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Iren, ora Bucci abbassa la cresta. Il posto di Signorini resta vacante

Il sindaco di Genova sembra aver perso la proverbiale boria del "qui comando io". Dopo il ciclone giudiziario e l'arresto dell'ad per ora si limita a designare la prof. Girdinio nel cda e attenderà qualche mese per indicare il successore. Nessuna scelta "a scatola chiusa"

Mentre la bufera continua a soffiare sulla Lanterna e il porto di Genova sembra in balia dei marosi giudiziari, Iren prova a barcamenarsi scansando la tempesta che ha travolto l’amministratore delegato Paolo Emilio Signorini. La pezza è stata messa con la redistribuzione delle deleghe tra il presidente Luca Dal Fabbro e il suo vice Moris Ferretti ma l’attuale assetto è da considerarsi provvisorio.

In questi giorni i sindaci che compongono il patto di sindacato si sono sentiti per decidere il da farsi: nominare un nuovo ad o lasciare che siano Dal Fabbro e il suo vice a traghettare Iren fino al rinnovo delle cariche? L’ipotesi che va per la maggiore sembra la seconda. Anche uno come il sindaco di Genova Marco Bucci, abituato ad alzare la voce quando è il momento d’imporsi, pare sia stato consigliato di mantenere un profilo basso. Inutile ora cercare sul mercato un manager in grado di prendere il timone di Iren per pochi mesi e senza garanzie. Dopo quel che è successo con Signorini un altro passo falso metterebbe seriamente in crisi il gruppo. Sull’ad voluto da Genova pesava già al momento della nomina l’inadeguatezza del profilo professionale e quelle voci che già circolavano sulla sua vita privata. Bucci non volle sentir ragioni e ora ne paga le conseguenze. Anche perché, volente o nolente, pur non essendo indagato, esce indebolito anche lui da questa inchiesta al pesto che ha coinvolto il governatore Giovanni Toti. Perché Bucci, in fondo, proprio come il presidente della Regione Liguria, era parte di quel sistema che ruotava attorno al porto, di cui Signorini fu il vertice, e alla diga foranea di cui il sindaco è commissario. Al di là di quelli che saranno i rilievi penali, l’immagine di contesto fornita dalle intercettazioni non è quella nitida di una cartolina all’imbrunire. Piuttosto quella opaca di rapporti incestuosi tra politica e affari in cui potere e denaro sembrano intrecciarsi in un’unica rete.

Probabile a questo punto che l’attuale assetto rimarrà tale fino alla scadenza dell’attuale cda. Va bene al sindaco Stefano Lo Russo, che potrà così contare su un presidente che funge quasi da amministratore unico per quanto riguarda le scelte strategiche dell’azienda, e pure agli emiliani che hanno ottenuto deleghe importanti per Ferretti, a partire da Personale e Acquisti. Una diarchia in cui il socio forte di Iren (Genova è il primo azionista) rimane a bocca asciutta. Martedì Bucci indicherà Paola Girdinio, docente di Ingegneria navale all’Ateneo genovese e in passato consigliera di amministrazione di Enel, Ansaldo e Banca Carige. Politicamente vicina al centrodestra, il suo nome compariva già nella lista per l’attuale consiglio: sarà lei a sostituire Signorini nel cda ma non avrà alcuna delega operativa. Per ora si va avanti così, sperando che passi presto 'a nuttata. Tra un anno sarà necessario votare i nuovi vertici e quella è la partita in cui Genova e il suo sindaco torneranno in gioco, intanto i patti dovranno essere rinnovati e in parte, forse, rinegoziati.

Uno dei punti su cui Torino e Reggio Emilia intendono tenere duro è la modalità di scelta delle tre cariche apicali: presidente, vicepresidente e soprattutto l’amministratore delegato, che spetta a Genova. Non sarà più un’indicazione da “prendere o lasciare” anche perché Iren non può permettersi di navigare in mare aperto senza una rotta, senza un piano a lungo termine, in balia degli eventi. E non c’è manager di livello che sia disposto a salire a bordo senza condizioni d’ingaggio chiare, un orizzonte temporale a lungo termine, poteri sulle scelte strategiche e un netto ridimensionamento delle ingerenze da parte dei soci.

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