PALAZZO LASCARIS

Guerra sulla commissione Sanità. Veto dei Fratelli sul leghista Icardi

In Piemonte fronda contro l'ex assessore da parte dei meloniani che vogliono l'intera filiera in mani loro (dal ministro in giù). I piani del nuovo titolare Riboldi. Sul viatico al predecessore c'è la parola di Cirio a Molinari (auguri). Si scalda Ravello

La filiera e il filotto. Si consuma tra lo schema del collegamento politico, anzi partitico, senza interruzione di continuità e la non nascosta bramosia di vincere e a piene mani contro l’avversario seppur alleato, la partita per la presidenza della commissione Sanità a Palazzo Lascaris. Per quel ruolo, rivestito nella scorsa legislatura dal leghista Alessandro Stecco, si è fatto avanti da subito senza infingimenti o ipocrisie di maniera l’ex assessore Luigi Icardi. L’uomo della Lega arrivato, cinque anni fa, in corso Regina Margherita e dopo pochi mesi trovatosi in prima linea contro il Covid che il Piemonte riuscirà ad affrontare e poi a uscirne meglio di altre regioni, non fa mistero di voler continuare a occuparsi di sanità, sia pure in posizione diversa. 

Dalla sua, indiscutibilmente, ha l’esperienza maturata, le relazioni costruite anche a livello nazionale, insomma, il possesso della materia che, proprio per i cinque anni passati sulla poltrona più scomoda della giunta, nessun altro può vantare, oggi neppure il suo successore. Ma proprio a lui, a Federico Riboldi e al suo partito, Fratelli d’Italia, bisogna guardare per scorgere, neppure troppo nascosti, gli ostacoli all’elezione di Icardi al vertice della quarta commissione. Alla vigilia della prima seduta del consiglio regionale (lunedì alle Ogr) e, di conseguenza, alla imminente distribuzione dei ruoli nell’organismo legislativo, ambienti vicini all’assessore non negano che questa ipotesi venga vista non bene, qualcuno si spinge a dire addirittura molto male. Viene fatto notare connotandolo negativamente “il metodo”, ovvero quello che agli occhi dei Fratelli, o almeno una buona parte di essi e dell’entourage riboldiano, sarebbe il tentativo di Icardi di restare, in qualche modo, dentro la sanità.

Il che è indiscutibile, lo stesso ex assessore non nega il suo desiderio di continuare a occuparsi della materia, mettendo a disposizione la sua esperienza “in pieno spirito collaborativo” con il suo successore. Certo, trattandosi di politica e non del collegio delle Orsoline, nessuno non può non vedere anche la politicamente legittima intenzione da parte di Icardi di difendere, da quella posizione, ciò che lui ha fatto nei cinque anni passati e, magari, contribuire a seguire quanto avviato, presidiando eventuali non escludibili attacchi di fuoco amico, nel caso fraterno. Lì, nel partito di Giorgia Meloni la tentazione di applicare lo schema della filiera ministro-assessore-presidente di commissione alla Sanità come già deciso per l’agricoltura con il tris Francesco Lollobrigida – Paolo Bongioanni – Claudio Sacchetto è forte. Semmai dovesse andare in porto, il terzo nome dopo quello del ministro Orazio Schillaci e di Riboldi, sarebbe quello di Roberto Ravello, uscito scornato dal duello per la presidenza del consiglio regionale assegnata Davide Nicco.

Pure il filotto alletta non poco i meloniani piemontesi e lo stesso cerchio (magico?) che va costruendosi attorno all’assessore, forse più attratti dall’incassare subito punti, senza tenere conto che la partita sulla sanità è destinata a durare un lustro e, come la storia dovrebbe insegnare, le incognite e gli imprevisti da quelle parti non mancano mai. Tatticamente e, pure con un po’ di opportuni cinismo, è difficile negare i vantaggi di avere un ex assessore della stessa coalizione al proprio fianco, sul fronte legislativo, anziché mettere magari in conto mosse che potrebbero risultare intoppi o rallentamenti, anche se di un solo semplice componente di commissione, ma con il peso del gruppo che rappresenta. I pesi, all’interno del centrodestra, non sono più quelli della scorsa legislatura e di questo, pur essendo maggioranza ma senza i numeri che aveva la Lega, FdI dovrà tenerne conto.

Non è un caso che chi conosce a menadito le procedure e le possibili trappole dei lavori consiliari, come il futuro capogruppo dei meloniani Carlo Riva Vercellotti, sia tra coloro che in FdI tiene una linea decisamente aperturista verso la presidenza a Icardi. Presidenza per cui la Lega piemontese non solo ha già designato l’ex assessore, tra l’altro componente del cda dell’Istituto Superiore di Sanità per designazione della Conferenza delle Regioni, ma ha anche ottenuto l’imprimatur del governatore Alberto Cirio. Con quest’ultimo la questione è stata trattata dal segretario della Lega Riccardo Molinari il quale ha avuto “la sua parola”. Scolpita sulla pietra o sarà come scrivere t’amo sulla sabbia?

Il vento che i Fratelli sentono in poppa cancellerà anche quell’impegno, oppure finirà che Icardi si insedierà alla guida della commissione il cui ruolo in questa legislatura sarà certamente più importante rispetto ai cinque anni segnati per oltre la metà dall’emergenza Covid e poi dai suoi strascichi? Fuori di dubbio che l’inderogabilità di dare al Piemonte un nuovo piano sociosanitario attribuisca al Consiglio e quindi alla quarta commissione un compito cruciale e non meno rilevante. La stessa programmazione su una materia in cui è mancata per lungo tempo, sostituita da provvedimenti emergenziali prima per il piano di rientro all’epoca della giunta di Sergio Chiamparino, poi per l’emergenza pandemica, è la priorità assoluta nella missione politica della Regione. Per non parlare di problemi pesanti come quello delle liste d’attesa e della tenuta dei bilanci delle Asl. Su questa prospettiva, imminente, dovrà misurarsi la riconfermata alleanza alla guida del Piemonte. Resta da vedere se nell’azionista di maggioranza della coalizione prevarrà il divide et impera o la logica della filiera per fare filotto.

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