VERSO IL 2024

Da oppositore a supporter di Cirio,
la doppia vita (politica) di Magliano

Scoppia il caso del consigliere dei Moderati. Dopo il veto di Costa anche i partiti del centrodestra non vedono di buon occhio la sua presenza nella lista del presidente. "Almeno passi in maggioranza". Un piano per lanciarlo come candidato sindaco di Torino

Il problema è se Silvio c’è. Suona ben diversamente rispetto all’indimenticata versione originale alle orecchie di Alberto Cirio, il refrain tradotto in veto esplicito che l’amico Enrico Costa gli va ripetendo di fronte all’ipotesi di una candidatura di Silvio Magliano nella lista del ricandidato presidente. Il nome dell’attuale consigliere regionale dei Moderati che siede sui banchi dell’opposizione nella formazione civica costruita attorno al nome di Cirio e nel perimetro centrista è già un problema Tutti i segnali lasciano intendere come non lo sia solo, si fa per dire, agli occhi attenti del vicesegretario di Azione, ma riguardi un po’ tutti i partiti del centrodestra.

È chiaro come all’ex ministro monregalese, decisamente orientato a sostenere Cirio e inserire nella lista alcuni suoi esponenti, non sfugga il fatto che nel caso in cui Magliano si presenti come capolista a Torino si troverebbe a portare voti e, magari a contribuire all’elezione, di chi poi, verosimilmente, sarebbe pronto a costituire il gruppo Moderati-Italia Viva, lasciando cornuti e mazziati i calendiani. Ecco perché del “o lui o noi” intimato da Costa, non lasciando spazio a una mediazione che preluda a una coabitazione nella formazione civica del partito di Carlo Calenda e dell’ex Ncd passato poi sotto l’ala del fondatore dei Moderati Mimmo Portas. E proprio quel passaggio dall’ormai disciolto partito di Angelino Alfano al fortunato brand di Portas è uan tappa importante anche per comprendere il rapporto tra Magliano e Costa, con quest’ultimo che non gli ha mai perdonato l’aver utilizzato quell’occasione per liberarsi dall’abbraccio politicamente ormai improduttivo e ingombrante di Vito Bonsignore, salvo poi tradire i patti e collocarsi nel centrosinistra ai tempi di Piero Fassino sindaco.

Oggi l’attuale consigliere regionale di estrazione ciellina s’appresta a compiere il percorso inverso, pronto a salire sul carro di Cirio, il quale è legittimamente attratto dai voti che Magliano porterebbe alla lista, ma è anche posto dinanzi all’aut aut postogli dall’amico di lunghissima data. Una rottura fragorosa con Azione, ma prima ancora proprio con Costa, non sarebbe certo l’avvio ottimale per una formazione che sulla carta e in base ad alcune rilevazioni supererebbe agilmente la doppia cifra nelle urne.

C’è dell’altro attorno alla presenza di Magliano in lista. C’è, eclatante, il suo attuale ruolo di oppositore, pur garbato e tutto sommato innocuo, dell’attuale maggioranza con cui s’appresta a correre per la prossima legislatura. Una posizione politicamente non facile da spiegare, in primis proprio a quei partiti della coalizione che già mostrano un evidente fastidio di fronte a un annunciato cambio di fronte, senza peraltro alcun segnale di “operoso ravvedimento”. Dal centrodestra si fa notare come un’eventuale candidatura nella lista del presidente richiederebbe, oggi e non dopodomani, un atto politico chiaro da parte di Magliano che segni l’immediato passaggio in quel fronte con cui egli intende presentarsi agli elettori. Una decisione che, seppur arrivando parecchio tardiva nell’ultimo scampolo di legislatura, il diretto interessato non ha finora mostrato di voler assumere e, per questo, aumentando l’irritazione nei partiti della coalizione. Comprensibile che il diretto interessato faccia orecchie da mercante, anche per evitare una scelta che inevitabilmente si riverberebbe su Palazzo civico dove i Moderati siedono nella giunta di Stefano Lo Russo. Per quanto sia solida la concordia istituzionale difficile che possa reggere una simile onda d’urto.

Inoltre, circola con insistenza, e non smentita, la voce di un piano che prevedrebbe nel caso di elezione l’attribuzione a Magliano di un assessorato legato alla sua propensione al sociale, ma soprattutto in grado di avere forte valenza su Torino. E questo perché sempre lo stesso piano, che originerebbe da ambienti vicini a Comunione e Liberazione, avrebbe come obiettivo preparare la candidatura dell’attuale consigliere regionale a sindaco per il centrodestra. Un centrodestra da cui le reazioni a quelli che sono più di rumors non si fanno attendere e, con la premessa delle riconosciute capacita e qualità del potenziale candidato (nella lista di Cirio e financo a sindaco in futuro), non sono certamente morbide. Da quel fronte, sia pure senza il crisma dell’ufficialità che darebbe ulteriore importanza al piano, si fa notare che se si discute di candidature del centrodestra, prossime o più lontane, non possono essere tagliati fuori i partiti che lo compongono.