TRAGEDIA SUL LAVORO

Strage di Brandizzo, errori e prassi. Indagine sui sistemi di sicurezza

La procuratrice Viglione: "Interrogatori non ancora programmati. Dobbiamo approfondire la documentazione". Al centro delle indagini le telefonate tra l'addetto di Rfi e la dirigente movimento di Chivasso. Ma si vuole capire il modus operandi del cantiere

Non sono ancora stati programmati gli interrogatori dei due indagati per l’incidente sul lavoro costato la vita ai cinque operai travolti da un treno a Brandizzo nella notte tra il 30 e il 31 agosto. Lo ha detto la procuratrice capo di Ivrea Gabriella Viglione. “Vedremo le nomine degli avvocati ed eventuali istanze, ma al momento dobbiamo approfondire la documentazione raccolta”, ha spiegato. Al centro delle indagini ci sono le ultime comunicazioni: sono agli atti diverse telefonate tra l’addetto di Rfi, Antonio Massa, 46 anni di Grugliasco, che fungeva da “scorta-ditta” sul cantiere, e la dirigente movimento di Chivasso che certificherebbero l’assenza del nullaosta per l’avvio dei lavori sui binari. Come a dire che gli elementi raccolti da telefonate, videocamere e altri dati al momento sono da analizzare, prima di proseguire ascoltando Massa e l’altro indagato, Andrea Girardin Gibin, 52 anni, di Borgo Vercelli, il capocantiere della Sigifer. In concreto significa che, a meno di richieste da parte degli indagati stessi, gli interrogatori non saranno immediati. La nomina dei legali da parte degli indagati non vedrà quindi seguire la fretta di ascoltare i loro clienti nei primi giorni della settimana.

Lo stesso risulta prematuro pensare a nuovi indagati. “Non so cosa accerteremo – spiega Viglione – stiamo valutando tutta la documentazione e i dati. Dobbiamo ancora andare avanti”. Non sono dunque ancora stati sentiti i vertici delle rispettive aziende, l’impresa appaltatrice, per cui lavorava il caposquadra, né la società pubblica che gestisce la rete ferroviaria. “Man mano che troviamo dati, valutiamo. Servono elementi concreti su cui sia utile e produttivo sentirli” chiarisce il magistrato, che aveva già spiegato come sotto la lente degli inquirenti ci siano le procedure nel loro complesso e non solo il fatto nello specifico. Per quanto riguarda i reati la procura indaga per disastro e omicidio colposo, ma non è escluso si arrivi a ipotizzare il dolo eventuale.

Certo è che i tempi di quella notte sono sotto osservazione e allargano le domande alla prassi. Sono le tre telefonate intercorse tra il tecnico Rfi e la centrale di Chivasso per il nullaosta al cantiere, che al momento non risulta essere stato mai dato, insieme agli orari dei tre treni intransito quella notte. I lavori, infatti, erano previsti in quel tratto e in orario notturno, ma era necessario coordinarsi con la sala operativa in quanto era previsto il passaggio di tre treni: uno di linea, uno di servizio (quello che ha travolto gli operai) e un terzo convoglio all’una e mezza di notte. Stando alle registrazioni, alle 23.30, la sala operativa avrebbe fornito all’addetto Rfi a Brandizzo delle fasce orarie nel corso delle quali effettuare i lavori, in relazione ai previsti passaggi dei treni, ma nessun via libera ad avviare il cantiere. Quando a mezzanotte, Massa richiama Chivasso per ottenere il nullaosta, il primo treno di linea è già transitato ed è possibile che sia stato erroneamente scambiato per il secondo che, invece, stava arrivando proprio in quel momento in stazione, a una velocità superiore ai 100 chilometri orari. Gli operai, a quel punto, si trovavano già sui binari, evidentemente autorizzati dal referente Rfi e dal capocantiere, ma senza alcun via libera dalla centrale. Nella telefonata, prima che la linea cada, si sente sopraggiungere il convoglio. Quando Massa, pochi secondi dopo, riesce a ricontattare la centrale di Chivasso, la tragedia si è già consumata.

Massa è stato il primo a finire nel registro degli indagati. “È un uomo distrutto”, sottolineano negli uffici della procura di Ivrea, dove le indagini sono coordinate dai pm Giulia Nicodemi e Valentina Bossi. Lui stesso, sentito nelle ore immediatamente successive il disastro, mentre ancora si trovava in ospedale a Chivasso, ha ribadito più volte di avere “mandato a schiantare quei ragazzi”. Un dramma nel dramma.

“I dati da raccogliere sono tantissimi” sottolinea Viglione. E sicuramente al vaglio ci saranno anche le misure che sarebbero state necessarie per segnalare il cantiere, come ad esempio una sorta di traversina da mettere sui binari a valle dei lavori, oltre ai semafori, che sarebbero diventati rossi solo in presenza di un nullaosta.

Sul luogo del disastro continua la processione di concittadini, parenti e amici delle vittime che depongono fiori. Su una delle porte di ingresso della stazione di Brandizzo è stato posto un casco giallo con un cuore rosso che sanguina. Per quanto riguarda i funerali dei cinque operai invece si dovrà attendere ancora qualche settimana, perché c’è un oggettivo problema con l’identificazione dei resti. Un pool specializzato di medici legali è al lavoro, con diverse tecniche, per riuscire a identificarli in maniera ragionevole: le procedure necessitano ancora di tempo.

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