SANITÀ

Infermieri (italiani) d'Arabia

Sempre più Paesi offrono stipendi doppi e migliori condizioni di lavoro. In Svizzera si può arrivare fino a 6mila euro. Dal Piemonte sale la migrazione oltreconfine. De Palma (Nursing Up): "Agenzie contattano già i futuri laureati"

Dall’Arabia Saudita alla Norvegia, passando per FranciaSvizzera e altri Paesi europei e non, la caccia all’infermiere italiano si fa sempre più pressante e organizzata. Così, mentre nei nostri ospedali e nei servizi territoriali cresce l’emergenza per la carenza di personale dall’estero aumentano le offerte, a dir poco allettanti, rivolte ai professionisti puntando addirittura ai futuri infermieri che stanno frequentando il terzo anno dell’Università.

L’ultima nazione che si è affacciata con forza sul settore italiano per convincere gli infermieri a lasciare il servizio sanitario per migrare verso condizioni di lavoro decisamente migliori e stipendi che raggiungono oltre il doppio di quello italiano è la Norvegia. "Il servizio sanitario pubblico norvegese, in particolare attraverso un'agenzia internazionale spagnola con sede ad Alicante, con cui in queste ore abbiamo avviato serrati contatti, mette sul piatto della bilancia opportunità che sembrerebbero davvero difficile rifiutare", riferisce Antonio De Palma, segretario nazionale del sindacato di categoria Nursing Up.

Da Oslo arrivano proposte di stipendi attorno al 3.500 euro al mese, spesso più del doppio di quelli italiani, “ma non si tratta soltanto di prospettive economiche ben diverse rispetto a quelle di una sanità italiana che vive, oggi, lo sappiamo bene, un momento delicatissimo e controverso. La Norvegia – spiega De Palma –  apre la strada a possibili scelte per la vita interessanti. certo, il costo della vita è elevato in città come Oslo e Bergen, ma in alcuni casi ci sono addirittura affitto e bollette pagate, quasi sempre almeno nei primi mesi. I contratti sono tutti a tempo indeterminato e addirittura non c'è più l'obbligo di conoscere le complesse basi del norvegese, non subito almeno”. 

Quella che appare una sorta di Opa ostile nei confronti della sanità italiana mostra, oltre ai motivi economici convincenti, fanno leva anche su un’organizzazione molto efficiente e capillare. “Per l’Arabia Saudita si muove un’agenzia portoghese che utilizza molti canali, dai social addirittura al contatto diretto con i professionisti e, soprattutto, con gli studenti dell’ultimo anno”, osserva Claudio Delli Carri, segretario di Nursing Up per il Piemonte. E proprio in Piemonte il fenomeno della migrazione “sta aumentando in maniera più che allarmante”, grazie anche alla vicinanza con la Svizzera dove uno stipendio può arrivare fino a 6mila euro, ma anche con la Francia. Ormai si contano a centinaia gli infermieri attratti dal lavoro oltreconfine. “E se la Svizzera la sta facendo da padrone per una ragione di vicinanza – spiega il segretario regionale del sindacato - tra gli attuali nostri studenti potrebbero essere tutt’altri che pochi quelli pronti a trasferirsi anche in Paesi più lontani”.

Che le proposte di lavoro dall'estero si stiano rapidamente evolvendo, facendosi sempre più aggressive “e davvero difficili da rifiutare per un nostro giovane laureato in infermieristica”, come osserva De Palma, è ormai un fenomeno con cui bisogna fare i conti, soprattutto per il futuro.  A preoccupare è soprattutto l’azione che sempre più Paesi stanno mettendo in atto arrivando a opzionare i migliori studenti, seguendoli fino al completamento degli studi, pur di averli in servizio li da loro. "Ma se i nostri giovani laureati andranno a lavorare in Norvegia, chi resterà a prestare servizio per i cittadini italiani? Negli ultimi tre anni – osserva il segretario nazionale di Nursing Up – ben 7mila infermieri italiani hanno lasciato il nostro Paese. Paradossalmente, i nostri professionisti tra pochi giorni, il 5 dicembre prossimo, stanchi e logorati come non mai, incroceranno le braccia in uno sciopero che unisce la nostra protesta a quella di alcuni sindacati dei medici. Tutto questo mentre l'Europa pesca a piene mani addirittura aprendo le selezioni ai nostri migliori studenti non ancora laureati”.

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