GRANA PADANA

"Io leghista mai con Orban e Vox". Gancia dissidente mancata in Ue

L'ex europarlamentare, oggi consigliere regionale del Piemonte, torna a Bruxelles, ma solo per prendere le sue cose. Durissima critica all'adesione di Salvini (e Vannacci) al gruppo dei Patrioti. Sul leader: "Tiene più al ponte che all'autonomia"

“Nel gruppo dei Patrioti di Orban? No, non ci sarei assolutamente entrata”. 
Vabbè, Gianna Gancia, l’esito delle urne le ha risolto il problema.
È vero non sono stata rieletta, anzi adesso mi imbarco sul volo per Bruxelles, vado a prendere le ultime cose”.

Battute a parte, il problema resta e bello grosso per chi come lei è sempre più distante dalla linea di Matteo Salvini.
“Ma io su questi temi sono sempre rimasta al mio posto, è qualcun altro che si è spostato nel partito. S’è capito ancora di più quando Roberto Vannacci è stato candidato in tutte le circoscrizioni”.

Ha capito che non c’era spazio…
“No, ho capito che bisogna fare chiarezza nel partito altrimenti si continua a non capire dove si sta andando”.

Lei adesso, con un posto blindato nel maggioritario, è tornata dopo cinque anni nel consiglio regionale del Piemonte. Facciamo finta per un istante che, invece, fosse tornata a Bruxelles e non per prendere le sue cose. Salvini decide di aderire al gruppo fondato da Orban e lei…
“E io ne sarei stata fuori. Io sono liberale, antifascista, federalista, e autonomista convinta. Lì c’è Orban, c’è Vox che è il partito contro l’autonomia per antonomasia. Una contraddizione palese rispetto agli ideali e ai temi fondativi della Lega”.

Anche troppa destra?
“Estrema destra”.

L’ha sorpresa questa scelta del segretario? 
“No. Ma non è concepibile rispetto all’idea che molti elettori ancora hanno di quello che era la Lega, ma anche rispetto al programma che il Governo italiano sta portando avanti, partendo proprio dall’autonomia”.

In Europa invece Salvini si allea con chi è contro l’autonomia. Oltre a Orban e Vox c’è pure Marine Le Pen. Quest’ultima fresca di una cocente sconfitta da parte di quella che il leader della Lega ha liquidato come “un’ammucchiata senza numeri”, ma anche un risultato che un esponente di rilievo come l’ex assessore regionale e futuro capogruppo a Palazzo Lascaris Fabrizio Ricca commenta scrivendo che “Il voto si rispetta sempre, quando l’esito piace e quando no”. Insomma, le puntualizzazioni e le prese di distanza dalle vostre parti non mancano…
“La Le Pen è pure contro i dialetti. Sembra una cosa banale, ma dà l’idea di quanta distanza ci sia”.

Ma scusi, Gancia, lei è riuscita a trovarla una spiegazione su questa, come su altre decisioni di Salvini, lontane dallo spirito della Lega e pure, visti i risultati, da non pochi elettori diventati ex?
“Decisioni che prende insieme a pochi intimi consiglieri”.

Senza entrare nell’ambito personale, però che la legge sull’autonomia l’abbia costruita Roberto Calderoli è un fatto, mentre Salvini non si è poi così sbracciato su questo tema. Lei che dice?
“Che Salvini è certamente più interessato al Ponte sullo Stretto che all’autonomia. Diversa, molto, la linea di Riccardo Molinari, molto concentrato sull’autonomia. E questo è un aspetto decisamente positivo anche per il Piemonte”.

E Vannacci? Dove andrà o dove porterà la Lega il vicepresidente dei Patrioti?
“E chi lo sa. Certamente lontano da dove avrei voluto andare io. Ma non è solo Vannacci il problema. C’è un cortocircuito: in Europa con i nazionalisti dell’estrema destra e in Italia a lavorare per l’autonomia”.

Sembra descrivere un tunnel senza uscita.
“Troppe le persone che mettono la testa nella sabbia. Sicuramente si dovrà arrivare a un chiarimento. Qualche cosa prima o poi dovrà succedere”.

Al congresso?
“No, non vedo i presupposti”.

Quindi non vede la luce in fondo al tunnel?
“Non ancora”.

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