URNE VIRTUALI

Vento di destra sulla futura Europa. Le Pen soffia, Salvini senza fiato

Sovranisti e nazionalisti crescono quasi ovunque, ma in Italia la Lega è una zavorra. Secondo i sondaggi non ci saranno alternative al bis della maggioranza Ursula. Il rovello della Meloni: restare fedele agli alleati rischiando la marginalità? TUTTI I DATI

Il vento di destra spira forte in Europa ma non così impetuoso da alterare gli attuali equilibri che la governano. Fuor di metafora, dalle prossime urne usciranno rafforzate le formazioni sovraniste e nazionaliste ma per diverse ragioni difficilmente avranno la forza numerica e politica per ribaltare la maggioranza “Ursula”, tra popolari e socialisti. È quanto emerge dalle elaborazioni pubblicate dal portale Europeelects.eu, sulla base dei rilevamenti pubblicati nei Paesi Ue negli ultimi 90 giorni. Il prossimo parlamento Ue avrà 720 deputati, oggi sono 705: i calcoli sono stati effettuati partendo dai 15 rappresentanti in più. Il gruppo Identità e Democrazia (Id) – di cui la Lega fa parte e, nella legislatura uscente, è il partito più numeroso – salirebbe da 76 a 93 eletti: la stima varia da un minimo di 84 a un massimo di 98, dato quest’ultimo che sarebbe clamoroso e collocherebbe Id al terzo posto tra gli schieramenti dell’Europarlamento, dietro alle due famiglie europee storiche.

Un incremento, però, in gran parte attribuibile all’exploit del Rassemblement National di Marine Le Pen (da 19 a 27 eletti) che, in Francia bagnerebbe il naso al presidente in carica Emmanuel Macron (la sua Renaissance conquisterebbe 18 deputati, mentre in Italia surclasserebbe l’alleato Matteo Salvini, su cui si abbatterebbe una vera e propria batosta: della pattuglia di 28 leghisti eletta nel 2019 se ne salverebbero solo 8, consegnando il Carroccio oltre all’irrilevanza sullo scacchiere di Bruxelles anche alla marginalità all’interno dello stesso gruppo degli ultras. Una Caporetto per il Capitano che si vedrebbe scavalcato persino da Alternative für Deutschland (AfD) che per i sondaggi volerebbe da 9 a 22 componenti. Altra benzina arriverebbe dal Partito per la Libertà olandese, che dopo aver vinto le elezioni nazionali col 23,5% diventando il primo schieramento in patria, porterebbe in dote 4 rappresentanti. Altri due arriverebbero dal Partidul Sos Romania.

Nel complesso un risultato che confermerebbero il sorpasso di Id sui Conservatori (Ecr) di cui fa parte Fratelli d’Italia, che però sarebbe il partito italiano maggiormente rappresentato a Bruxelles con 26 eletti (erano stati 9 nel 2019), portando la pattuglia conservatrice da 62 a 81, con una media che va 74 a 85. Uno scenario che, oltre ai numeri, dopo le urne porrà un problema politico piuttosto spinoso per Giorgia Meloni: restare fedele ai partner di questi anni, rischiando di non toccar palla nelle principali partite europee (a cominciare dalla composizione della prossima Commissione) o offrire il proprio sostegno (magari anche solo “esterno”) alla probabile ripetizione dell’accordo tra Popolari e Socialisti? Si vedrà.

Il gruppo più numeroso al parlamento europeo, come da previsioni, rimarrebbe saldamente il Partito Popolare Europeo, che in base ai sondaggi nell’ultimo mese ha guadagnato 4 rappresentanti salendo a 179, il miglior risultato da quasi due anni. La media dei sondaggi elaborati da Europeelects.eu gli attribuisce il 22,8% (+1,8) rispetto alla precedente elezione. Nel 2019 il Ppe, di cui fa parte Forza Italia (11 esponenti), aveva eletto 187 eurodeputati: ora il numero oscilla tra 169 e 185. FI, si votasse oggi, inserita in una coalizione populista e in cui palesemente dimostra di essere poco incisiva, porterebbe sugli scranni 6 rappresentanti. Uno smacco per Antonio Tajani, vicepremier e pallido sostituto di Silvio Berlusconi alla guida degli azzurri, ma soprattutto in passato presidente del Parlamento europeo.

Il secondo posto rimarrebbe ai Socialisti e Democratici (S&D), 141 seggi, che alla scorsa tornata ne avevano conquistati 147. La forbice attuale, per S&D, va da 133 a 148. Scenderebbe di poco, dal 18,5 al 17,9%. Il Pd oggi è quotato a 17 rappresentanti, due in meno a 5 anni fa. Nel campo “progressista” va registrata la forte discesa dei Verdi, dall’11,7 al 7, che crollerebbero da 74 a 49 eurodeputati, lasciando a bocca asciutta il partito di Angelo Bonelli, Europa Verde. A voler iscrivere il M5s a questo fronte (del resto i grillini sono anni che bussano alla porta dei Verdi) Giuseppe Conte riuscirebbe a confermare i 14 uscenti o poco più.

La quarta forza a Bruxelles sarebbe Renew Europe, in gran parte rappresentato da Macron: sarebbe comunque un tonfo, da 98 a 84, con la previsione peggiore che attribuisce 75 eletti. Di Renew fanno parte anche Azione e Italia Viva, che dopo l’affossamento del Terzo Polo, sono alle prese con il superamento della soglia di sbarramento (4%). Tra Matteo Renzi e Carlo Calenda i sondaggi attribuiscono maggiori chance all’ex ministro che riuscirebbe a far eleggere 4 deputati.

Al momento, quindi, la futura maggioranza ha ancora il suo perno in Ppe e S&D, anche se la crescita dei partiti di destra potrebbe indurre a spostare il baricentro dell’alleanza, magari su singoli provvedimenti – il rafforzamento dell’identità europea, il contenimento delle spinte più ideologiche delle politiche green, l’immigrazione – includendo le formazioni più “compatibili”, a iniziare da FdI della Meloni.

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