GIUSTIZIA

Ferragni-Balocco, duello tra procure

Chi deve indagare sulla nota vicenda del pandoro griffato e la relativa beneficenza? Cuneo ritiene che l'eventuale truffa sia stata commessa a Fossano, dove ha sede l'azienda dolciaria, ma a Milano risiede l'influencer. Sarà la Cassazione a dirimere la querelle

La procura di Cuneo, come annunciato ieri, chiede ufficialmente ai colleghi di Milano gli atti del caso Chiara Ferragni sulla vendita del pandoro Balocco griffato dall’influencer, il cui ricavato doveva finanziare l’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino e l’aggiunto della procura milanese Eugenio Fusco, come previsto, attiva la “disputa” sulla competenza territoriale affidando, come dispone l’articolo 54 bis del codice di procedura penale, la questione al procuratore generale della Corte di Cassazione.

La “contesa” tra procure sarà dunque risolta da un terzo, a cui Fusco domani invierà una memoria a sostegno della propria tesi (per cortesia sarà inoltrata anche alla procura di Cuneo), ma sui tempi della decisione non ci sono certezze. I magistrati di Cuneo ritengono che l’eventuale ingiusto profitto, requisito previsto per la qualificazione del reato di truffa, sia stato realizzato a Fossano, dove ha sede la Balocco, mentre per la procura meneghina la competenza è legata all’influencer, multata dall’Antitrust, che ha ricevuto circa un milione di euro come cachet per sostenere la campagna solidale del pandoro “pink”. Secondo la norma del codice di procedura penale spetta al procuratore generale, assunte le necessarie informazioni, determinare “con decreto motivato” quale ufficio del pubblico ministero deve procedere e deve darne comunicazione agli interessati, Milano e Cuneo in questo caso. Una volta stabilita la competenza territoriale, al pm designato vanno trasmessi “immediatamente” gli atti della procura “perdente”. Solo dopo aver risolto la questione legata alla competenza territoriale i magistrati inizieranno a sentire i protagonisti del fascicolo legato alla querelle.

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