SANITÀ

Cure domiciliari, Italia a due velocità. Raddoppiati i fondi Pnrr al Piemonte

Entro il 2026 almeno il 10% degli over 65 dovrà essere assistito. Regioni virtuose e altre al palo. Il Governo presenta il riparto alla Conferenza presieduta da Fedriga e si annuncia battaglia. Asl in ritardo rischiano di far saltare i fondi alla sanità piemontese

Ampliare l’assistenza domiciliare arrivando almeno a coprire il 10 per cento della popolazione dai 65 anni in su. È l’obiettivo che l’Italia si prefigge di raggiungere entro il 2026 per recuperare il divario che l’ha vista fino a poco tempo fa su valori dimezzati rispetto alla gran parte dei Paesi europei. Ma non solo per questo. Una scadenza, quella che concede ancora due anni di tempo, sul cui rispetto si gioca una partita importante sul terreno del Pnrr. Il mancato raggiungimento della soglia fissata, come noto, comporterebbe il venire meno dei finanziamenti disposti dall’Unione Europea nel quadro degli interventi sul fronte sanitario. 

Lo scorso anno la media nazionale ha raggiunto, superandolo di poco, il limite fissato anche se nn tutte le regioni hanno rispettato le indicazioni, con uno scenario in cui c’era l’Umbria che segnava il record di incremento del 2016% superata solo dalla Provincia di Trento con il 235%, ma c’erano anche la Sicilia con appena l’1%, la Campania con il 62% e la Sardegna col 77%, a fronte come si è detto di una media del Paese che ha superato di un punto l’asticella del 100%. 

Tra le Regioni più virtuose, lo scorso anno, anche il Piemonte assestato su un più che rassicurante 124%, tanto più se paragonato con il 2022 quando non era riuscito a raggiungere l’obiettivo da cui non dipende soltanto l’attuazione del Pnrr, ma il non meno importante riconoscimento economico che con quei fondi il Governo attribuisce a ciascuna Regione, compensando di fatto le uscite dalle casse locali di quelle risorse necessarie a fornire i servizi di assistenza domiciliare. Una classifica che rischia di alimentare tensioni tra i governatori o più ancora tra i loro assessori alla Sanità quando, tra pochi giorni, si tratterà di discutere delle cifre che il Governo ha proposto nel riparto per questo tipo di fondi inviato dal ministero alla Conferenza delle Regioni. 

Un incremento delle erogazioni previste, pur sempre subordinate al raggiungimento degli obiettivi, c’è ma non in maniera uguale per tutti. Facile dunque prevedere discussioni, specie ancora una volta tra gli enti del Sud e quelli del Nord, senza trascurare che ogni occasione è buona per mettere sul tavolo la questione dell’autonomia. Tra chi ha molte ragioni in più per non poter rischiare di fallire la meta fissata c’è proprio il Piemonte che nel riparto proposto dal ministero della Salute si vede quasi raddoppiare la cifra incassata lo scorso anno. Rispetto ai 36 milioni e mezzo del 2023, per quest’anno la sanità piemontese vede assegnati per le cure domiciliari, in particolare per l’Adi, ovvero l’assistenza domiciliare integrata, ma anche per quella programnata (Adp) e altri interventi territoriali 67 milioni e 522mila euro.

Un incremento importante frutto dei buoni risultati ottenuti l’anno passato, ma anche di un’operazione “diplomatica” del neo assessore alla Sanità Federico Riboldi nei confronti del ministro Orazio Schillaci, con cui negli incontri delle settimane scorse aveva discusso anche di questo aspetto, per nulla secondario vista la situazione delle casse della sanità piemontese. Risorse preziose, ma che potrebbero restare solo freddi numeri nel caso in cui l’obiettivo dato e, dunque l’incremento degli ultrassessantacinquenni inseriti nell’assistenza domiciliare non fosse raggiunto. E il rischio c’è. Negli uffici della Regione si continua a monitorare ciascuna Asl e i dati che arrivano da alcune di queste alimentano le preoccupazioni. Lentezza nell’inserimento degli anziani nel sistema, difficoltà nel rapporto tra i distretti sanitari e i medici di famiglia, insieme ad altre criticità vedono ancora non poche aziende in ritardo sulla tabella di marcia e non è possibile far conto sulla virtuosità delle altre per scongiurare l’eventualità di non poter incassare quei soldi.

Questa situazione, che vede ancora una volta la sanità tra luci e ombre in uno scenario a macchia di leopardo, sarà tra gli argomenti del prossimo incontro dell’assessore e del direttore regionale Antonino Sottile con i vertici delle Asl. Nel frattempo l’altra partita, quella in vista dell’approvazione del riparto, incomincerà il prossimo 18 settembre in Conferenza delle Regioni.

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