EDILIZIA SANITARIA

Nuovi ospedali, avanti (con ritardi). Slittano ancora i tempi per Cuneo 

Rinviata a gennaio la Conferenza dei Servizi. Il Gruppo Dogliani promette il nuovo progetto e piano finanziario per il 15 novembre. Icardi: "Leggero ritardo", ma è passato più di un anno senza che si muovesse foglia. Più che posare la prima pietra si rischia di mettercela sopra

“Un leggero ritardo”, ammette non potendo fare altrimenti l’assessore alla Sanità di fronte all’ennesimo rinvio sul nuovo ospedale di Cuneo, il primo della lista di quelli che in Piemonte attende e non si sa per quanto ancora. Sul ritardo, non il primo e si ha ragione di sospettare neppure l’ultimo, c’è poco da dire. Quanto a definirlo leggero, dopo oltre un anno dalla proposta di partenariato pubblico-privato avanzata dalla holding della famiglia Dogliani e ancor più considerando l’iniziale progetto di affidare all’Inail la realizzazione del nosocomio, beh l’aggettivo appare a dir poco inappropriato. 

E pur se Luigi Icardi, oggi a Cuneo insieme al presidente Alberto Cirio per presentare lo stato dell’arte della procedura, si riferisce allo slittamento a gennaio della Conferenza dei servizi (uno dei tanti passaggi procedurali prima dell’avvio concreto dei lavori), anche questo ulteriore spostamento in avanti dei tempi non appare l’atteso rimedio a quelli perduti. Piuttosto la conferma di un cammino incominciato, si fa per dire, col piede sbagliato e che, nonostante annunci e rassicurazioni, appare difficile vederlo verso la discesa. A meno di non intendere un incombente baratro per l’edilizia sanitaria in Piemonte di cui il futuro polo cuneese dovrebbe essere l’apripista, nonché il primo di cui vedere la compiuta realizzazione, nel giugno 2029, secondo i piani della Regione. Intanto quelli che avrebbero dovuto avviare in fretta l’iter con l’approvazione del partenariato, di fatto sono saltati. Come peraltro anticipato tempo addietro dallo Spiffero lo scorso 13 luglio, il progetto e soprattutto i conti presentati dalla Inc del Gruppo Fininc a cui capo c’è la famiglia Dogliani, non tornano più. Il vaglio di vari uffici regionali e di altri advisor tra cui Ires, ha di fatto stabilito che quella proposta non è adeguata, tantomeno attuabile. Aspetti tecnici e modifiche richieste dopo l’analisi fatta in Regione e dagli altri enti coinvolti, conti economici da rifare. Tutto questo, pochi mesi dopo l’arrivo al vertice dell’Aso cuneese del commissario Livio Tranchida in sostituzione di Elide Azzan, l’allora direttore generale che dopo un anno trascorso senza arrivare all’indispensabile dichiarazione di pubblica utilità del partenariato si dimise al culmine di uno scontro, sicuramente epistolare, con l’assessore Icardi. 

Un anno e più senza fare un passo avanti, in una situazione di stallo, alla messicana vien da dire guardando a quanto accaduto tra vertice dell’azienda e quello della sanità regionale. Dietro alle resistenze di Azzan nel procedere come le veniva chiesto da Torino c’erano già quegli elementi critici della proposta che oggi sono alla base dell’ulteriore ritardo? La manager li aveva esplicitati oppure ha preferito tergivarsare arrivando poi allo scontro e alle successive dimissioni? C’è anche questo attorno, anzi dentro, la questione che più d’uno immaginava potesse risolversi rapidamente con l’arrivo di Tranchida, manager di lungo corso e attento alle procedure, non certo uno dalla firma facile. Oggi Cirio ne ha riconosciuto capacità e impegno: “Sta facendo un ottimo lavoro con passaggi e tempi definiti in modo puntuale e preciso”. Poi il governatore ha aggiunto che “abbiamo aggiornato il cronoprogramma a causa del rincaro dei prezzi delle materie prime e dell'aumento del costo del denaro che colpiscono tutti i settori”. Da qui lo slittamento dall’autunno a gennaio della Conferenza dei servizi. “Un ritardo di pochi mesi”, anche per il presidente come se quanto (non) successo dall’estate dello scorso anno ad oggi non contasse e nessuno, se del caso, dovesse essere chiamato a renderne conto. 

La domanda è lecita: si è scoperto soltanto con l’arrivo del commissario e il vaglio cui egli ha sottoposto da proposta di partenariato, che questa non era adeguata? Il rincaro dei costi e le necessità cliniche-gestionali poste in evidenza nei rilievi, sono emersi soltanto all’inizio dell’estate, dunque pochissimi mesi fa? Oggi, proprio in seguito a queste necessità, viene spiegato che il Gruppo Dogliani si è reso disponibile a modificare la proposta, ma per presentarlo ha chiesto tempo fissando al 15 novembre la data in cui consegnerà il nuovo progetto e il nuovo piani finanziario. Una serie di incontri tra impresa e Aso tra agosto e settembre hanno portato, tra richieste di chiarimenti e passaggi procedurali, a quello che oggi in prefettura a Cuneo Cirio e Icardi hanno presentato come il nuovo cronoprogramma, tecnicistico sinonimo di non certo imprevedibili ulteriori ritardi. 

“Il tempo speso in progettazione rende al cubo durante la realizzazione”, sostiene Icardi. Quello perso, in più di un anno, è un passivo su cui non si può mettere una pietra sopra, anche se sarebbe forse la prima ad essere posata in attesa di quella del cantiere. E nei tempi fissati promette di stare Tranchida, assicurando il completamento della procedura in capo alla sua azienda entro fine anno. Sempre che tutto fili liscio e la nuova proposta soddisfi tutte le richieste. Poi toccherà alla Regione dare il parere vincolante per definire di pubblica utilità il partenariato. Resta il nodo, non marginale, delle risorse. “I soldi della Regione sono 750 milioni per tutto il Piemonte. La quota su Cuneo è di circa 150 milioni, quindi superiore al 20%. Soldi che sono già impegnati da una delibera di giunta regionale”, spiega Cirio aggiungendo che “dopo tanti anni di immobilismo, oggi, grazie ai fondi Pnrr, si possono fare ospedali nuovi”. Rassicurazioni che, visti i non improbabili ulteriori rincari dei costi, saranno messe alla prova dei fatti quando l’azienda ospedaliera, terminate le sue incombenze, passerà la palla alla Regione. Con le elezioni sempre più vicine e i nuovi ospedali, ancora sempre più lontani.

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