BERLUSCONES

Forza Italia, Tajani candidato unico. Anche Kiss me Licia si allinea

Ronzulli, l'ex vestale di Arcore, a capo di un drappello di fedelissimi, rinuncia alla contesa che qualcuno aveva immaginato per il congresso di febbraio. Probabilmente organizzerà una minoranza interna. Ma il suo potere è assai diminuito

È stata una vestale di Arcore, una delle (tante) badanti del Cav, per qualche tempo una delle persine più influenti se non la più influente alla corte di Silvio Berlusconi. Licia Ronzulli, milanese, classe 1975, l’infermiera e poi fisioterapista-manager, “soldato nelle mani del presidente” al crepuscolo del berlusconismo si era messa in testa di assurgere alla guida di Forza Italia. E sebbene offuscata dall’arrivo di Marta Fascina con un drappello di fedelissimi aveva puntato all’eredità politica di Silvio. Le cose sono andate diversamente, detronizzata da capogruppo dei senatori azzurri è oggi rintanata sulla comoda ma di assai scarso peso poltrona di vicepresidente di Palazzo Madama. E quanti vedevano in lei un possibile contraltare di Antonio Tajani, magari arrivando a contendergli la segreteria, devono mettersi il cuore in pace: lei sta con Antonio.

“La storia del presidente Berlusconi ha cambiato questo Paese – ha detto ospite a Coffee Break su La7 –. Anche se non è presente fisicamente, per noi c’è ancora. Il partito è assolutamente in continuità, così come sono in continuità le idee, i valori che noi rappresentiamo per lui. Noi tutti siamo i suoi eredi e abbiamo il dovere morale di continuare questa storia. Il congresso sarà unitario, perché Antonio Tajani sarà l’unico candidato, anche questo credo sia un valore. Ci presentiamo uniti al primo congresso di Forza Italia dopo la scomparsa del nostro presidente, è stato importante trovare la quadra senza dare un’idea di smarrimento o confusione agli elettori”.

Sfumato il sogno di diventare ministro nel nascente governo di centrodestra per esplicito veto di Giorgia Meloni, perso il braccio di ferro sull’elezione di Ignazio La Russa, Ronzulli rientra così nelle retrovie. Un arresto in una carriera a dir poco fulminante che l’ha portata dalle corsie dell’ospedale Galeazzi di Milano alla scena della politica nazionale. A lei fedeli sono rimasti Alessandro Cattaneo, Giorgio Mulè e pochi altri: il grosso l'ha già mollata (come i piemontesi Paolo Zangrillo, Roberto Rosso e Roberto Pella).

print_icon