero la garanzia – fissata per legge – di almeno 20 rappresentanti (su 50) per le opposizioni, al posto degli attuali 18 nel caso in cui una coalizione vinca con una percentuale tra il 45 e il 60 (se va oltre le minoranze rimangono a 18). Il fronte giallorosso gongola, inoltre, per l’abolizione del cosiddetto “flipper” (un sistema di assegnazione dei seggi dagli esiti imprevedibili) e la restrizione del listino in capo al presidente, che diventa un premio di maggioranza “a scaglioni” in cui sono garantiti solo i primi cinque posti. “La maggioranza ha bisogno di un premio per governare”, riconosce il segretario del Pd piemontese Mimmo Rossi che parla di una legge che lo lascia “parzialmente soddisfatto”.

Insomma, ci sono i presupposti per accelerare. Il centrodestra chiama a raccolta tutti i suoi consiglieri. Si presenta in aula anche Alberto Cirio e inizia l'esame del testo così come uscito dal confronto serrato delle ultime ore. Contenti anche i piccoli partiti, che vedono frantumarsi lo sbarramento ipotizzato in un primo tempo dalla proposta del legge del leghista Michele Mosca: non ci sarà nessuna soglia per le liste all’interno di una coalizione, mentre scende dal 5 al 3 percento lo sbarramento per chi si presenta fuori.

“Siamo al nono mese”, è stata la battuta con cui il capogruppo Pd Raffaele Gallo è rientrato in aula, nel primo pomeriggio, per iniziare la votazione. La bozza del testo nelle sue mani per la prima volta coincide con quella di Mosca. Tutti riconoscono miglioramenti, e nei loro interventi si concentrano sulla necessità di introdurre in Piemonte la doppia preferenza di genere. I 5 Stelle puntano il dito contro l’aumento dei costi della politica: Sarah Disabato ricorda che il suo gruppo voterà contro la legge e il compagno di banco Ivano Martinetti esibisce un flipper in aula, a rappresentare il pericolo scampato. Ma è una battaglia di testimonianza: ormai la scelta della desistenza da un ostruzionismo a oltranza da parte di tutte le opposizioni è stata presa, e i circa 9 milioni di costi in più per la politica regionale sono da considerarsi il prezzo da pagare.

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