CENTRODESTRA

Cirio ha preso in tempo l'onda. Scoglio regionali per la destra

La probabile sconfitta in Liguria, Emilia-Romagna e Umbria potrebbe segnare l'inizio della parabola per la maggioranza di governo. Il "fattore C" del presidente del Piemonte. Attento a tenersi a debita distanza da scontri e temi divisivi, autonomia in testa

Ai tempi della guerra fredda c’era il fattore K. Adesso, con 40 gradi all’ombra e il centrodestra che suda (freddo) all’ipotesi prossima alla certezza di una sconfitta per tre a zero alle regionali di novembre, guardando a come gli sia andata strabene in Piemonte appena due mesi fa non può che palesarsi per quell’occasione e per chi ne è stato artefice e protagonista il fattore C. Che sta ovviamente per Cirio, ma anche, con la minuscola, per la traduzione più calzante della fortuna di cui il rieletto governatore, buon per lui, non difetta per nulla.

Sono trascorsi poco più di due mesi dalla vittoria che ha riconfermato il centrodestra e Alberto Cirio alla guida del Piemonte, ne mancano poco più che altrettanti al probabile election day che vedrà al voto l’Emilia-Romagna, l’Umbria e la Liguria in un triplete che la sinistra considera già vinto e il centrodestra non trova ragioni per contestare la previsione. 

Nella regione lasciata da Stefano Bonaccini per un seggio a Bruxelles, il citato fattore K (ovvero alternanza impedita dalla forte presenza, in allora, del Partito Comunista che non poteva andare al potere e consegnava alla Democrazia Cristiana il comando dell’Italia) funziona al contrario in quella che da sempre è la roccaforte rossa del Paese e, solo un cataclisma politico, potrebbe cambiare il senso di una storia che si perpetua. 

Il centrodestra prova a contrastare il sindaco piddino di Ravenna Michele de Pascale con Elena Ugolini, rettrice delle scuole Malpighi, ciellina e già sottosegretaria nel governo col loden di Mario Monti, ma le chance sono al lumicino. Era un’altra roccaforte rossa l’Umbria prima della conquista da parte della leghista Donatella Tesei quando Matteo Salvinistava ben oltre il trenta per cento. 

Oggi è tutt’altra partita, anche perché i cinque anni della Tesei non paiono aver lasciato tracce positive indelebili. Poi c’è la Liguria dove due settimane prima del voto (anche se il vicepresidente Alessandro Piana ha convocato le elezioni per il 27 e 28 ottobre con la quasi certezza di vederle spostate avanti e accorpate alle altre) si aprirà il processo a Giovanni Toti e il centrodestra ancora un candidato da opporre al dem Andrea Orlando lo deve trovare. In sovrappiù, a non agevolare il centrodestra in una battaglia già piuttosto disperata nelle tre regioni concorrerà la concomitanza dell’ultimo scampolo di campagna elettorale con una legge di Bilancio tutt’altro che semplice.

Con alle viste uno scenario del genere, è difficile obiettare a chi descrive Cirio come “il solito fortunello”. Certo non è solo il fattore c (con la minuscola) ad averlo riconfermato, con una messe di voti, ma anche quello fa. Tanto più se, come nel suo caso, imbrocchi il momento giusto – concomitanza col voto europeo e questioni di bilancio dello Stato ancora più che a debita distanza, ma anche qualche corposo strascico della luna di miele che accompagna, più o meno a lungo, qualunque governo – e le stesse tensioni che oggi emergono, fatalmente, tra alleati della maggioranza, allora non erano tali da poter incidere se non nel risultato finale, magari sul peso dei consensi chissà.

Sta di fatto che, con la prospettiva del 3 a 0 di novembre, Cirio ha la quasi certezza di essere l’ultimo tra i governatori ad aver potuto e saputo cavalcare l’onda lunga della vittoria del 2022. Una buona sorte che, unita al proverbiale fiuto da cane da tartufi, non è certo un caso isolato. Dopo aver preso l’onda lunga della Lega cinque anni fa quando il carroccio sfondò in Piemonte il 37 per cento, un lustro dopo eccolo nuovamente sulla cresta, stavolta del successo meloniano, assicurando il suo futuro almeno per i prossimi cinque anni, a meno di un’eventuale attrazione per il Parlamento tanto forte da anticipare la fine del mandato. Ipotesi, oggi, assai lontane e flebili. La certezza, invece, è quella di una navigazione, dopo la cavalcata dell’onda, ancor più cauta del solito, rinnovando insieme a quella di Gastone Paperone l’immagine, arcinota quanto azzeccata, dell’opossum e della sua insuperabile capacità di fingersi morto di fronte a rischi e pericoli.

Attento a esercitare (e abilmente marcare) il suo ruolo politici di vicesegretario di Forza Italia, restando anche lì ben distante da ogni sorta di scontro o polemica – amico fedele e leale di Antonio Tajani, plaudente alle sortite di Marina Berlusconi, mai un accenno di un’ombra di disaccordo con Salvini, figurarsi con Giorgia Meloni – Cirio a tratti pare appartenere ad un’altra specie rispetto, per dire, al suo collega calabrese e come lui vice di Tajani, Roberto Occhiuto

Proprio di quest’ultimo è lo scontro aperto con il ministro leghista Roberto Calderoli, ovviamente, sull’autonomia, tema dal quale il governatore del Piemonte pare tenersi, anche in questo caso, a molto più che debita distanza. Mentre il presidente della Calabria ingaggia battaglia col ministro degli Affari Regionali sull’impugnazione proposta da quest’ultimo di due norme regionali, sulla forestazione e sulla regimazione idraulica, rivoltando come un boomerang su Calderoli la stessa questione della potestà regionale su alcune materie, Cirio dal canto suo dopo aver suonato le trombe per accompagnare la lettera di richieste di alcune materie - missiva poco più che politicamente simbolica visto l’iter complesso e lungo – si è rapidamente fatto opossum rispetto alla divisiva (anche all’interno del suo stesso partito) questione.

In suo aiuto è, provvidenzialmente, arrivato pure agosto con le vacanze, la canicola e quella tradizionale sospensione dei dibattiti su questioni che non appassionano né sotto l’ombrellone, né alle feste di partito, tantomeno dei talk show. C’è da scommettere che il governatore piemontese di autonomia non parlerà più, se non fino a quando qualcuno ritirerà fuori lo spinoso e sdrucciolevole argomento. E quando sarà, non mancherà di pesare il fattore C. Con e senza la maiuscola.

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