Compagnia, “follow the money”

La fondazione San Paolo è tra le maggiori d'Europa, ma concentra il 95% dei propri finanziamenti a Torino e alla sua area metropolitana. Sarà per questo che è così ambita? C’è una dicotomia stridente tra annunciate dimensioni e praticate mentalità provinciali

Caro direttore,
 
“Follow the money”, diceva la gola profonda di “Tutti gli uomini del Presidente” per indicare il gioco degli equilibri di potere dell’America di Nixon. Ma, in fondo, una regola che vale da sempre. E che in questi tempi di crisi della politica, delle rappresentanze collettive e popolari e delle forme partito, acquista un peso specifico ancora maggiore.
 
E se dunque, seguendo il suggerimento statunitense, analizziamo il rapporto sull’andamento della Compagnia di San Paolo per il 2015 e le relative prospettive per i prossimi anni, dobbiamo laconicamente concludere che il Piemonte è affetto da uno strabismo di Venere di proporzioni gigantesche, visto che stando ai dati diffusi ben l’80% degli stanziamenti garantiti dalla pingue fondazione bancaria (si annuncia uno stanziamento di 146 milioni di euro per il prossimo anno) sono stati assegnati alla realtà torinese, e in particolare a Torino città il  71.61%,dei fondi, alla  Provincia di Torino il 9.61%, e al resto del Piemonte 5.99%. 
 
Una domanda, a questo punto, sorge spontanea: cos’hanno tutti i Piemontesi extra-capoluogo per non essere così capaci di partecipare ai bandi? Minori doti intellettive? Insufficiente capacità progettuale? Non eclettica versatilità nell’elaborare compiuti dossier in materia di beni culturali, ambiente, welfare, ricerca?
 
Un differenziale così elevato tra le realtà territoriali di un’area così ampia, articolata e complessa come il Piemonte rimandano ad interrogativi di fondo sulla capacità di saper svolgere azioni realmente in linea con i bisogni delle diverse aree piemontesi.
 
La Compagnia di San Paolo, come recita la sua presentazione, è una delle maggiori fondazioni private d’Europa, che persegue finalità di interesse pubblico e di utilità sociale.
 
C’è una dicotomia stridente tra annunciate dimensioni europee e praticate mentalità provinciali, che potrebbero magari essere perdonate a chi rotola giù dalle valli come chi scrive ma non ai salotti buoni subalpini, e il perseguimento di finalità di interesse pubblico impone una accountability per assicurare maggiori opportunità di accesso in entrata e maggiore equità nella redistribuzione territoriale.
 
Un tema, questo, sul quale la Politica potrebbe dire qualcosa, anziché limitarsi al dibattito su nomine, incarichi e strapuntini.
 
Grazie per l’ospitalità

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