GIUSTIZIA

Parcolimpico, scontro tra carabinieri. Accuse, denunce e prove "tarocche". Indagato l'ex comandante dei Ros

In una querela contro il responsabile dell'aliquota dell'Arma alla Procura di Torino, braccio operativo del pm Colace, pesanti rilievi sull'attività investigativa. E dagli atti depositati spunta il nome del generale Lauretti (assieme a quello del commissario prefettizio)

Una maxi-indagine che nel corso degli anni, otto da quando sono iniziati i primi accertamenti, si è diramata in numerosi filoni investigativi con un altrettanto lungo elenco di reati contestati: dalla turbativa d’asta alla corruzione, dal traffico di influenze illecite alla rivelazione di segreto d’ufficio, fino a presunti danni erariali. Ora ad aggiungersi al coacervo di carte che riguardano le inchieste su Parcolimpico e dintorni si aggiunge una dettagliata denuncia sul comportamento di alcuni ufficiali di polizia giudiziaria in forza alla Procura di Torino alle dirette dipendenze del titolare dell’indagine. A chiedere di procedere nei loro confronti, ravvisando gravi illeciti penali, è Luigi Pappalardo, ex rappresentante nazionale dei carabinieri nel Cocer (il sindacato delle Forze Armate) oggi titolare di una società di security.

Nella querela, presentata alcuni giorni fa, viene tirato in ballo il tenente colonnello Luigi Isacchini, responsabile dell’aliquota dell’Arma al Palazzo di Giustizia, braccio operativo del pm Gianfranco Colace in questa come in altre indagini, e di alcuni suoi sottoposti. A detta di Pappalardo, Isacchini e collaboratori avrebbero fornito al magistrato false informazioni patrimoniali su redditi che lui avrebbe percepito mentre era ancora in servizio nei carabinieri da società private di sicurezza che operavano a Parcolimpico. Circostanza non solo smentita dagli atti depositati nel procedimento ma di cui lo stesso Colace non avrebbe tenuto conto né prendendo gli eventuali necessari provvedimenti degli autori del “falso”.

A Pappalardo è stato inoltre contestato di aver inviato ad un magistrato, in servizio alla Procura di Asti, un messaggio col quale lo informava che a breve Colace sarebbe stato affiancato da un altro magistrato, proprio nell’indagine su Parcolimpico. Nella comunicazione allegava due file in pdf che i carabinieri nell’informativa trasmessa alla Procura hanno indicato come “documenti che non si riescono ad aprire”, quasi a insinuare si trattassero di documenti riservati. Anche in questo caso Pappalardo dichiara di aver estrapolato i file contestati e di aver spiegato tutto in una memoria che il pubblico ministero sembra non prendere in considerazione. A quel punto decide di affidare una perizia che arriva a una conclusione a dir poco sconcertante: “La polizia Giudiziaria – si legge testualmente – ha volontariamente manipolato il report, rendendo indisponibili le immagini attraverso una specifica funzione di censura prevista dak programma Cellebrite UFED, utilizzato per la realizzazione della copia forense e del successivo report”. Accuse molto pesanti che andranno verificate, non solo dalla Procura di Torino ma anche da quella di Milano, dove Pappalardo ha sporto denuncia inviandone copia al Ministero di Giustizia, al Csm e al Procuratore generale della Corte di Cassazione.

Ma non è tutto. La seconda vicenda che viene denunciata riguarda un’inchiesta per fuga di notizie e rivelazione di segreto d’ufficio che sarebbe avvenuta nel luglio 2022. Il pm Colace e il Ten. Col. Isacchini, nell’indagare sulle società di security che lavorano all’interno del PalaAlpitour, avrebbero scoperto che alcuni operatori giudiziari, ufficiali di pg e magistrati, avrebbero eseguito accessi, senza averne titolo, al sistema informatico della Procura per controllare gli esiti del procedimento penale e i nominativi degli indagati.

Dagli atti depositati spuntano nomi eccellenti, finora mai usciti nella pur ricca pubblicistica che ha accompagnato in questi anni le diverse fasi dell’indagine. Oltre a quelli ampiamente noti – dal patron di Set up Giulio Muttoni, suo figlio, il re dei concerti di Live Nation Roberto De Luca, l’ex parlamentare Stefano Esposito, l’ex assessore comunale Enzo La Volta – indagati risulterebbero pure il commissario straordinario di Parcolimpico Giorgio Zanzi, nominato dal Prefetto di Torino a seguito dell’interdittiva antimafia alla vigilia delle Atp, il direttore generale della società Daniele Donati, il commercialista Paolo Vernero e il generale dei carabinieri Benedetto Lauretti. Figura carismatica e nota non solo all’interno dell’Arma (come testimoniano le sale stracolme alle presentazioni dei suoi libri sulla criminalità organizzata), già comandante dei carabinieri del Ros e della Scuola Allievi Carabinieri alla Caserma Cernaia di Torino, Lauretti è un nome destinato a far clamore.

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