Corruzione in appalti, definitive le assoluzioni

Diventa definitiva l'assoluzione dei 18 imputati nel processo su un presunto giro di corruzione in appalti pubblici, con epicentro nel Comune di Valtournenche, risalente al periodo 2014-2018. Sono infatti scaduti nei giorni scorsi i termini entro i quali la procura generale di Torino avrebbe potuto impugnare la sentenza con cui, il 18 luglio 2023, la Corte d'appello aveva assolto tutti gli imputati, ribaltando in parte il giudizio di primo grado. In secondo grado l'accusa aveva chiesto la conferma della condanna a sette anni di reclusione ciascuno, inflitta dal tribunale di Aosta, per Loreno Vuillermin, Renza Dondeynaz e per il figlio Ivan Vuillermin - che erano imputati in qualità di soci dell'impresa Edilvu di Challand-Saint-Victor - e della pena di sei anni di reclusione in abbreviato a carico di Fabio Chiavazza, ex capo dell'ufficio tecnico di Valtournenche. Inoltre aveva chiesto la conferma delle altre condanne inflitte in abbreviato dal gup di Aosta - otto mesi ciascuno con la sospensione condizionale per l'ingegnere aostano Corrado Trasino e Adriano Passalenti e quattro mesi (pena sospesa) ciascuno per Rosario Andrea Benincasa di Caravacio e Stefano Rossi - e di condannare tutti gli imputati che erano stati assolti "perché il fatto non sussiste": Federico Maquignaz, Cristina Maria Camaschella, Nicolò Bertini, Giuseppe Zinghinì , Ezio Alliod, Marco Zavattaro, Giovanni Enrico Vigna, Ivan Voyat, Luca Frutaz e Stefano Trussardi. Richieste non accolte dai giudici di secondo grado, che avevano assolto tutti gli imputati. Le accuse andavano - a vario titolo - dalla concussione alla corruzione, dall'abuso d'ufficio alla turbativa d'asta, dal falso ideologico all'abuso edilizio, sino ai reati tributari. Secondo quello che era il quadro accusatorio, Chiavazza, tramite gare truccate e massimi ribassi, aveva favorito ''ditte amiche'' in cambio di alcune mazzette: accuse che ha sempre respinto, così come gli altri imputati.

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