SACRO & PROFANO

Vita nascente, il silenzio dei vescovi

Dell'iniziativa della Regione per offrire supporto alle donne in gravidanza tutti hanno parlato, pro e contro. Solo la Chiesa non ha detto una parola. Che fine hanno fatto i principi non negoziabili? La profezia di Pasolini. Il destino segnato della diocesi di Alessandria

Parlando dell’impegno dei cattolici in politica va osservato come non sia stato sempre facile tradurre i principi cristiani non negoziabili nella vita pubblica o, quantomeno, difendere i capisaldi del diritto naturale messi in discussione dal laicismo e dalla secolarizzazione. Per questo fu necessario operare una incessante mediazione con le varie forze politiche e con le istanze che si muovevano nella società. Arrivando fino al punto per cui la perdita della presidenza di un governo veniva considerata più grave della responsabilità morale di sottoscrivere una legge che si poneva contro la legge naturale e divina.

Il 21 gennaio 1977 gennaio 1977 Giulio Andreotti annotava nel suo diario: «Seduta a Montecitorio per il voto sull’aborto. Passa con 310 a favore e 296 contro. Mi sono posto il problema della controfirma a questa legge (lo ha anche Leone per la firma) ma se mi rifiutassi non solo apriremmo una crisi ma oltre a subire la legge sull’aborto la Dc perderebbe anche la presidenza e sarebbe davvero grave». Sulla Gazzetta Ufficiale del 22 maggio 1978 la legge n.194 compare a firma di tutti democristiani: il presidente della Repubblica Giovanni Leone, il presidente del Consiglio Andreotti e i ministri Tina Anselmi, Francesco Bonifacio, Tommaso Morlino, Filippo Maria Pandolfi. All’inizio di giugno 1978 il presidente Leone il quale, diversamente da re Baldovino del Belgio – che abdicò alla corona contro il parere del cardinale primate Godfried Danneels della “mafia di S. Gallo” – non aveva sentito il bisogno di dimettersi al momento della firma della legge abortista ma fu costretto poi a farlo in seguito alle polemiche sul caso Lockheed. La presidenza della Repubblica che era stata la meta con cui Andreotti sperava di coronare a sua carriera politica si concluse invece poco decorosamente nel 1993.

Se all’epoca però la Dc sacrificò i principi al potere, la Chiesa di Giovanni Paolo II non si arrese, anche a costo di perdere il referendum abrogativo nel 1981 riaffermando nel 1995, con la Evangelium Vitae, l’intangibilità della vita umana. Oggi anche la Chiesa pare però abbia ceduto le armi. In questi giorni, ha suscitato scandalo l’iniziativa dell’assessore regionale di Fratelli d’Italia, Maurizio Marrone, di istituire – firmando una convenzione con il Movimento per la Vita – un centro d’ascolto nell’ospedale Sant’Anna per fornire supporto e ascolto alle gestanti che ne abbiano necessità, nell’ambito di un più generale sostegno durante e dopo la gravidanza alle donne che vivono il momento con difficoltà. Tale servizio attua quindi pienamente il dettato dell’art. 2 della legge 194 così «contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre a donna alla interruzione della gravidanza». Sul fronte abortista le reazioni sono state furibonde ma da segnalare è il silenzio glaciale dei vescovi – in particolare piemontesi – e dei laici cattolici più in generale, sempre pronti a discettare su tutto quello che può compiacere il mainstream dominante. All’iniziativa di Marrone, il quotidiano della Cei ha dedicato un articolo abbastanza tiepido, il sito della diocesi non ne ha dato notizia e così pure quello dell’ufficio per la pastorale della cultura dove ogni manifestazione, anche la più profana, trova sempre adeguato spazio.

Sulla storica scia suicidaria dei cattolici democratici, la consigliera regionale Monica Canalis ha rubricato l’iniziativa come «atto dimostrativo» chiedendo invece più fondi per i consultori dove, secondo Claudio Larocca, presidente del Movimento per la Vita, «spesso l’approccio è ideologico, addirittura in qualche caso si spinge proprio per l’aborto». Il punto è che eliminato l’ordine della società da costruire secondo il diritto naturale, i cattolici si fanno strumentalizzare da tutti sul piano del funzionamento delle istituzioni e delle leggi e si illudono che basti fare poi i buoni samaritani o gli infermieri in un ospedale da campo. Benedetto XVI a Berlino aveva detto che il cristianesimo non ha mai preteso di rapportarsi direttamente alla politica, ma era sempre passato dal diritto naturale. Tolto il diritto naturale, il Vangelo si rapporta direttamente alla politica… degli altri però. Come suonano allora umane – e veramente evangeliche – le parole dell’agnostico Pier Paolo Pasolini: «Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell’aborto, perché la considero, come una legalizzazione dell’omicidio. Nei sogni, e nel comportamento quotidiano – cosa comune a tutti gli uomini – io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente».

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Dovremmo parlare della Gmg di Lisbona ma lo faremo più ampiamente domenica prossima. Diversi vescovi hanno accompagnato i numerosi giovani piemontesi nella capitale portoghese e tra questi è monsignor Guido Gallese, vescovo di Alessandria, delegato della Conferenza episcopale piemontese per la pastorale giovanile, le vocazioni e lo sport e che si è confrontato con loro su vari temi pronunciando un appello in linea con l’impostazione ecologica della Gmg: «Vivete la natura, sentitene il respiro e collegatelo a Dio che ne è l’origine. Se non cogliamo l’amore che c’è dietro ogni cosa, riduciamo tutto a tecnicismo». Genovese, classe 1962, ordinato prete nel 1990, pupillo dei cardinali Tarcisio Bertone e soprattutto Angelo Bagnasco che, regnante Benedetto XVI, lo ordina vescovo di Alessandria nel 2012 (diventando il più giovane presule italiano), Gallese è noto per essere uno sportivo e uno spirito giovanile ma anche – forse per le sue origini liguri – abbastanza appartato nel contesto dei vescovi piemontesi. Purtroppo, la piccola diocesi di Alessandria non versa in buone acque. Nonostante l’istituzione delle unità pastorali, secondo alcune fonti, vi sarebbero 40 parroci per 77 parrocchie e ogni anno sono almeno cinque i preti che vengono a mancare. Così, se l’aritmetica ha un senso, in otto anni la diocesi non avrà più sacerdoti.

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