Di Maio e Salvini ballano sul Titanic

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Def. Nell’anno in corso prevede un aumento del Pil dello 0,2% e un debito pubblico al 132,7%, ma il governo fa finta che la situazione non sia poi così grave.

Del resto non era stato il premier a prevedere che sarebbe stato un 2019 bellissimo? E non erano stati i suoi due vice a polemizzare con chi sosteneva che le previsioni di crescita del governo, all’1% contenute nella Legge di Bilancio, erano troppo ottimistiche?

Oggi l’ammissione di aver preso lucciole per lanterne viene dallo stesso governo che è costretto a fissare l’asticella della crescita allo 0,2%. Anch’essa  ottimistica perché il decreto sblocca cantieri, che dovrebbe incidere per uno 0,1%, non si sa che fine abbia fatto. Quindi avevano torto Conte, Salvini e Di Maio mentre avevano ragione tutti coloro ( Commissione europea, Ufficio Parlamentare del Bilancio, Bankitalia e altri) che dichiaravano il contrario che per giorni vennero accusati di mendacio. E non si dica  che quando venne discussa e approvata la legge di Stabilità, nessuno poteva prevedere un rallentamento della economia  perché non è vero. Gli elementi per capirlo c’erano tutti.

La crescita non sarà quella prevista e questo non potrà che aggravare le condizioni della finanza pubblica. Nell’immediato comporterà il blocco di 2 miliardi di spesa dei ministeri  come concordato con l’Ue; 300 milioni dei quali riguarderanno il trasporto locale.

E tuttavia la discussione che in queste ore divide il governo è quella sulla flat tax che nel Def viene confermata anche se in una versione diversa da quella originaria e che nessuno sa come sarà  finanziata perché i soldi non ci sono e finanziarla in deficit è  impensabile. Un  quadro come quello che emerge dal Def richiederebbe prudenza e un ripensamento della intera politica economica ( comprese le misure varate nei mesi scorsi che non reggeranno alla prova dei conti) per far ripartire gli investimenti.

Ma, si sa, ci sono le elezioni europee e allora bisogna promettere o varare misure che possano favorire il consenso. Avvenne così anche con gli 80 euro, una misura dal sicuro impatto elettorale ma dal modesto impatto economico. Il nostro sistema fiscale è ingiusto, andrebbe ripensato radicalmente per renderlo più equo e per ridurre l'area della evasione e della elusione. Con la flat tax diventerà ancora più iniquo senza produrre gli effetti desiderati.

Questi continuano a ballare sulla tolda del Titanic. Il fatto è  che il conto lo pagheranno gli italiani.

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