SANITÀ

Medici e infermieri ai ferri corti. Guerra aperta sulle competenze 

Le nuove specializzazioni aprono per gli infermieri la possibilità di prescrivere alcuni trattamenti e ausili sanitari. L'annuncio del ministro scatena i camici bianchi che difendono le loro prerogative. Il caso, ancora irrisolto, degli algoritmi per il 118 in Piemonte

Sale la tensione tra medici e infermieri. I primi, attraverso i loro sindacati, alzano le barricate di fronte alla concreta ipotesi che ai secondi venga affidata la possibilità di prescrivere alcuni trattamenti clinici, in particolare nell’ambito dell’assistenza, ma non solo. 

L’ennesimo scontro, sia pure per ora contenuto nei toni, tra le due categorie scaturisce dall’annuncio del ministro della Salute Orazio Schillaci su alcune novità legate all’istituzione di tre nuove aree di specializzazione infermieristica, ovvero quella in cure primarie, in cure pediatriche e neonatali e in cure intensive e nell’emergenza. Così quella che per Fnopi, la federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, è “una svolta epocale attesa da anni”, per i medici è motivo di allarme. Peraltro non il primo sul confine tra attività medica e infermieristica come attesta il recente e non ancora risolto caso esploso in Piemonte sugli algoritmi per gli infermieri a bordo delle ambulanze senza medico. Una questione, quella che ha portato al congelamento della delibera di Azienda Sanitaria Zero e a un gruppo di lavoro per arrivare a una soluzione per quanto riguarda il servizio Emergenza 118 sul territorio piemontese, che si incrocia in maniera evidente con la questione aperta dall’annuncio del ministro e che proprio dal suo esito potrebbe ricavare l’attesa via d’uscita dall’attuale impasse.

“Sconcerto e rammarico” vengono, intanto, manifestati dal presidente della federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli il quale lamenta il fatto di “non essere stati interpellati su una delicata materia che presuppone un passaggio di competenze specialistiche”. Come in Piemonte per i protocolli del 118, anche in questo caso il nodo a detta dei medici sta nel fatto che “la prescrizione presuppone una diagnosi e la diagnosi è un atto medico complesso”. Una competenza che i camici bianchi, sia con i loro Ordini sia con le rappresentanze sindacali, rivendicano e difendono paventando azioni legali. “Attendiamo di esaminare il provvedimento e se, come pare, fossero attribuiti ad altri professionisti competenze esclusive del medico – anticipa Anelli – saremo costretti a valutare l’impugnazione”.  Anche in questo caso ciò che è accaduto alcune settimane addietro in Piemonte, con alcuni esposti alla magistratura, accentua le analogie con il nuovo caso che si sta aprendo a livello nazionale. 

Gettano acqua sul fuoco gli infermieri che con la loro federazione degli Ordini, al cui consiglio nazionale il ministro ha dato l’annuncio, respingono l’accusa di invasione di campo, o meglio di competenze mossa, di fatto, dai medici. “Gli infermieri italiani non intendono minimamente appropriarsi della diagnosi medica che resta esclusiva della professione medica insieme al percorso terapeutico medico. Ma da trent’anni esiste la diagnosi infermieristica assistenziale prevista per norma. – sostiene la Fnopi -  Nessuno sta toccando le prerogative dei medici, anzi è un arricchimento per il lavoro d’equipe che va nella direzione della gestione della complessità e che impatta su tutto il sistema salute”.

A favore dell’ulteriore possibilità data agli infermieri c’è già da registrare la posizione della Regione Veneto che con l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin definisce quella del ministro “una decisione che non possiamo non condividere, visto che va nella stessa direzione del nostro piano strategico per affrontare la carenza di personale”.  Ma ad attestare come la tensione resti alta e possa preludere ad ulteriori iniziative sul fronte dei camici bianchi è come viene definito il provvedimento da alcuni dei loro principali sindacati AnaaoCimoSumai Fimmg – bollato come “l’ennesimo blitz perpetutato in spregio a un preliminare confronto con i medici cui sono attribuite inequivocabili prerogative nella diagnosi e terapia”.

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