URNE VIRTUALI

Vicini ai cittadini ma migliori di loro, così gli elettori vorrebbero i politici

Si dissolve il mantra grillino dell'uno vale uno e la sua degenerazione secondo cui uno vale l'altro. Classe politica percepita meno capace di chi deve rappresentare. Per il 36% degli elettori di FdI Meloni insostituibile. Il sondaggio Swg

Vicini a me, ma migliori. Così le persone s’aspettano i politici o almeno li vorrebbero, mentre oggi i cittadini percepiscono i propri rappresentanti meno capaci di se stessi. Un cortocircuito che potrebbe spiegare la disaffezione dalla cosa pubblica e la costante riduzione dell’affluenza alle urne: se chi eleggo è incapace non può certo cambiare le sorti della comunità chiamato a rappresentare; e allora meglio stare a casa. Si dirà, una volta era così, una volta erano i migliori a occuparsi della cosa pubblica. E non a caso il Migliore era proprio il titolo di cui poteva fregiarsi Palmiro Togliatti, primo segretario comunista dell'Italia libera.

E oggi? Secondo un sondaggio Swg (effettuato tra il 28 e il 30 agosto con metodo Cawi su un campione di 800 soggetti) solo il 26 percento degli intervistati considera i politici come “persone più capaci di me”, per il 25 percento sono “persone come me” mentre il restante 49 li considera “meno capaci di me”. Eppure per tre intervistati su quattro i politici dovrebbero essere mediamente migliori dei cittadini che rappresentano. È la fine anche del vecchio mantra grillino, il concetto dell’uno vale uno, degenerato nell’idea che uno vale l’altro. La trasformazione degli eletti in semplici portavoce (o passacarte) di una non meglio specificata base, interpellata arbitrariamente sia nei tempi sia nei modi. Secondo la stessa rilevazione, il leader politico deve essere “vicino alla gente” ( per il 71% degli elettori), una figura forte (51%) e “sincero” (44%).

Ma cosa pensano gli elettori dei propri leader e quali sentono più vicini tra quelli degli altri partiti? Il 36 percento di chi vota Fratelli d’Italia considera Giorgia Meloni insostituibile, status che le deriva dal fatto di essere oltreché leader anche la fondatrice del partito. Uno su quattro considera Antonio Tajani il più affine mentre solo il 18 percento si affiderebbe a Matteo Salvini. Al contrario, il 53 percento degli elettori leghisti vedrebbe bene Meloni a capo del proprio partito, mentre solo il 17 percento considera il Capitano insostituibile. Nel centrosinistra, invece, il 23 percento dei dem, escludendo Elly Schlein, vedrebbe bene Giuseppe Conte a capo del loro portito, mentre per il 44% dei grillini non ci sono alternative all’ex premier. Schlein è anche la preferita tra gli elettori di Avs: in assenza di Nicola Fratoianni è Angelo Bonelli, il 42% di loro sarebbe pronto a farsi guidare dalla segretaria multigender.

Per quanto riguarda le intenzioni di voto, infine, FdI continua a essere saldamente il primo partito con il 30,3% (+0,5), davanti al Pd che arranca al 22,3% (-0,4) e M5s all’11,6% (+0,2). Appaiate Lega (8,5%) e Forza Italia (8,4%) che guadagnano rispettivamente lo 0,2 e lo 0,1 percento. In Avs prosegue l’onda lunga delle europee: 6,9% con un incremento di due decimi. Abbondantemente sotto il 4 Azione (3,2%), Italia Viva (2,3%) e Più Europa (1,9%).

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