SANITÀ & GIUSTIZIA

Molinette, revisori in Procura: "Gravi irregolarità nei conti"

Esposto del collegio sindacale denuncia il "parziale disordine amministrativo e contabile, frutto di negligenze ed omissioni". Crediti inesigibili iscritti a bilancio, mancato recupero delle attività di libera professione. Nella bufera il direttore generale La Valle

Alla Città della Salute di Torino “regna in alcuni settori dell’azienda un parziale disordine amministrativo, frutto di negligenze ed omissioni apparentemente riconducibili al passato, ma che si riflettono ed hanno conseguenze sull’attuale gestione”. E ancora: “I fatti potrebbero avere impatto sulla correttezza e veridicità dei dati di bilancio”. È un durissimo atto di denuncia quello contenuto nell’esposto che il collegio sindacale dell’azienda diretta da Giovanni La Valle ha inviato qualche giorno fa alla Procura della Repubblica e, per conoscenza, alla Corte dei Conti e all’assessorato regionale alla Sanità.

Un atto estremamente pesante e dalle conseguenze tutte scoprire quello compiuto dall’organo di controllo composto da Lucia Scalzo, nominata dal MefPier Luigi Passoni indicato dal ministero della Salute e presieduto da Fabrizio Borasio, l’avvocato designato dalla Regione, su indicazione della Lega. Insediatisi il 14 giugno dello scorso anno, i componenti del collegio hanno impiegato appena più di un anno per scoprire molte cose che a loro avviso, non vanno nella gestione della più grande azienda ospedaliera del Piemonte e tra le maggiori del Paese. 

Alla magistratura penale, così come a quella contabile è stato inviato un dossier di centinaia di pagine, con una notevole quantità di documentazione, compresi quei rilievi e quelle richieste di intervento che gli stessi sindaci hanno indirizzato alla direzione generale, senza ottenere l’attesa e concreta risposta. L’esposto indirizzato alla Procura è “nei confronti di tutti coloro che verranno ritenuti responsabili per i reati che la S.V. – si legge nel documento inviato alla magistratura – vorrà ravvisare nelle condotte sopra denunciate”. 

E di cose che non quadrano all’esame dei controllori così, a quanto risulta allo Spiffero, come a quello degli stessi advisor esterni, ovvero Kpmg e Università Bocconi, ce ne sarebbero molte. Un rapporto quello del collegio sindacale e degli esperti con il vertice dell’azienda ospedaliera che, come emerge dal voluminoso carteggio allegato all’esposto, non sarebbe stato proprio di perfetta collaborazione, presentando invece spesso situazioni di tensione, legate soprattutto al mancato recepimento da parte della direzione generale dei rilievi sollevati e delle prescrizioni date dall’organismo di controllo. 

Un atto d’accusa rigoroso e circostanziato nei confronti del direttore generale, così come di quello amministrativo, ovvero Beatrice Borghese, l’avvocato che dopo aver fatto parte della commissione per la valutazione degli aspiranti direttori generali per le aziende sanitarie del Piemonte e giudicato idoneo La Valle, sarebbe stata da questi chiamata, nel giugno del 2021 al suo fianco appena un paio di settimane dopo l’insediamento alla Molinette. Per per la “commissaria d’esame”, tuttavia, non era stato quello il suo primo ingresso nella plancia di comando delle Molinette. Il 1° febbraio dello stesso anno era arrivata alla Città della Salute come dirigente amministrativo dell’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) in comando, assegnata allo staff di direzione generale per il “coordinamento del piano aziendale di efficientamento e riqualificazione”. Proprio quel piano che avrebbe dovuto ridurre il profondo rosso che segna, da anni, i bilanci dell’azienda ospedaliera e che, al contrario, secondo quanto rilevato dal collegio sindacale non sarebbe stato attuato nella maniera dovuta e con i risultati attesi. 

Nel documento inviato in Procura, facendo riferimento a precise circostanze e atti, la troika dei controllori evidenzia come “i fatti esposti potrebbero avere impatto sulla correttezza e veridicità dei dati di bilancio”. Parole che se troveranno conferma solleveranno il coperchio su una pentola a pressione, destinata più prima che poi ad esplodere con effetti che facilmente ricadrebbero su tutto il sistema sanitario piemontese, ponendolo ancora ben più a rischio di piano di rientro. Anzi, con un buco non di circa 200 milioni come sostenuto fino ad oggi, ma ben del doppio, il disavanzo di Città della Salute arriverebbe da solo a sfiorare la soglia del commissariamento della sanità regionale che scatta a 450 milioni di passivo. Senza considerare le cifre negative che, salvo rare eccezioni, contraddistinguono in maniera non leggera le previsioni i bilancio del resto delle aziende sanitarie.

Tra i fatti oggetto dell’esposto c’è proprio una differenza nei conti che i magistrati dovranno verificare. “In base alla documentazione acquisita – scrivono i sindaci – l’attività di libera professione parrebbe essere stata esercitata in perdita, in contrasto con quanto affermato nelle scritture contabili dell’azienda che, con riferimento al 2022, riporterebbero la parità tra costi e ricavi, entrambi quantificati in 41,418 milioni”. Lo spettro dei bilanci che non rispecchierebbero la realtà aleggia pesante nel dossier dell’organo di controllo e rimanda all’inchiesta di questi giorni sulla sanità del Lazio. Non solo. Alla magistratura viene evidenziato, tra le non poche anomalie, “l’omesso incasso di un cospicuo credito verso il Comune di Torino e, d’altro canto, il suo mantenimento a bilancio nonostante l’avvenuta prescrizione”. Insomma, se trovassero conferma nella più che probabile inchiesta della magistratura, le irregolarità evidenziate dai controllori indurrebbero a supporre un sistema in cui crediti ormai non più esigibili continuano ad essere messi a bilancio per ridurre il disavanzo. A quello del Comune di Torino si aggiungono altri casi, come quello del “mantenimento a bilancio di un credito vantato nei confronti di una società asseritamente fallita, tale credito – scrivono nell’esposto – apparirebbe comunque prescritto non essendo stato azionato giudizialmente nei confronti della società o del socio illimitatamente responsabile”.

E proprio sulla gestione dei crediti, nei confronti della direzione generale di Città della Salute assai duro il giudizio del collegio sindacale che “non può non segnalare, dopo l’adozione del vigente regolamento di contabilità, un comportamento inattivo da parte del personale dell’azienda che avrebbe dovuto dar corso alle procedure di recupero crediti, obbligando gli attuali vertici aziendali a costituire un gruppo di lavoro per supplire alle carenze risalenti a passate gestioni”. Un macigno, l’esposto del collegio dei revisori, in quello che più d’uno avrebbe forse preferito restasse un tranquillo stagno, almeno fino alla decisione della giunta regionale sui direttori generali in scadenza a fine anno, tra cui ci sino anche quelli di Città della Salute e di Azienda Zero. 

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