LA RESA DEI CONTI

Sanità, 8 Regioni in "sprofondo rosso".
Piemonte rischia un buco di 500 milioni

Lo spettro del commissariamento anche per Lazio, Toscana e persino Emilia-Romagna. In arrivo i consuntivi del primo semestre (e non si annuncia nulla di buono). Meloni le salverà? Il neo assessore piemontese Riboldi inizia dai conti sui farmaci, "ma nessun taglio"

Sui conti della Sanità gli allarmi del Mef sono pronti a suonare. E non è affatto improbabile che ciò accada addirittura per almeno otto Regioni, ovvero quelle che senza decisi e importanti correzioni di rotta nei mesi a venire andranno dritte verso il piano di rientro. E non c’è soltanto il Sud, con la Calabria e altre Regioni con i conti in profondo rosso, a veder prospettarsi il commissariamento dei sistemi sanitari con tutte le pesanti conseguenze che chi, come il Piemonte, ha già vissuto quella procedura ben conosce. Nella lista ad alto rischio entrerebbero Regioni per molti aspetti indicate quali modelli, come Emilia-Romagna, Toscana, ma anche Lazio e, restando al Nord, tra chi deve stringere denti e cinghia c’è pure il Piemonte.

Entro il prossimo 20 luglio le Asl devono caricare sulla piattaforma informatica tutti i dati relativi al primo semestre, fornire insomma un consuntivo dei primi sei mesi. Cifre che saranno immediatamente visibili oltre che agli uffici della Regione anche a quelli del ministero dell’Economia e Finanze pronti a far scattare gli allarmi. Da quei numeri, infatti, sarà già possibile avere un quadro più o meno preoccupante, avendo chiaro quante sono le probabilità di finire in piano di rientro e quali i margini di manovra per evitarlo.

Va detto che la proiezione non è un mero raddoppio della cifra riferita al primo semestre, ma si basa su calcoli assai più complessi e tiene conto anche di un andamento che, da sempre, vede la seconda metà dell’anno contenere il disavanzo rispetto ai primi sei mesi. A questo, nei casi a rischio che contemplano anche il Piemonte, vanno aggiunte tutte quelle misure che proprio in virtù di ciò che emergerà dal preconsuntivo dovranno essere messe in atto dalle aziende sanitarie al fine di ridurre il buco di bilancio. Misure, molte delle quali, non hanno visto attendere l’esito del bilancio di metà anno da parte dei vertici regionali per essere indicate e sollecitate a ciascun direttore generale. Già da gennaio era incominciata la spola dei vertici delle Asl con il grattacielo della Regione da cui ripetutamente partivano prescrizioni tese a contenere le spese nei preventivi per l’anno in corso. E ci sono voluti mesi per arrivare, anche se non sempre, a limare con decisioni numeri in partenza troppo alti per essere sopportati finanziariamente.

Appena di un mese fa la bocciatura del bilancio dell’Asl To4 da parte del collegio sindacale. L’azienda diretta da Stefano Scarpetta presenta un disavanzo attorno ai 39 milioni con un incremento rispetto al rosso del 2023 di 28 milioni: per i revisori ha conti che presentano un “elevato valore rispetto alla perdita che agli atti non risulterebbe né autorizzata, né programmata dalla Regione”. E ancora, l’organismo di vigilanza ha evidenziato come “l’obiettivo dell’equilibrio economico finanziario, riscontrabile in numerose disposizioni di legge, non è stato raggiunto”. E poi, c’è sempre, il grande buco della Città della Salute di Torino, da anni oggetto di una sorta di piano di rientro (anche se tecnicamente è definito efficientamento) che pesa molto sul bilancio complessivo della sanità piemontese.

Pur senza giungere a decisioni simili, non va tanto meglio in gran parte del resto delle aziende piemontesi e quei circa 400 milioni di rosso che avvicinavano pericolosamente alla soglia del 5% del fondo regionale (circa 450 milioni) da cui scatta il commissariamento potrebbero addirittura salire verso quota 500, portando inevitabilmente il Piemonte a tornare in quel piano di rientro da cui, dopo anni, era uscito nella primavera del 2017. Sei anni dopo, nel 2023, i conti della sanità regionale si era riusciti a chiuderli in pareggio, ma quello scenario sia pure vicino temporalmente, appare oggi inarrivabile. Che ci siano ancora spazi di manovra per scongiurare lo scenario peggiore è un dato di fatto, confermato ulteriormente dalla decisione assunta ieri dall’assessore Federico Riboldi, di concerto con la struttura diretta da Antonino Sottile

Dal grattacielo sono partite, indirizzate a tutti i direttori generali delle Asl, richieste di chiarimenti su alcune voci di spesa, a quanto risulta, soprattutto inerenti la farmaceutica e l’acquisto di dispositivi medicali. Si tratta di settori che pesano molto, soprattutto la farmaceutica, sui bilanci e una gestione la più oculata possibile, senza intaccare le prestazioni a favore dei pazienti, pare essere uno dei punti su cui il nuovo titolare della Sanità nella giunta di Alberto Cirio intende porre estrema attenzione. "Nessun taglio, massima cura nell'uso di risorse nell'interesse dei cittadini", precisa Riboldi che non nasconde "la necessaria attenzione alle centrali di spesa". All’attento uso del denaro pubblico, in questo caso, si aggiunge pure l’altrettanto necessaria attenzione ad evitare conseguenze che, come ben noto in Piemonte, deriverebbero dall’arrivo della troika composta da Mefministero della Salute e Agenas.

Uno spettro che potrebbe essere scacciato, in primis dai correttivi da attuare senza conseguenze sui cittadini, ma in seconda battuta dal Governo con un’iniezione di risorse in grado di tenere il consuntivo 2024 al di sotto della soglia critica. Questa ipotesi, che per il Piemonte secondo più di una fonte significherebbe un aiuto di circa 200 milioni, trova più di un fondamento nella necessità da parte di Palazzo Chigi, in particolare della sua inquilina e del partito che guida, di evitare una situazione con un terzo delle Regioni commissariate sul fronte della sanità. Tanto più con una spinosa questione aperta come quella sull’autonomia rafforzata e uno scontro politico che proprio sulla sanità trova uno dei terreni più aspri e potenzialmente sdrucciolevoli.

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