GLORIE NOSTRANE

Saracco one man show, li stende tutti

Il rettore si congeda dal Politecnico con due ore di lectio-spettacolo per raccontare la sua Tecnosofia. Gran dispendio di mezzi tecnologici. Politici in fuga, platea tramortita. E il ministro Urso riesuma il centro per l'intelligenza artificiale (con relativo G7)

Un addio da guinnes dei primati. Supera di poco le due ore lo show con cui Guido Saracco si congeda dopo sei anni. Perché è questo il punto, non l’inaugurazione del nuovo anno accademico, che resta buona come scusa per elencare conquiste e successi. Di fronte alla platea dell’aula magna il Magnifico di corso Duca degli Abruzzi recita il suo show, a metà tra una convention all’americana e una pièce teatrale. Comincia con l’appendere la toga al manichino, si siede su una panchina a conversare con uno studente, parla con quattro avatar di se stesso, manda in onda un’intervista doppia col suo direttore generale. Tecnologia al servizio dell’ars retorica, come quando un rumore di fondo montante e fastidioso si azzera mentre Saracco pronuncia le parole: “Fermare il caos”.

Cotanto ego potrebbe candidarsi al Quirinale altro che governatore. Eppure i primi a scappare dalla platea sono proprio i politici: non il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che Saracco fa aspettare un’ora e cinquanta minuti prima di invitarlo sul podio. Peccato, perché avrebbe anche qualcosa da dire: proverà a portare un futuro G7 sull’intelligenza artificiale qui a Torino e ha novità sul Centro per l’intelligenza artificiale che il capoluogo piemontese aspetta da un paio d’anni, tra promesse e smentite. Stavolta si fa sul serio, anche se nessuno ci crede più: “Abbiamo approvato lo statuto, il Centro Ai arriverà a breve” e sarà “da subito operativo e finanziato con 20 milioni di euro l’anno”. Sarà. Il problema è che una sede ancora non c'è e la fiducia, intanto, è scivolata verso un certo scetticismo.

La due ore di Saracco diventano un supplizio per tutti i presenti e quando, dopo un’ora e venti, comincia la sezione dedicata alla parità di genere la platea cede clamorosamente. Gli assessori del governatore Alberto Cirio (già andato via da un pezzo) Elena Chiorino e Matteo Marnati si decidono a lasciare. È il via libera: a stretto giro li seguono il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle, il segretario generale della Compagnia di San Paolo Alberto Anfossi e anche il deputato Pd Andrea Giorgis, che rientra giusto per non negarsi due chiacchiere con la senatrice e compagna di partito Anna Rossomando a fine prosopopea.

Nonostante tutto, Saracco resta il meno nerd del Politecnico e infatti insiste sulla necessità di interrompere le “carriere monacali” dei ricercatori per “formare tecnologi con spessore umano” e del suo impegno nell'assumere umanisti. Il punto della sua Tecnosofia è proprio quello di non rinchiudersi nei numeri, quindi spazio anche agli imprenditori. Lo special guest è Stefano Buono, che dopo una vita di successi all'estero oggi è stabile a Torino. Ne canta le lodi: “L’università costa poco, si vive bene, c’è cultura”, forse spingendosi un po’ oltre: “Credo che Torino sia un luogo davvero interessante dove fare impresa e innovazione”. Sarà anche vero, ma la sua biografia dice l’opposto: Buono (che ha fatto superiori e università di Fisica a Torino) è noto per aver venduto a Novartis la Advanced accelerator applications per 3,9 miliardi di euro. Un'azienda da lui fondata in Francia, a Saint Genis Pouilly (200 metri dal Cern). "La scelta fu dettata da ragioni regolatorie e finanziarie”, spiegò lui stesso al Sole 24 Ore. Solo dai cugini d'Oltralpe esisteva la registrazione per un farmaco radiottivo e in più offrivano un sostanzioso credito di imposta per la ricerca: "Il doppio vantaggio ci indusse a porre la sede in Francia e non in Svizzera né in Italia”. Non sarà il Cern, ma almeno il Centro per l’Ai arriverà. A meno che il Governo non se ne scordi di nuovo.

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