POLITICA & GIUSTIZIA

Garantista per sé, forcaiola con gli avversari. Appendino e la "doppia morale" del M5s

Qualcuno pensava davvero che con la condanna per "reato di ruolo" l'ex sindaca di Torino potesse affrancarsi dal giustizialismo grillino? Povero illuso. In una lettera spiega come le "ragioni di opportunità" sono preminenti rispetto ai risvolti giudiziari

Come recita l’antico adagio: la legge si interpreta per gli amici e si applica ai nemici. Figuriamoci quando in ballo ci sono politici e le loro reciproche appartenenze. E se qualcuno aveva iniziato a pensare che ciò che è successo a Chiara Appendino potesse far evolvere la cultura forcaiola, humus fondante del grillismo primigenio, si deve ricredere. I piani sono sempre “diversi”, i casi mai rapportabili tra loro. È la stessa ex sindaca di Torino a sgombrare il campo da ogni possibile equivoco. «Ci tengo a chiarire che il Movimento 5 Stelle è garantista – scrive la deputata M5s in una lettera al Dubbio partendo dalla sua recente condanna per la tragedia di Piazza San Carlo per poi citare i casi Toti, Santanchè e Lollobrigida –. Questo principio nobile, tuttavia, non può essere utilizzato per paragonare casi completamente diversi tra loro e tentare di normalizzare ciò che normale non è. Non spetta né a noi politici né a voi giornalisti fare processi ed emettere premature sentenze. Ci sono però, per l’appunto, situazioni che fanno emergere un tema non giudiziario ma di opportunità politica, e rivendico il diritto di un movimento politico ad esprimere valutazioni in merito».

Non sembra preoccupare né tantomeno suscitare scandalo agli occhi di Chiarabella l’uso e l’abuso dell’azione giudiziaria di cui, almeno dai tempi di Tangentopoli, è ricca la pubblicistica italiana, per non dire degli effetti distorcenti di inchieste, strombazzate con grande clamore sui giornali al loro avvio e spesso finite nel nulla, sugli assetti istituzionali e per le carriere (e le vite) di centinaia di politici e amministratori. «Ci sono casi – afferma Appendino – in cui l’opportunità politica arriva prima ed è preminente rispetto al risvolto giudiziario, che in alcuni casi nemmeno c’è. In un momento in cui l’astensionismo cresce e la questione morale irrompe quotidianamente con casi di mala politica, tutti i partiti dovrebbero alzare l’asticella come fa il Movimento 5 Stelle a tutela appunto delle istituzioni e della politica nel suo senso più alto. Ne sono profondamente convinta».

Diverso è, secondo lei, il caso che la vede suo malgrado protagonista con la condanna definitiva a 18 mesi, anche se come imposto dalla Cassazione la pena sarà ricalcola al ribasso, giudicata colpevole delle mancate misure di sicurezza alla proiezione della finale di Champions League Juventus-Real Madrid, quando si verificarono dei disordini e la folla di persone, presa dal panico, cominciò a fuggire terrorizzata creando una maxi ressa che provocò due morti e 1.500 feriti.

«Sono migliaia i sindaci di tutti gli schieramenti politici che, anche tramite Anci e il suo presidente Decaro, hanno denunciato a più riprese il disequilibrio fra le leve che realmente possiedono e le responsabilità che la magistratura attribuisce loro, arrivando a creare un reato “di ruolo” che li chiama in causa personalmente anche per questioni di ordine pubblico e sicurezza. Andando oltre il mio caso personale, è facile prevedere che continuando a sacrificare i sindaci come capri espiatori si otterranno risultati deleteri. Sarà ancora più difficile trovare persone valide disposte a mettersi a disposizione della propria comunità, ma soprattutto si arriverà alla paralisi amministrativa come conseguenza del timore sempre più crescente di mettere (o non mettere) la firma su qualunque atto». Occorre un intervento. «Ecco perché ritengo che la prima riforma che andrebbe fatta per tutelare i sindaci non sia l’eliminazione dell’abuso d'ufficio, che è già stato recentemente riformato dal presidente Conte, bensì una seria revisione del Testo Unico degli Enti Locali che definisca in modo chiaro le responsabilità penali dei primi cittadini ed elimini pericolose zone grigie».

Sarà per questa ragione – una “doppia morale”, azzardiamo – che dal Movimento non è arrivata finora nessuna richiesta di fare il classico passo indietro dalla vicepresidenza, nonostante le rigide regole etiche dei Cinque Stelle e in barba a ciò che invece pretendono dagli avversari politici.

print_icon