Con Matteo per cambiare il Paese

Occorre coraggio per portare l’Italia alla normalità dell’alternanza. Non c'è più tempo da perdere. Ecco quello che ho detto alla Conferenza Innovatori e socialisti con Renzi

L’Italia sta arretrando pericolosamente. Il nostro è un sistema politico e istituzionale bloccato. Il nostro paese rischia di diventare un’area senza Stato, terreno di investimenti predatori. L’Italia conta sempre di meno nei consessi internazionali. Le tasse hanno raggiunto livelli insopportabili. La spesa è incontenibile perché non risponde più a criteri di razionalità e modernità. Si può continuare a pensare che siano sostenibili 3 o 4 ospedali nel raggio di 30 km? Si può pensare all’autonomia locale come al diritto indiscutibile di ogni comune di realizzare opere non strategiche con i soldi degli enti che gli stanno sopra? Si può continuare a non saper sfruttare arte e turismo? Abbiamo opere d’arte, luoghi e prodotti che solo noi possiamo vantare. Ma la Spagna ha 12 % del Pil in questo campo e noi solo il 6%. In questo contesto gli investimenti importanti vanno all’estero. Occorrono investimenti, sviluppo e crescita ma anche risanamento correzione forte della spesa. O vogliamo continuare ad essere un paese senza futuro abbandonato dai giovani e dalle risorse migliori che vanno a studiare e poi a lavorare all’estero?

Dall’attuale quadro politico non ci si possono attendere riforme importanti e il Pd rischia di essere schiacciato, svuotato dal ruolo di protagonista del cambiamento che deve avere. Occorre coraggio, per cambiare davvero, per portare il paese alla normalità dell'alternanza. Non c'è più tempo da perdere. Serviranno grandi sforzi. Le persone come diceva Riccardo Lombardi, sono disposte a sacrificarsi, ma, devono sapere perché lo fanno. Sapere che è un percorso che porta a una società più giusta ed efficiente. Il Pd ha bisogno di un segretario che apra il partito, non di un funzionario che continua a gestirlo con i criteri del passato.

Renzi può cambiare il Pd che oggi è partito chiuso che si apre solo alle primarie. Perché il meccanismo di elezione degli organi locali provinciali e regionali resta in mano alle correnti e ai vecchi gruppi di potere interno. L’apporto di forze di opinione come la nostra e di non iscritti sarà determinante per costruire un partito pensante come ha detto Matteo. Un partito dove quando chiedi di iscriverti ti sorridono e ti accolgono e non ti chiedono con chi starai. Dove non c’è la paura che il nuovo arrivato possa prendere il posto al consiglio comunale regionale o il seggio a chi non vuole mollarlo perché ormai è diventato il suo lavoro.

Ci serve un partito capace di parlare ai lavoratori e agli imprenditori, di rappresentarli come in tutte le grandi democrazie. Si continua a cercare l’esatta definizione della sinistra. A me sembra più chiaro cosa significa socialismo democratico europeo. Che deve tornare ad essere protagonista della scena mondiale come ai tempi del modernissimo rapporto nord sud di Brandt e Palme che anticipò quanto successe e continua a succedere nel mondo. Un mondo dove l’impresa e la finanza sanno muoversi ma i lavoratori e i sindacati sono ancora nazionalisti, dove solo allargando le regole e i diritti si possono difendere le conquiste costate lacrime e sangue. Il Pd e il socialismo europeo devono rilanciare gli stati uniti d’Europa con un esercito, una giustizia e una banca federale.

print_icon