ECONOMIA DOMESTICA

La disfida del gianduiotto approda in Europa

Domani Cirio accompagnerà dal commissario europeo il Comitato che vuole per il cioccolatino tipico torinese il riconoscimento Igp. Dall’altra parte c'è Lindt, colosso elvetico che vuole inserire il latte nella ricetta. In ballo un giro d'affari da 200 milioni

Non siamo ancora alle carte bollate, ma non manca molto. La battaglia tra Lindte il Comitato del gianduiotto Torino si accende e il governatore Alberto Ciriosi schiera in prima fila: domani alle 15:15 i cioccolatai piemontesi che vogliono proteggere la ricetta incontreranno in videocall il commissario europeo Janusz Wojciechowski.

La battaglia è balzata agli onori delle cronache pochi giorni fa: Il Comitato (sostenuto da Venchi, Gobino e altri marchi, tra cui Ferrero) ha chiesto di ottenere il riconoscimento di indicazione geografica tipica (Igp) per la ricetta “tradizionale”, che secondo il loro disciplinare prevede nocciole, zucchero e cacao. Ingredienti ai quali Lindt ha chiesto venga aggiunto anche il latte. Inoltre, la multinazionale vorrebbe pure una quantità inferiore di nocciole: quasi un affronto agli occhi del governatore che, com'è noto, è un coricoltore. La battaglia per il “vero” gianduiotto è stata quindi immediatamente sposata da Cirio che questo pomeriggio ha avuto un contatto col ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, a cui ha fatto pervenire le osservazioni che domani verranno presentate a Wojciechowski.

Il Comitato del gianduiotto è stato ospite del Consiglio regionale, che la settimana prossima presenterà un ordine del giorno a sostegno del prodotto tipico subalpino, come ha assicurato il presidente Stefano Allasia. Il portavoce del Comitato Guido Castagnaha spiegato come il disciplinare proposto preveda l’utilizzo “dal 30% al 45% della nocciola piemontese Igp” e “l’esclusione del latte in polvere, che all’epoca non veniva prodotto”. Castagna ha spiegato che non si tratta di una battaglia contro Lindt, proprietaria di Caffarel che per prima ha industrializzato la produzione del gianduiotto.

Il segretario generale del Comitato, l’avvocato Antonio Borra, ha spiegato che il gianduiotto ha un giro d’affari da 200 milioni all’anno, che potrebbe crescere ancora molto grazie all’Igp. Anche lui ha lanciato un segnale di distensione a Lindt: “La loro ricetta ha una dignità, potranno continuare a utilizzarla, ma non ci possono imporre la loro ricetta”. “Quando registri un marchio lo metti a patrimonio di un’azienda, quando registri un’Igp la metti al servizio di un territorio”, ha aggiunto Cirio, ovviamente galvanizzato dalla battaglia in difesa dei prodotti dei tipici: “Nessun privato può appropriarsene, anche se ha tutti i soldi del mondo”.