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Gtt tra inefficienze e casse vuote:
biglietto raddoppiato in dieci anni

Nel 2012 costava un euro, adesso sale a 2. L'azienda continua a essere un insostenibile caravanserraglio. Ogni dipendente totalizza 36 giorni di assenza all'anno. Come una politica senza idee e tanta ideologia condanna i trasporti a Torino

Hanno dato la colpa all’inflazione e all’improvviso aumento del costo del carburante. Così il Comune di Torino ha imposto ai cittadini l’ennesima stangata sul costo del biglietto di bus e metropolitana, portandolo da 1,70 a 2 euro. Cinque anni prima era toccato a Chiara Appendino adeguare il ticket, incrementandolo da 1,50 a 1,70 euro. Tralasciando le polemiche politiche che ne scaturirono e la richiesta di dimissioni all’assessora Maria Lapietra dell’allora capo dell’opposizione Stefano Lo Russo, già era evidente come il Gruppo torinese trasporti, in toto detenuto da Palazzo Civico attraverso la sua finanziaria, Fct Holding, non stesse in piedi da un punto di vista finanziario. Nel 2012 ad applicare l’odioso aumento era stata la giunta di Piero Fassino che portò il prezzo della corsa singola da 1 euro a 1,50. Insomma, in dieci anni il biglietto è raddoppiato, un incremento del cento per cento che pagano i torinesi con tutto ciò che ne consegue in termini di (dis)incentivazione del trasporto pubblico.

Colpa dell’inflazione? Chiediamo a quanti dei cittadini torinesi è raddoppiato lo stipendio negli ultimi due lustri. O la responsabilità è dell’aumento del carburante? Anche su questo ci sono dei dubbi: secondo i dati del Mise, infatti, nel 2012, anno della prima stangata, il prezzo medio del gasolio era di 1,705 euro, nel 2022 è stato 1,815 euro. Non solo: negli anni tra il ‘12 e il ’22 è arrivato a crollare sotto gli 1,3 euro ma in quel caso nessuno ha pensato di diminuire il costo di biglietti e abbonamenti. Siamo sicuri, dunque, che sia l’inflazione e il prezzo del carburante ad aver portato l’amministrazione comunale ad applicare ben tre aumenti in dieci anni, raddoppiando il costo del trasporto pubblico? Non sarà forse l’inefficienza di un’azienda di 5mila dipendenti in perenne stato di precarietà finanziaria? Un’azienda su cui, tanto per restare sugli ultimi due anni, l’operato dell’assessora ai Trasporti Chiara Foglietta non è pervenuto, mentre la cura del nuovo amministratore delegato Serena Lancione ha l’effetto dell’omeopatia su un malato terminale.

C’è un problema di efficienza come dimostrano i 36 giorni di assenza media per dipendente. Più di un mese all’anno. Al 31 dicembre 2021, ultimo bilancio depositato, Gtt aveva debiti scaduti coi fornitori per 139 milioni di euro, con un valore della produzione di 373 milioni. È un’azienda che difficilmente può stare in piedi anche con tutti gli aumenti del mondo. 

Per questo Fassino, che non è un fervente liberista, già durante il suo mandato aveva provato ad attrarre capitali privati per rilanciare Gtt, ma la furia ideologica di una parte della sua maggioranza lo ha ostacolato, costringendolo a una gara tutt'altro che appetibile per il mercato. Arrivò solo un’offerta che non venne giudicata congrua e non se ne fece nulla. Ma il carrozzone non va avanti da sé, ha bisogno di sempre più soldi e a metterceli sono i torinesi mentre il centrosinistra esulta: “L’azienda rimarrà pubblica!”.

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