RIFORME

"Cirio segua Zaia sui ricorsi". Autonomia, diktat della Lega

Molinari e Ricca sollecitano il presidente del Piemonte a unirsi all'azione del Veneto davanti alla Corte Costituzionale per difendere la legge Calderoli. Una rogna per il governatore che deve barcamenarsi tra le "sensibilità diverse" nel centrodestra e nel suo stesso partito

È scoppiata la “guerra” fra le Regioni sull’Autonomia e anche il Piemonte deve scendere in campo per difendere la legge. La Lega chiede al governatore Alberto Cirio di seguire l’esempio di Luca Zaia che nelle scorse ore ha annunciato che il Veneto si opporrà davanti ai giudici della Consulta contro il ricorso presentato da Sardegna, Puglia e Toscana. «Il Veneto pensa di essere assolutamente danneggiato dal fatto che qualcuno faccia ricorso contro una legge che permetterebbe a noi di avviare un progetto di Autonomia. E quindi ci presenteremo in Corte Costituzionale ad opporci», ha spiegato il Doge leghista.

«La legge Calderoli sull’Autonomia deve poter essere applicata dalle Regioni che decidono di avvalersene, ovviamente con le modalità, la gradualità e le garanzie previste dalla normativa stessa. Il Gruppo consiliare della Lega in Regione Piemonte chiederà al governatore Cirio di intraprendere un percorso simile a quello già annunciato in Veneto dal Governatore Zaia, ossia di opporsi al ricorso annunciato contro l’applicazione della legge dalla Sardegna, dalla Puglia e dalla Toscana, in quanto il Piemonte e i piemontesi sarebbero danneggiati dal blocco della legge – scrivono in una nota Riccardo Molinari, segretario della Lega in Piemonte, e il capogruppo a Palazzo Lascaris Fabrizio Ricca –. Un conto è scegliere, legittimamente, di non avvalersi delle opportunità offerte dalla legge sull’Autonomia Differenziata, altro è pretendere che la stessa legge sia “congelata” o disapplicata in tutto il Paese».

Un’iniziativa, quella intrapresa dallo stato maggiore della Lega piemontese, che potrebbe creare qualche difficoltà a Cirio che, nella sua doppia veste di governatore e vicesegretario nazionale di Forza Italia, è costretto a barcamenarsi tra le istanze autonomiste presenti nella sua maggioranza e le “frenate” di una parte del suo partito, interpretate dal collega della Calabria Roberto Occhiuto. E se tra i primi atti del suo secondo mandato si segnala la lettera firmata assieme al neo assessore leghista Enrico Bussalino con la quale il Piemonte chiede il trasferimento delle competenze sulle 9 materie che non prevedono la determinazione dei Lep, successivamente al 40esimo piano del grattacielo è prevalsa la prudenza, tipica del governatore di fronte a questioni combattute. Inoltre, Cirio deve fare i conti anche con la sensibilità “diversa” del principale azionista di maggioranza, Fratelli d’Italia, che sul tema si mostra assai meno risoluto. Si vedrà al ritorno del presidente da Tokio dove si è recato per promuovere i vini piemontesi a bordo della nave scuola della marina militare italiana Amerigo Vespucci.

Il capogruppo del Carroccio alla Camera ricorda che la legge promossa dal ministro leghista Roberto Calderoli «è il frutto di un lungo percorso, ed è stata approvata dai due rami del Parlamento, e controfirmata dal Presidente della Repubblica», epilogo a lungo atteso dalla Lega, in particolare dal fronte nordista del partito. «Immediatamente, e in maniera assolutamente propagandistica, è partita sui contenuti della normativa una campagna di disinformazione da parte della sinistra e dei 5 Stelle, e la raccolta di firme per intraprendere un percorso referendario chiaramente strumentale – prosegue Molinari –. Ma sarà la Corte Costituzionale a dirci se l’eventuale referendum sia legittimo, considerato che la legge è collegata alla finanziaria ed è applicativa del dettato costituzionale», sposando la tesi dell’inammissibilità della consultazione referendaria, posizione sostenuta dallo stesso Calderoli ma piuttosto controversa tra i giuristi. «Il ricorso sulla costituzionalità della legge peraltro è ancora più assurdo se pensiamo che a farlo è la Sardegna, una regione che gode di ampia autonomia grazie allo statuto speciale – conclude Molinari –. Un modo di dire chiaramente da parte di Pd e 5 stelle che l’autonomia deve restare un privilegio per pochi e non un diritto per tutti».

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