GLORIE NOSTRANE

Europa, il nuovo amore di Seymandi. Incontro "clandestino" con Renzi

La protagonista del feuilleton estivo si è lasciata alle spalle la relazione con il finanziere Segre, ma non la passione per la politica. Dopo essere stata al fianco di Appendino e di Damilano ora pare provarci col senatore di Rignano. Sensali Librandi e Rosso

La passione politica, spesso, resiste alle tempeste e alle delusioni più di quella amorosa. Pure lì, tra simboli e slogan vari, come canta Venditti, certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. E quella, per la politica, di Cristina Seymandi dev’essere una passione davvero profonda, certamente più resistente della liaison con il finanziere Massimo Segre il cui clamoroso epilogo estivo ha tenuto banco su giornali e social più che la rottura tra Elly Schlein e Giuseppe Conte.

La bionda e avvenente signora della buona borghesia torinese l’avventura, sempre politica, l’aveva tentata e cercata quando un’altra donna, Chiara Appendino, aveva conquistato la guida della città. Un ruolo un po’ indefinito, ma assai visibile al fianco della sindaca, poi andato sfumando mentre i maligni sorridendo spiegavano che stava studiando per succederle. Studi interrotti, non si sa bene perché e per come, ma non altrettanto la irrefrenabile passione. Torino Bellissima è il clain che Paolo Damilano sceglie per la sua lista nell’impresa, poi fallita, di salire al piano nobile di Palazzo civico. Uno slogan, direbbero sarcastici e invidiosi, fatto per lei. E lei è in prima linea con l’imprenditore dell’acqua e del vino anch’egli travolto da identica passione. Va male, come detto, pure a lui, e subito dopo a lei. Damilano sconfitto da Stefano Lo Russo, lei mollata a Segre con tutto quel che ne è seguito.

Sbagliò chi le predisse un cono d’ombra nel quale sarebbe finita. Sorridente, sempre elegante, dalle scampagnate alle soirée a teatro, impeccabile influencer di sé medesima, Cristina pare l’evoluzione, esteticamente impareggiabile, di quei capicorrente democristiani che venivano dati per morti dopo la sconfitta e poi tornavano più pimpanti e agguerriti di prima. Rieccola, verrebbe da dire rispolverando al femminile il caustico appellativo che Indro Montanelli affibbiò ad Amintore Fanfani.

Eh sì, rieccola in politica, o comunque sull’uscio. Fiero l’occhio, svelto il passo, siano decolletè sneaker non importa, la mancata signora Segre procede diretta verso l’Europa. Non una delle gite di cui mostra le immagini sui social, ma l’ennesima avventura politica. Certo le avventure, non di rado, restano sogni, ma non demorde, lei il rendez-vous lo cerca e lo ha sempre al vertice. Non stupisce più di tanto quindi che della sua candidatura alle europee ne abbia parlato e trattato direttamente con Matteo Renzi. L’ultima volta fu Torino Bellissima, stavolta potrebbe essere la lista di scopo. Comunque vada, si trova sempre nel posto giusto. Certo, ironia della (mala)sorte, qualora l’operazione andasse in porto si troverebbe come avversario proprio Damilano, in corsa per uno scranno a Bruxelles con Forza Italia. À la guerre comme à la guerre.

Ad accompagnarla dall’ex premier e leader di Italia Viva è stato l’ex parlamentare Gianfranco Librandi, imprenditore e grande sostenitore di Matteo. Ma uno zampiro a favorire l’incontro ce l’ha messo una vecchia lenza della politica, come l’ex parlamentare azzurro Roberto Rosso, poi passato in Fratelli d’Italia la cui carriera politica terminò traumaticamente con l’arresto per voto di scambio quando era da poco assessore nella neonata giunta di Alberto Cirio e la non ancora premier Giorgia Meloni lo cacciò su due piedi dal partito.

Che cosa ne sia sortito o possa sortire per Seymandi dall’incontro con Renzi non è dato sapere. Sarà la manager torinese, la cui notorietà pur in assenza di libro (ma non si sa mai) non è da meno di quella di un generale Roberto Vannacci, finirà nella lista multipartito in cui c’è Italia Viva? Certi amori non finiscono. E lei è lì, ancora una volta, a testimoniarlo. Rischiando già provate sconfitte, ma evidentemente non cocenti delusioni. Perché (anche questo) è la politica bellezza, e tu non ci puoi fare niente. Purtroppo.

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