CINQUE CERCHI

Malagò (alle strette) riapre a Cesana

Cade il veto del mondo dello sport alla pista di bob in Piemonte. Le gare olimpiche di Milano-Cortina possono farsi qui "se l'esecutivo assicura fattibilità e tempi" dice il numero uno del Coni, che voleva andare a St. Moritz. Il governatore Cirio: "La partita non è chiusa"

La partita resta aperta. Nel momento di massima pressione su Giovanni Malagò il numero uno del Coni non può che aprire uno spiraglio sulla possibilità di ospitare le gare a cinque cerchi di bob, slittino e skeleton sulla pista di Cesana, che già fu “olimpica” nel 2006, quando i Giochi si svolsero a Torino. Una dichiarazione bizantina, tirata fuori con le pinze, conferma che il Comitato olimpico non può fare a meno di considerare il parere del Governo: “Laddove si dimostrasse in un modo acclarato e ufficiale che per la data per cui il Cio e le Federazioni internazionali pretendono che la pista sia pronta, ce ne fosse una in Italia che oggi esiste e potrebbe diventare working a breve, allora sono il primo a provare a sostenere questa candidatura – concede Malagò –. Ma serve un pezzo di carta firmata dal governo italiano che si impegna a rispettare date e fattibilità”. La deadline è fissata tra gennaio e febbraio 2025, un anno prima della kermesse a cinque cerchi. Secondo chi ha lavorato al dossier di Cesana i tempi ci sono, il Governo ha chiesto un approfondimento.  

A quanto pare è caduto il veto del Comitato olimpico internazionale, semmai c’è stato. Era di pochi giorni fa, infatti, la presa di posizione del Cio in cui si escludeva Cesana per le incertezze legate ai tempi di messa a punto e soprattutto per l’utilizzo futuro. Non una posizione ufficiale, non era contenuta in una nota del presidente, ma comunque un segnale di “ostilità” verso il Piemonte. Esternazioni che hanno portato il Governo italiano – che si era esposto con il suo ministro degli Esteri Antonio Tajani, assieme al collega Paolo Zangrillo – a tirare in ballo proprio Malagò e ad affidare a lui il compito di difendere la legittima intenzione dell’Italia di ospitare sul proprio territorio ogni gara della kermesse olimpica che il Cio le ha assegnato. Proprio lui che era stato il primo – da Mumbai, in India – a escludere ogni altra ipotesi “nazionale” dopo lo stop a Cortina, dando per ineluttabile un trasferimento all’estero (St. Moritz?).

“Lo sport è vittima di quello che è successo perché dopo quattro anni ha preso atto che l’opera pubblica non si può realizzare” si è difeso il numero uno del Coni puntando il dito implicitamente proprio verso l’esecutivo e il comitato organizzatore. Il riferimento, infatti, è alla pista di Cortina, un progetto per il quale non sono bastati gli 80 milioni della gara d’appalto (andata deserta) e che rischiava di trasformarsi in un salasso per le casse pubbliche. Sulla possibilità di uscire dai confini italiani, invece, Malagò ha sottolineato che “non sarebbe uno scandalo” poiché “si va verso un’epoca dove le nuove candidature, anche su altre discipline sportive, terranno conto di non stare più solo nel proprio paese”.

Intanto in Piemonte si continua a lavorare al progetto di riqualificazione di Cesana, per il quale è stato ipotizzato un investimento di 34 milioni. “La partita non è ancora chiusa” ha assicurato il governatore Alberto Cirio. “La posizione del Cio è nota, ma si sta lavorando con il Governo che ha dato una lettera d’incarico tramite Simico per valutare l’ipotesi Cesana (Piemonte) per la pista da bob”. I tempi restano piuttosto stretti. Il governo si è preso 15 giorni per valutare la proposta, “se deciderà di accettarla si andrà poi a difenderla al Cio. E in quel momento testeremo il valore di Malagò a livello internazionale”.

 

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