SANITÀ & POLITICA

Pronto Soccorso e 118, nuove regole.
Dalla Lega una riforma "centralista"

Migliorare e uniformare, tra tutte le Regioni, il sistema di emergenza e urgenza. Più integrazione tra territorio e ospedale. Picco, tra i relatori a Palazzo Madama: "In Piemonte lo stiamo già facendo". De Iaco (Simeu): "Problemi tuttora irrisolti"

Ci voleva il partito nato e cresciuto predicando la secessione prima, la devolution poi e l’autonomia ora, per provare finalmente a uniformare a livello nazionale almeno un pezzo della sanità. Comunque lo si giudichi, il disegno di legge per la riforma del sistema sanitario di emergenza e urgenza, prima firmataria la senatrice della Lega Maria Cristina Cantù, è un segno dei tempi, cambiati anche e soprattutto per la forza politica di Matteo Salvini.

“Il nostro obiettivo è garantire un servizio nazionale innovativo e omogeneo su tutto il territorio”, spiega Cantù, vicepresidente della commissione di Palazzo Madama dove ha presentato il testo che, se arriverà in porto mettendo sul campo quel che ora è sulla carta, rappresenterà un significativo cambio di passo, non solo nell’organizzazione di una delle branche più cruciali della medicina, ma anche nel rapporto tra le Regioni e il governo centrale della sanità. 

A fronte di un quadro attuale dove ogni Regione agisce in maniera pressoché autonoma, pur in presenza di problematiche e criticità diffuse su tutto il territorio del Paese, la riforma intestatasi dalla Lega mira a disporre linee guida e protocolli comuni, pur lasciando qualche spazio di autonomia. Uno dei punti innovativi è quello del riordino del sistema sanitario di emergenza preospedaliero e la necessaria integrazione con quello ospedaliero”. Oggi il confine tra ciò che avviene all’esterno e all’interno dell’ospedale è ancora molto marcato e proprio in questa divisione, a detta degli operatori, sta uno dei non pochi problemi che riversano le loro conseguenze sui Pronto Soccorso, ingolfandoli, così come sui reparti spesso in carenza di posti letto, sulle stesse condizioni di lavoro dei sanitari e prima di tutto sui pazienti.

Alcuni passi in avanti, in via autonoma e sperimentale, si stanno facendo, come nel caso del Piemonte dove i medici dell’urgenza ospedaliera hanno incominciato a lavorare anche nell’emergenza sul territorio, ovvero nel servizio 118. “Uno scambio di esperienze e professionalità estremamente importante”, ha ricordato Carlo Picco, commissario di Azienda Sanitaria Zero, tra i relatori dell’incontro di ieri al Senato. Una presenza, quella di Picco a fianco della senatrice Cantù, che ha confermato semmai ce ne fosse ancora bisogno come il manager che dirige anche l’Asl Città di Torino sia l’uomo forte della sanità nella Lega, anche e ben oltre i confini piemontesi. Per Picco “serve un ulteriore riconoscimento della professionalità degli infermieri e degli altri operatori dell’emergenza-urgenza”, aspetto che viene trattato nella riforma “attraverso la definizione di standard formativi specifici, così come attenzione è posta nella definizione della figura del soccorritore e dell'autista soccorritore, insieme al consolidamento dei sistemi di elisoccorso regionali e interregionali”.

Le linee della riforma prevedono “la riorganizzazione del pronto soccorso e dei Dea, anche attivando percorsi rapidi di trattamento, in base ai livelli di urgenza, così come la digitalizzazione dei processi clinico-assistenziali e ospedalieri, insieme all’incremento dei posti letto attraverso la riqualificazione delle strutture preesistenti, ad esempio ospedali e Rsa, comprese quelle nate a seguito della pandemia Covid”. La necessità di avere una legge di riordino che possa garantire efficienza e omogeneità organizzativa in tutta Italia dell’emergenza-urgenza è sottolineata da Giovanni Migliore, presidente di Fiaso, la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere.

Il disegno di legge, per Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di medicina di emergenza e urgenza, “ha il merito di intervenire su molti punti ancora irrisolti della fase che precede l’arrivo in ospedale del paziente. Il distacco tra ospedale e medicina territoriale è ancora troppo grande, perciò – spiega il direttore del Pronto Soccorso dell’ospedale Maria Vittoria di Torino – l’obiettivo finale è un sistema unico efficace e sostenibile che preveda la totale integrazione tra le due fasi, attraverso l’unicità del ruolo dei sanitari e la piena condivisione delle funzioni di coordinamento”. Il giudizio positivo dell’iniziativa parlamentare da parte di Simeu arriva anche perché “si prevede uno standard nazionale che oggi non c’è”, con ciascuna Regione che si muove in quasi totale autonomia. Parola d’ordine della Lega che, però, volendo mettere mano a uno degli aspetti più critici della sanità, non rinuncia affatto a prevedere regole uniformi da Nord a Sud. 

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