POLITICA & GIUSTIZIA

"Colpevole in quanto sindaco". Decaro in difesa di Appendino

Il presidente dell'Anci denuncia l'"abnorme" situazione in cui si trovano gli amministratori pubblici chiamati a rispondere di fatti su cui la "eventuale responsabilità dovrebbe essere collettiva". E chiama in causa parlamento e governo: "Via il reato di ruolo"

Colpevole in quanto sindaco. “Siamo sempre fiduciosi su valutazioni dei giudici della Corte di Cassazione, ma ancora una volta voglio richiamare l’attenzione del legislatore e del governo sull’esposizione abnorme del sindaco e del Comune rispetto a fatti su cui concorrono varie istituzioni e la cui eventuale responsabilità dovrebbe essere collettiva”. Per il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, il caso che vede tra gli imputati l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino è emblematico: “Mi riferisco – spiega il primo cittadino di Bari e numero uno dei sindaci italiani – a quanto sta avvenendo nel processo per i fatti di piazza San Carlo a Torino, per i quali solo il sindaco e il Comune sembrano responsabili oggettivamente. Si richiama una responsabilità di ruolo che, inascoltati, chiediamo da anni di correggere”.

La Procura generale della Cassazione ha chiesto ieri di annullare con rinvio la sentenza inflitta ad Appendino per ricalcolare la pena in relazione ai tragici fatti del 3 giugno 2017, quando durante la proiezione su maxischermo della finalissima di Champions League una serie di ondate di panico tra la folla radunata nella piazza provocarono 1.500 feriti e più tardi la morte di due donne. Stessa richiesta è stata avanzata dal pg per Paolo Giordana, all’epoca dei fatti capo di gabinetto a Palazzo civico. Entrambi erano stati condannati a 18 mesi per omicidio colposo plurimo. Nell’argomentare la richiesta alla Corte Suprema, il magistrato ha insistito sulle responsabilità colpose (non dolose) dell’allora sindaca su quanto avvenuto, solo la pena va ricalcolata in un nuovo processo d’appello tenendo conto di intervenute remissioni d querela da parte di alcuni feriti che avevano già portato in Appello a pronunce con la formula del “non doversi procedere”. Appendino – difesa dall’avvocato Luigi Chiappero e dal professor Franco Coppi – ha ribadito in una memoria lunga 72 pagine la sua estraneità alle contestazioni. Secondo i legali “Appendino è il primo sindaco a essere stato condannato per una decisione presa senza che alcun campanello d’allarme si levasse per segnalare problemi o necessità di sospendere la manifestazione”. La sentenza il prossimo 17 giugno.