Valsusa, una valle coi buchi

Tra gallerie, tunnel, trafori e condotte hanno trasformato il territorio in una groviera. Al punto che, prendendo l'occasione dell'Expo, non sarebbe una cattiva idea disegnandone la sagoma come il famoso formaggio promuovere una campagna pubblicitaria

Non so se in quel granserraglio del cibo globalizzato che è l’Expo lombarda siano presenti prodotti della cultura enogastronomica valsusina e so che forse è troppo tardi per proporre iniziative promozionali mirate a mettere in luce la valle sotto questo aspetto. È un vero peccato poiché i tempi si prestano a felici intuizioni nel campo pubblicitario, da sempre motore dell’economia nazionale e locale.
 
Andiamo con ordine: il primo buco nella valle è stato aperto nel 1871 e ci passa dentro ancora oggi un treno, qualche secolo dopo hanno costruito un buco per le macchine al quale si è affiancato, poco tempo fa, un ulteriore buco poiché, essendoci evidentemente troppi Tir e consapevoli del fatto che il fine della politica è il bene del cittadino, l’hanno costruito per farli tornare indietro. Ora si vuole costruire un altro tunnel per un altro treno ma con un’identità più incerta (Tav o Tac? Ai posteri l’ardua sentenza). Pochi anni fa due nuovi buchi da Pont Ventoux fino a Chiomonte avrebbero dovuto portare l’acqua alla centrale elettrica. Nel primo riposa in pace una trivella e il secondo funziona solo in parte poiché gli ingegneri idraulici per i quali abbiamo pagato cinque anni di università hanno sbagliato i calcoli.
 
Esiste poi tutta una serie di buchi per un acquedotto che dall’alta valle porta l’acqua a Torino e che non ha ancora finito di devastare boschi, vigne, campi e già si intravedono altri buchi ancora per una conduttura elettrica sotterranea che probabilmente sarà anche destinata ad alimentare il nuovo tunnel del treno con crisi di identità alla esigua cifra di 500 milioni di euro all’anno per risparmiare su una motrice ferroviaria in più. Poi c’è un buco a Claviere che è rimasto chiuso per otto anni perché hanno trovato l’amianto che secondo i soloni di stato non ci doveva essere e che evidentemente vi è stato trasportato nottetempo da Erri De Luca e i suoi complici. Sempre a proposito di amianto che, come si sa, è un’invenzione dei No Tav, che dire di quelle due rotonde in bassa valle che sono state bloccate proprio per la presenza dello stesso? Altri buchi, decisamente più pericolosi, sono quelli previsti nei polmoni di anziani e di bambini per l’aumento del 10/15% di malattie respiratorie e cardiovascolari preventivate da Ltf (ora Telt) nella zona di San Giuliano di Susa. Ma loro lo sanno, l’hanno detto e per le assicurazioni possono dormire sonni tranquilli.
 
Poi c’è il buco dei buchi, il buco nero per eccellenza, la sublimazione degli sfinteri di tutta la Val Padana: il buco di Chiomonte, quello che dovrebbe terminare entro la fine dell’anno e del quale non ne è stato scavato neppure un terzo; ma non voglio divagare oltre, ho iniziato parlando di gastronomia ed ora ci arrivo. La mia proposta è quella di rivolgerci ad un bravo grafico pubblicitario, in valle ce ne sono molti. Il suo compito dovrebbe essere quello di disegnare una sagoma stilizzata della valle a forma di groviera. Ricordate la pubblicità? Groviera, il formaggio coi buchi; una bella parafrasi e lo slogan diventa: Valle di Susa, la valle coi buchi. Ci facciamo sponsorizzare dalla Kraft che, in quanto multinazionale, è titolata a sfamare il mondo nel modo più sano e genuino, e voilà, abbiamo risolto tutti i problemi delle compensazioni. Che ne dite?

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