VERSO IL 2024

Europa bellissima per Damilano, trattative in corso con Forza Italia

L'imprenditore acqua&vino dopo aver fallito la presa di Torino punta a Bruxelles. Impresa non facile ma "utile" soprattutto a un partito a corto di consensi e in crisi finanziaria. E porterebbe in dote alle regionali un po' di voti moderati. Una mazzata per Cota

Chissà se anche questa volta, indulgendo al superlativo e sfidando la superstizione, dipingerà come “bellissima” pure l’Europa? Con Torino non è finita bene e “Piemonte bellissimo” non è andato oltre il brand. Adesso Paolo Damilano, l’imprenditore acqua&vino candidato a sindaco del centrodestra sconfitto da Stefano Lo Russo, quell’aggettivo al massimo potrà usarlo come slogan, perché la lista già c’è e pure il simbolo: quello di Forza Italia

A lui, figliol prodigo di un centrodestra prima corteggiato poi abiurato e infine riabbracciato, non resta che aspettare per capire in quale posizione sarà, ma la consonante potrebbe aiutarlo. Di certo d’aiuto gli dev’essere stato quel silenzioso (al contrario della rumorosa rottura) riavvicinamento all’alleanza per cui due anni fa scese in campo sotto la Mole, così come a giovargli è pure la situazione complicata e un poco traballante del partito orfano del fondatore (e finanziatore). 

Dunque Damilano torna in campo e lo fa nella vasta prateria, pronta a trasformarsi in steppa, della Circoscrizione Nord-Ovest che, più vasta e popolata delle restanti in cui è suddiviso il Paese, porta a Strasburgo 20 parlamentari. La sua presenza nella lista azzurra è data se non come cosa fatta altamente probabile. Una sfida a dir poco difficile, ma che non pare intimorire l’imprenditore con la passione per la politica, il quale anzi avrebbe lavorato sottotraccia per mesi al fine di ottenere una candidatura, sfumata alle scorse politiche (dove bussò pure alla porta di Carlo Calenda) e ora a portata di mano. Con il viatico di una parte di quei vertici forzisti che non erano stati teneri davanti all’intemerata di Damilano contro la politica dei partiti e, in particolare, del centrodestra. Un attacco al vetriolo quello che scagliò dal suo scranno in Sala Rossa verso la coalizione, decidendo di uscirne rumorosamente non riconoscendovisi più, disse, lamentando “una deriva populista”.

In quei giorni primaverili, ma improvvisamente caldi per la politica piemontese, il coordinatore regionale di Forza Italia non lesinò una piccata replica: Se lui non riconosce più noi – sillabò Paolo Zangrillo – io non riesco più a riconoscere lui. È stata un'uscita veramente fuori luogo”. Da lì in poi un periodo di gelo che non sarebbe, tuttavia, durato a lungo. E così, superata l’ipotesi di Alberto Cirio nuovamente verso i lidi europei a scapito di un solido mantenimento del Piemonte, nello scouting che Antonio Tajani ha avviato il nome dell’imprenditore torinese si è fatto sempre più sottolineato negli appunti, sbianchettando quella rottura ormai superata. In un partito che non può nascondere, tra i non pochi problemi, anche quello delle finanze (e di soldi una campagna europee ne richiede molti) un figliol prodigo che il vitello grasso non ha difficoltà a fornirlo è un ulteriore atout. Inoltre, la coincidenza con le regionali potrebbe portare in dote alla coalizione quel consenso moderato che a Torino riuscì a intercettare nella competizione comunale e al momento in gran parte congelato nella successiva non brillantissima azione di opposizione.

Quanto alla probabilità di essere eletto, banalmente, tutto dipenderà da quante preferenze sarà in grado di raccogliere in un enorme bacino elettorale dove a farla da padroni sono sempre i lombardi e dove lì, Oltreticino, c’è un collaudato recordman in fatto di voti e che risponde al nome di Massimiliano Salini, fermamente deciso a restare in Europa. L’incognita per Damilano, al di là del risultato che farà Forza Italia ( e già questo si presenta come un’arrampicata di settimo grado), potrebbe prefigurarsi sempre in terra lombarda se, a dispetto degli annunci di oggi, domani Letizia Moratti, altro ritorno all’ovile, decidesse di correre per un seggio a Bruxelles. Pure in questo caso, anzi di più, i danè non sarebbero un problema. Semmai lo sarà la candidatura di Damilano per chi, come l’ex governatore leghista da tempo passato nelle file azzurre Roberto Cota non fa mistero di puntare anch’egli sull’Europa. Per lui, la notizia della candidatura dell’imprenditore, non sarà bellissima, neppure bella. 

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