CINQUE CERCHI

Olimpiadi 2026, prima gli austriaci. Meglio all’estero che in Piemonte

Malagò annuncia che il bob non sarà a Cortina (ma va?) e che quindi le competizioni per i Giochi invernali si sposteranno oltreconfine. Si parla di Innsbruck e Saint Moritz. Neanche citato l'impiato di Cesana. Scazzo bipartisan dal Veneto a Torino

La pista da bob per le Olimpiadi invernali del 2026 non sarà a Cortina. E neppure a Cesana. Meglio all’estero. Ad annunciarlo, mettendo definitivamente fine a una querelle che dura da mesi, è il presidente del Coni Giovanni Malagò: “Milano-Cortina 2026 dovrà individuare un’altra sede fuori dall’Italia” per tutte le gare di bob, slittino e skeleton ha detto il numero uno del Comitato olimpico nel corso della sessione del Cio a Mumbai in India, dove cinque nuove discipline estive (cricket, baseball e softball, flag football, lacrosse e squash) sono entrate nel programma dei Giochi del 2028 in programma a Los Angeles.

Ma torniamo a quelli invernali dove il pasticciaccio brutto sul bob, tra incapacità gestionali, il rischio di sprecare milioni di risorse pubbliche e veti incrociati ha portato a impasse durata fino a oggi. “Solo due giorni fa – ha detto Malagò – il Governo ci ha comunicato di considerare l’opzione migliore e più sostenibile. Stiamo già lavorando per sondare tutte le possibili alternative insieme al Cio e alle Federazioni internazionali, prima di presentare il tutto al Consiglio per l’approvazione definitiva. A questo proposito, è importante ricordare che una decisione come questa avrà conseguenze sul budget del Comitato organizzatore e sull’intera operazione”: difficile immaginarlo prima. Tornano così in ballo Innsbruck e St. Moritz. Insomma, prima gli austriaci (e in seconda battuta gli svizzeri).

Malagò non cita nemmeno l’opzione Cesana, nonostante la Regione Piemonte e la Città Metropolitana di Torino avessero messo a disposizione il sito già dallo scorso inverno quando hanno iniziato ad addensarsi le prime nubi sul sito veneto. “Sono davvero rammaricato per una scelta che è profondamente sbagliata e porterà, di fatto, le Olimpiadi italiane fuori dall’Italia” dice il sindaco di Torino Stefano Lo Russo. “Con la Regione – ricorda – avevamo sin da subito messo a disposizione gli impianti di Torino e dell’area metropolitana, un territorio dove già in passato avevamo dimostrato di sapere organizzare e gestire i Giochi olimpici invernali. Mi dispiace che il governo abbia scartato questa opzione preferendo investire all’estero somme dei contribuenti italiani, invece che usarle per riqualificare i nostri impianti”. Lo Russo sottolinea poi che “se si fosse partiti per tempo e se si fosse colta la disponibilità che avevamo fornito fin da subito, tutto questo si sarebbe potuto evitare. Oltretutto – conclude – con questa decisione sfuma un’occasione unica di ripensare anche al futuro della pista di Cesana”.

Per l’assessore allo Sport del Piemonte Fabrizio Ricca si tratta di una decisione “insensata e deleteria per l’intero evento”. “L’opzione di un bob svolto in Piemonte è l’unica che garantirebbe l’integrità di giochi olimpici interamente italiani – ha proseguito Ricca –. Noi ci siamo sempre stati e continuiamo a esserci perché siamo coscienti di essere il territorio più preparato in Italia per gli sport invernali”. Lo scontento è bipartisan e va dal Veneto al Piemonte. “Le dichiarazioni di Malagò pesano come pietre. Veniamo infatti a sapere, a cose fatte, che il Governo ha ufficialmente annunciato la volontà di rinunciare alla realizzazione della pista di bob, slittino, skeleton e para-bob a Cortina per spostare le gare in una sede già esistente e funzionante fuori dall’Italia. Questa è una sconfitta per tutto il sistema Paese” afferma in una nota il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, mentre il senatore e segretario dei Pd veneto Andrea Martella chiede al ministro dello Sport Andrea Abodi di riferire in Parlamento: “Le difficoltà relative alla pista da bob, infatti, erano assolutamente note ed è molto grave che il Governo abbia informato il Coni solo due giorni fa e, soprattutto, che non lo abbia ancora fatto pubblicamente e nelle sedi istituzionali opportune”.

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