GRANA PADANA

Lega d'Egitto, quella piemontese sconfessa il numero due di Salvini

La sparata di Crippa sul direttore dell'Egizio fa infuriare lo stato maggiore del Carroccio. E non solo per l'ingerenza "territoriale". Vecchie ruggini e sincera antipatia tra Molinari e l'ex portaborse del Capitano. La delegazione leghista difende Greco

Non succede tutti i giorni che il vicesegretario nazionale di un partito “leninista” come la Lega venga smentito in pochi minuti da tre suoi assessori. È quanto accaduto ad Andrea Crippa, numero due di Matteo Salvini che, in una intervista ha sparato in modo sguaiato quanto fuori luogo contro il direttore del Museo Egizio, inserendosi nel solco tracciato qualche giorno fa da un altro assessore regionale, il fratello d’Italia Maurizio Marrone. “Non lo confermerei” erano state le sue parole che in poco tempo hanno fatto scoppiare il putiferio. Il solito coro di solidarietà all’ottimo Greco, Marrone si gode qualche titolo in vista della corsa alle preferenze e invece il caso ha una coda ancor più polemica, se possibile, dopo che il numero due del Carroccio torna sulla questione.

“Faremo di tutto per cacciarlo e chiediamo al ministro della Cultura Sangiuliano di cacciarlo se non si dimette lui” ha detto Crippa ad Affaritaliani. Non contento, poi, ha calcato ulteriormente la mano definendo Greco: “un direttore di sinistra che ha gestito il Museo Egizio in modo ideologico e razzista contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana. Ha fatto sconti solo per i musulmani e mai per chi professa altre religioni (in realtà lo sconto era per gli arabi, ma adesso vai a spiegare a Crippa la differenza ndr)”. In sintesi “Va cacciato subito, meglio quindi se fa un gesto di dignità e se ne va lui. Incredibile che dopo aver gestito il Museo in modo ideologico ora chieda di mantenere la poltrona al governo di Centrodestra”. Tralasciando il fatto che l’incarico di Greco non è in scadenza e che anzi è stato rinnovato durante il mandato regionale di Alberto Cirio, ciò che più ha lasciato sorpresi è stata la reazione di tre assessori leghisti a queste parole. “Le polemiche di questi giorni attorno alla figura del direttore non scalfiscono la fiducia e la stima della Regione nei confronti dell’uomo e del professionista che ha dimostrato in questi anni di lavorare bene nell’interesse del museo e della comunità”, scrivono in una nota congiunta il vicepresidente della Regione Fabio Carosso, l’assessora alla Cultura Vittoria Poggio e il collega alle Partecipate Fabrizio Ricca. “Padroni a casa nostra” sembrano voler dire i tre in un atto inusuale e irrituale, viepiù in un partito come la Lega.

E se qualcuno all’inizio aveva visto la mano del governatore, una tesi ben più gettonata indica nel capogruppo a Montecitorio Riccardo Molinari il regista di questa “ribellione”. Chi lo conosce sa, infatti, che il segretario regionale (“nazionale” secondo il lessico di una Lega che non c’è più) mal sopporta le ingerenze da Oltreticino e se ci metti anche un po’ di sincera antipatia nei confronti dell’ex portaborse del Capitano poi promosso a deputato ecco congiungersi tutti i pezzi del puzzle.  

Ma perché tanto astio da parte di Crippa? Bisogna tornare indietro di qualche anno, al 2016 quando l’allora assistente di Salvini si prese la briga di inscenare una finta telefonata con il centralino del museo per dimostrare che il direttore e le sue promozioni erano discriminatorie nei confronti degli italiani. Ma dall’altra parte non c’era il centralino dell’Egizio e così la querelle politica diventa giudiziaria, terminata con il successo in Appello del politico leghista. Che evidentemente, ha buona memoria. 

In serata arrivano anche le parole di Cirio che (forse) chiudono la vicenda: “Riconosciamo come Regione al direttore Greco grande preparazione e capacità. Io sono una persona pragmatica, per me contano i risultati e con Greco i risultati sono arrivati”.

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