Le offese al Museo della Montagna

Le critiche espresse dal presidente della Compagnia di San Paolo per motivare la mancata erogazione del contributo mi paiono non solo ingiuste, ma una vera e propria caduta di stile. A fronte delle iniziative promosse pur con la scarsità di risorse

Spett.le Redazione,
Ho seguito nei giorni scorsi su Lo Spiffero la polemica circa le affermazioni del Presidente della Compagnia San Paolo, riguardanti la cancellazione del contributo per il 2016 alle attività del Museo Nazionale della Montagna Duca Degli Abruzzi di Torino, giustificata, a mio parere in modo brusco e quasi offensivo, dal Presidente della Compagnia, secondo quanto riportato dal giornale, perché il Museo pur avendo “grandi potenzialità” (sic!) non fa abbastanza cultura della montagna.
 
Chi scrive è un vecchio alpinista appassionato della montagna e della cultura che da essa promana: cultura del territorio, cultura delle attività in essa originate e svolte, cultura della storia umana sociale e sportiva, ecc. Tutti aspetti che il Museo, pur con le scarse risorse in cui si dibatte (e questo sì che dovrebbe essere veramente  un argomento di seria riflessione da parte delle istituzioni pubbliche e private) ha sempre perseguito e persegue allargando il campo dalle attività puramente alpinistiche a quelle del costume della letteratura, del cinema e di tutte quelle iniziative (come l’edizione dei cataloghi delle mostre tra cui il volume sul centenario del Club Alpino Italiano) che il mondo alpino non solo nazionale presenta ad uno sguardo attuale sia ai vecchi appassionati come il sottoscritto sia al mondo giovanile che si avvicina alla montagna e alla sua cultura nei vari aspetti. Le iniziative del Museo, curate dalla sua direzione e dal personale addetto, sono un punto di riferimento fondamentale per il mondo della montagna.
 
Non vi sarebbe altro da aggiungere se non il niente affatto sottinteso confronto con il Museo della Montagna che la Compagnia San Paolo fa e le altre iniziative benemerite legate al mondo della montagna, da essa sostenute e che non depone a favore di una chiara visione delle varie offerte culturali di prestigio riguardanti la storia e la cultura della montagna che Torino offre. Le Istituzioni pubbliche e private sono certamente libere di fare le scelte che, a loro giudizio, ritengono più opportune ma nel caso del Museo della Montagna liquidare il mancato contributo per l’anno in corso con la giustificazione che lo stesso dovrebbe “fare più cultura della montagna” mi pare, oltre a una mancanza di stile, profondamente ingiusta.

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