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Gtt, rispunta la privatizzazione

Basta col dogma del "pubblico a ogni costo". Dall'opposizione al Comune di Torino una proposta per mettere sul mercato l'azienda dei trasporti. Iannò: "Non siamo più in grado di sostenere equilibri di bilancio e servizi di qualità". Il precedente di Fassino

“Privatizzare Gtt”. Quel che il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e la sua maggioranza continuano a negare, tra i banchi dell’opposizione in Sala Rossa si trasforma in una opzione concreta per salvare l’azienda. A chiederlo senza troppi giri di parole è una proposta di mozione firmata dal consigliere Pino Iannò, eletto nella Torino Bellissima dell’allora aspirante primo cittadino per il centrodestra Paolo Damilano ora in proprio nel gruppo misto con “Libero pensiero”. Una iniziativa che trae origine dalla decisione del Comune di aumentare le tariffe di bus, metro e parcheggi (il provvedimento andrà in aula lunedì 24), ricordando che già Piero Fassino, all’inizio del suo mandato, fu il primo a tentare di mettere sul mercato una parte delle quote del Comune che ancora oggi detiene il cento per cento dell’azienda.

Era un Comune sull’orlo del dissesto finanziario quello in cui Fassino provò a mettere sul mercato il ramo trasporti di Gtt. La sua idea originale era di cedere la maggioranza assoluta, ma le proteste dell’ala sinistra della sua maggioranza e i mugugni di una parte del Pd (che in quell’azienda ha sempre potuto contare su un generoso serbatoio di voti e di potere) lo indussero a cercare un compromesso: cessione del 49%, in modo che la società sarebbe rimasta pubblica. Ma nessuno si fece avanti con una proposta congrua e il gruppo rimase interamente nelle mani di Palazzo Civico. Da allora sono passati altri dieci anni.

“Il Comune non è più in grado di sostenere allo stesso tempo equilibri di bilancio e conti in ordine e poi fornire pure servizi di qualità ed efficienti, con la continua riduzione di risorse” afferma Iannò. Disponibili a discuterne, senza pregiudizi, ci sarebbero anche alcuni settori della maggioranza, a partire dal consigliere radicale Silvio Viale che nel 2018 promosse una petizione popolale per un referendum consultivo sulla privatizzazione di Gtt con la cessione del 51%. Certo resta da capire chi potrebbe considerare Gtt appetibile e a quali condizioni. Certo è difficile che una società privata possa investire denaro in un’azienda in perdita senza la garanzia di poter avere la gestione operativa. Per farlo vuol dire privatizzare la maggioranza assoluta e mantenere solo una piccola quota con cui esercitare un ruolo di controllo. Un po’ come avviene per l’aeroporto di Torino che, da quando è stato ceduto ai privati, ha iniziato a sfornare performance mai viste prima. 

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