AMBIENTE & NIMBY

Rifiuti nucleari, 51 aree idonee. Scontro nel centrodestra su Trino

Il ministero dell'Ambiente pubblica l'elenco delle aree che possono ospitare il nuovo deposito nazionale di scorie radioattive. Sindaci e organizzazioni ambientaliste preparano le barricate. Solo uno è favorevole, il meloniano Pane, ma deve fare i conti con Cirio

Sono 51 le aree idonee a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti nucleari di bassa e media attività (TABELLA). L'elenco è stato pubblicato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e si concentra in sei regioni (Lazio, Piemonte, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna). Rispetto a quello precedente di 67 aree manca la Toscana. La Carta è stata elaborata da Sogin e Isin. La novità è che entro trenta giorni possono essere presentate le candidature a ospitare il deposito da parte di enti territoriali e strutture militari non comprese all’interno della carta elaborata da Sogin. “È un bene che l’iter sia ripartito anche perché oggi abbiamo un deposito nazionale di fatto a Saluggia, in Piemonte, che non è totalmente sicuro e che va superato” dice l’ex deputato di Forza Italia Carlo Giacometto che aveva seguito l’iter di Sogin nella passata legislatura.

Da trent’anni si discute della necessità di avere un unico grande deposito per stoccare le scorie nucleari italiane. Nonostante in Italia non ci siano centrali attive dopo il referendum del 1987, molte attività continuano a produrre rifiuti radioattivi che vengono stoccati in venti depositi sparsi in diverse regioni italiane. Questi rifiuti sono in parte vecchi, cioè recuperati dalle vecchie centrali spente, in parte scarti di attività come la medicina nucleare, settore in cui vengono utilizzate sostanze radioattive a scopo diagnostico, terapeutico e di ricerca.

Il deposito è una struttura con barriere ingegneristiche e barriere naturali poste in serie, che consentirà la sistemazione definitiva di circa 78mila metri cubidi rifiuti a bassa attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 17mila metri cubi di rifiuti a media e alta attività.

Nei giorni scorsi l’unico ad aver candidato il proprio comune era stato il meloniano Daniele Pane, sindaco di Trino Vercellese, avvalendosi di una norma contenuta nell’ultimo decreto Energia, quella cioè che consente anche a enti locali non inseriti nelle 51 aree di Sogin di autocandidarsi. A smentirlo ci aveva pensato subito dopo il governatore del Piemonte Alberto Cirio secondo il quale la sua regione aveva già dato. “Il Piemonte, e in particolare la provincia di Vercelli, la loro parte l'hanno già fatta. Non pensiamo quindi che si possa ipotizzare un nuovo deposito nella nostra regione” ha detto. Un veto ribadito anche dal presidente di provincia, Davide Gilardino, anche lui del centrodestra. Una questione tutta interna alla maggioranza di governo, insomma. E a proposito di Piemonte, sono cinque le aree indicate da Sogin in questa regione, tutte in provincia di Alessandria: si tratta di Bosco Marengo, zona di Novi Ligure, due aree a Quargnento, Alessandria Oviglio e Sezzadio in zona Castelnuovo Bormida.

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