POLITICA & GIUSTIZIA

Dossieraggio contro Crosetto, un magistrato tra i 15 indagati

Giornalisti, finanzieri e persino il giudice antimafia Laudati nell'inchiesta per presunti accessi illegali alle banche date sulla precedente attività professionale del ministro della Difesa. Ma nel mirino degli "spioni" ci sarebbero tanti altri personaggi illustri

Una quindicina di persone risultano indagate nel fascicolo della procura di Perugia relativo a una presunta attività di dossieraggio sui presunti accessi abusivi alle banche dati con le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette. Tra loro anche diversi giornalisti. Emerge, secondo quanto risulta all’Ansa, dall’invito a comparire notificato al magistrato Antonio Laudati il quale deve essere ancora sentito dai magistrati. Si sarebbe invece avvalso della facoltà di non rispondere Pasquale Striano, tenente della guardia di finanza già in servizio alla procura antimafia al quale vengono contestati centinai di accessi abusivi. Il fascicolo era stato aperto inizialmente a Roma in seguito a una denuncia del ministro Guido Crosetto dopo la pubblicazione di notizie riguardanti la sua precedente attività professionale.

La notizia del coinvolgimento di Laudati è riportata da alcuni giornali. Laudati – in base a quanto viene scritto – ha ricevuto un mandato a comparire ma non si sarebbe presentato all’interrogatorio. Sarebbe accusato di accesso abusivo a sistemi informatici e banche dati, in concorso con Striano, e falso. Interpellata dall’Ansa la procura di Procura di Perugia non ha voluto in alcun modo intervenire sulla notizia. A Laudati – che era stato in passato responsabile del servizio Sos (Segnalazioni operazioni sospette) – sarebbero contestati casi di dossieraggio, alcuni anche non strettamente legati a personaggi pubblici. “Sono sicuro di poter chiarire tutto”, ha però detto a Repubblica. “La circostanza che il dottore Laudati non si sarebbe presentato all’interrogatorio, intendendo avvalersi della facoltà di non rispondere, è del tutto falsa – dice il difensore Andrea Castaldo –. Altrettanto falso che risponderebbe del reato di divulgazione di informazioni riservate. Si tratta di notizie intrinsecamente diffamatorie, che ledono la reputazione del mio assistito, motivo per il quale ci si riserva ogni azione nelle sedi competenti”.

L’inchiesta è nata da un esposto di Crosetto, depositato dopo un articolo del quotidiano Domani sui compensi che l’esponente di FdI aveva ricevuto dal colosso industriale Leonardo, per attività di consulenza svolte attraverso le aziende di cui faceva parte prima di entrare nel governo. Dopo i primi accertamenti, che mettevano in relazione quell’articolo con una Sos e l’attività svolta da Striano, l’indagine è passata da Roma a Perugia (Procura competente per i reati che coinvolgono i magistrati in servizio nella Capitale) proprio per il presunto ruolo di Laudati, chiamato in causa dal finanziere. Le Sos sono le segnalazioni di movimentazioni di denaro sospette, trasmesse dalla Banca d’Italia alla Guardia di finanza e, appunto, alla Dna, dove Striano lavorava nel gruppo coordinato da Laudati.

Numerosi altri personaggi sarebbero stati oggetto dell’attività di dossieraggio attraverso banche dati della procura nazionale antimafia al centro dell’indagine della procura di Perugia. Spiccano i nomi del sottosegretario alla presidenza del consiglio Fazzolari, dei ministri delle Imprese e dell’Agricoltura, rispettivamente Urso e Lollobrigida – tutti e tre di Fratelli d’Italia –, della ministra del Lavoro Calderone e del sottosegretario leghista Durigon. Sotto osservazione pure il vicepresidente della Camera Rampelli. Nei giorni scorsi poi, tra gli spiati sono emersi altri nomi illustri: da quello del presidente del Senato La Russa all’ex premier Renzi fino a personaggi notissimi dello sport (vedi il campione di calcio Francesco Totti). Gli accertamenti sono quindi mirati ora a stabilire da chi e per quali motivi siano state utilizzate le informazioni. Se per scopi giornalistici o altro. I magistrati perugini guidati da Raffaele Cantone hanno lavorato in questi mesi nel massimo riserbo. Dagli ambienti giudiziari filtra ora rammarico per le notizie finite sui mezzi d’informazione che rischierebbero – secondo quanto si apprende – di danneggiare l’indagine.

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