VIA DEL CAMPO (LARGO)

Renziani in rivolta contro Renzi. "La linea la decide il congresso"

Monta la protesta in Italia Viva contro la decisione del leader di andare a sinistra. Appello di dirigenti e amministratori per dare la parola agli iscritti. Il senatore di Rignano sempre più nervoso attacca "l'amico Enrico" Costa reo di lavorare al Terzo Polo con l'eretico Marattin

Il primo è stato Luigi Marattin. E forse, chissà, Matteo Renzi per un istante avrà pensato di potersela cavare liquidando la sortita come quella del grillo parlante e un po’ petulante. Ma la richiesta di un congresso, di chiedere lì agli iscritti se quella decisa autonomamente dal segretario sia la linea per loro giusta e quindi condivisa, oppure se lo schierarsi a sinistra sia, come molti di pensano, un tradimento e una svolta inaccettabile, ci ha messo niente a trasformarsi un una valanga di firme e appelli. E lui, il protagonista dell’illuminante abbraccio sul campo di calcio con Elly Schlein anticipatore dell’ingresso nel campo largo, non riesce a nascondere nervosismo e, forse, qualche timore di smottamento nella collinetta trasformata in un amen da piccolo caposaldo terzopolista in morbida duna nella Capalbio di Elly.

Rotola e s’ingrossa la slavina di firme con cui renziani pronti al suffisso ex chiedono “se il Presidente in carica ha ricevuto un mandato chiaro a sostegno della sua mozione congressuale e l’indirizzo politico previsto cambia radicalmente, il partito nel suo insieme non può che ridare la parola a tutti gli iscritti che in questi anni hanno dedicato tempo, investito soldi, energie e chiesto voti su una proposta politica chiara. Gli iscritti devono poter discutere e decidere sul futuro del partito”. È un passo, uno dei più eloquenti e diretti, del lungo appello che da ore sta circolando raccogliendo molte adesioni tra cui quelle di numerosi dirigenti locali, amministratori e semplici iscritti. Decine di presidenti provinciali e delle città metropolitane del partito, tra cui i piemontesi Fausto Ferrara di Novara, Piero Giaccari di Alessandria, Francesco Helmann di Cuneo, la vercellese Francesca Tini Brunozzi e poi ancora Fabio Lavagno di Casale Monferrato, il consigliere comunale di Acqui Terme Nicola De Angelis. Non c’è la consigliera regionale Vittoria Nallo, appena approdata a Palazzo Lascaris eletta nella lista Stati Uniti d’Europa che, sulla spinta di Silvia Fregolent, era schierata con il centrosinistra a sostegno di Gianna Pentenero.

“Matteo Renzi, presumibilmente al fine di lasciare la discussione più libera possibile, aveva pubblicamente garantito che non avrebbe espresso la sua opinione in merito per garantire la più ampia discussione interna tra le due posizioni”, scrivono ancora i firmatari rimarcando come, tuttavia, “l’intervista del 19 luglio al Corriere della Sera ha invece rappresentato una discontinuità netta rispetto a quanto annunciato nelle settimane precedenti e alla piattaforma politica che lo ha eletto al recente congresso. Il Presidente di Italia Viva ha detto che sarà l’assemblea, e non il congresso a differenza di quanto annunciato, a decidere il cambio di linea politica dichiarando anche che sarà lui stesso a sottoporre la proposta di indirizzo politico per il futuro del partito, invece di porsi come garante del dibattito congressuale come da lui preventivato”.

In ballo, come noto ci sono tre appuntamenti elettorali in altrettante regioni, Emilia-Romagna, Umbria e Liguria, dove Italia Viva si presenterà con il Pd quasi certamente insieme ai Cinquestelle nel campo largo che Renzi aveva sempre considerato un luogo da cui stare alla larga. Ma, ormai è chiaro, il senatore di Rignano considera il Terzo Polo ormai sepolto sotto quella che egli ritiene un “dato di fatto”, ovvero “il Terzo Polo è irrilevante e se lo è stato alle Europee con il proporzionale, figurarsi cosa potrebbe accadere in uno scontro a due col maggioritario. L’Italia ama il bipolarismo più di quanto lo amiamo noi”. Da qui la decisione che lui ha già preso, da solo. “È il tempo della chiarezza, o si sta col centrodestra o col centrosinistra” scrive in una lettera aperta in cui non rinuncia a lanciare più di una frecciata “all’amico Enrico Costa”, il quale appena ieri aveva posto con parole dure la questione della giustizia accusando Renzi di portare la sua forza politica insieme ai “giustizialisti con la bava alla bocca”, evocando la piazza genovese contro Giovanni Toti.

Al deputato di Azione, da poco dimissionario dalla vicesegreteria nazionale e in posizione critica rispetto ai sempre più evidenti ammiccamenti a sinistra di Carlo Calenda, Renzi ricorda di averlo voluto al Governo prima come viceguardasigilli e poi da ministro per gli Affari Regionali, gli riconosce (e sarebbe impossibile non farlo) il suo garantismo, ma nervosamente gli ricorda pure che nella piazza genovese c’erano esponenti di Azione e nessuno di Italia Viva. Poi punta il dito contro i giustizialisti che sono a sinistra, “ma anche a destra”. Parole da cui, al netto delle premesse sull’amicizia con Costa, trasuda curaro. E qualche goccia non può che essere destinata a quell’accoppiata terzopolista formata dal parlamentare piemontese e dal renziano eretico Marattin. La richiesta di un congresso partita da quest’ultimo, Renzi sperava di liquidarla come l’ennesima sortita del grillo parlante, invece è tutt’altra cosa. Non saranno il gatto e la volpe, ma il profilo di Pinocchio nei renziani pronti a dirsi ex, è ben chiaro.

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